Domenica 2 Giugno 2024

20.04.04 Diffusione virus da Ischgl (infografica Die Welt)Il Tirolo continua ad essere il Land austriaco più colpito dal Coronavirus, benché con i suoi 755.000 abitanti non sia il più popoloso dell’Austria. Sono più di 2.500 le persone contagiate. Il principale focolaio d’infezione è stato Ischgl, il grande polo sciistico della Paznauntal, dove si è atteso una settimana prima di chiudere baracca, per non guastare gli affari di albergatori e società di impianti di risalita. Un rinvio costato molto caro. Da quella valle il contagio si è esteso a tutto il Land. Ma gli 8.000 ospiti – e gli altrettanti ospiti della non lontana St. Anton, dove pure il Coronavirus si era manifestato – hanno portato con sé il contagio in tutta l’Austria e in giro per l’Europa.

Nel riferirne qualche giorno fa avevamo parlato di centinaia, forse migliaia di persone contagiate. Fin dai primissimi giorni – quando a Ischgl gli impianti di sci erano ancora in funzione e bar e apres-ski erano affollati all’inverosimile fino a notte fonda – le autorità sanitarie di Islanda, Norvegia, Danimarca e di alcuni Länder tedeschi avevano segnalato decine di persone rientrate a casa dalla località turistica tirolese con il virus.

Un’idea della dimensione del contagio ci viene ora prospettata dal numero di adesioni alla class action promossa dal Verbrauchschutzverein, l’Associazione consumatori austriaca. Il suo presidente, Peter Kolba, ha infatti presentato un esposto alla Procura di Stato di Innsbruck, in cui mette sotto accusa il governatore del Land, Günther Platter, alcuni assessori del governo regionale, i sindaci della zona di Ischgl e St. Anton e i responsabili degli impianti di risalita. Avrebbero tardato a disporre o a ordinare la sospensione di ogni attività e la quarantena per tutta l’area, quando ormai doveva essere evidente la minaccia di una contaminazione generale. E, anche quando la quarantena era stata disposta (non dal Land, ma dal governo di Vienna), si era consentito che gli ospiti stranieri fossero espulsi dagli alberghi e costretti a cercare alloggio a Innsbruck o altrove in Tirolo, contribuendo così alla diffusione del virus.

Dieci giorni fa alla class action avevano aderito 400 persone contagiate a Ischgl. Ora il loro numero è salito a 3.300. Nel sito web del Verbrauchschutzverein vengono indicati gli obiettivi e le condizioni dell’azione legale. Vi si può leggere: “Se nel periodo successivo al 5 marzo (è il giorno in cui l’Islanda lancia il primo allarme, perché alcuni suoi cittadini sono ritornati da Ischgl con il contagio, e ne dà informazione all’Austria, nda) lei ha soggiornato nei comprensori sciistici di Ischgl, Paznauntal, St. Anton am Arlberg, Sölden o Zillertal e poco dopo ha dovuto constatare di essere stato contagiato dal Coronavirus, allora ha diritto di chiedere un risarcimento danni alle autorità del Tirolo e anche alla Repubblica austriaca”.

Per aderire alla class action si deve compilare online un questionario nel quale si chiede la località e l’hotel o pensione in cui è avvenuto il soggiorno, le date di arrivo e partenza, gli après-ski frequentati, il mezzo di trasporto usato (auto, aereo, treno ecc.). Si chiede inoltre se, dopo aver lasciato la località sciistica, si siano trascorse altre notti altrove in Tirolo. L’adesione alla class action – assicura il Verbrauchschutzverein – è gratuita.

Fino a questo momento non risulta che la Procura di Stato abbia aperto un fascicolo. Il portavoce Hansjörg Mayr ha dichiarato all’agenzia di stampa Apa: “Attualmente non stiamo conducendo alcuna indagine basata su concreti sospetti nei confronti di determinate persone. Ma la polizia è stata incaricata di stilare un rapporto su chi, quando e quali informazioni aveva a disposizione (il riferimento è alle autorità sanitarie e amministrative che sarebbero dovute intervenire dopo il manifestarsi del contagio, nda) e come vi aveva reagito”.

Quale propagazione abbia avuto il virus dalla Paznauntal lo ha rilevato il quotidiano tedesco “Die Welt”, che ha analizzato in forma automatizzata e anonima i dati di geolocalizzazione di centinaia di telefoni cellulari, nell’arco di tempo tra il 1. gennaio e il 13 marzo (giorno in cui il governo austriaco aveva dichiarato “zona rossa” l’area di Ischgl-St. Anton). In questo modo è stato possibile verificare dove si sono recati i proprietari dei telefonini dopo il loro soggiorno nel polo sciistico contagiato.

Gli ospiti tedeschi sono stati ritrovati soprattutto a Berlino, Amburgo, Colonia, Francoforte e Monaco. Quelli spagnoli hanno raggiunto soprattutto il nord del loro Paese e la costa mediterranea. Gli sciatori britannici hanno raggiunto Londra, Birmingham e Manchester. In Scandinavia le mete principali sono state Oslo e le regioni di Helsinki e Örebro. La maggiore densità di contatti, tuttavia, è stata rilevata in Svizzera, nella regione di Strasburgo e naturalmente in tutta l’Austria.

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CORONAVIRUS CON IL SENNO DI PRIMA

Il 4 febbraio – oggi, due mesi fa – in Austria non si ha ancora la percezione della minaccia rappresentata dal Coronavirus. Si considerano esagerate le misure prese dal governo cinese e si ritiene che l’allarme che si sta diffondendo nel mondo sia determinato più che altro dal timore ancestrale nei confronti delle pestilenze e di altre epidemie dovute a nemici invisibili come i virus. Ma – spiega la “Kleine Zeitung”, in un articolo di fondo – tutto questo non può causare un panico irrazionale”.

Nell’articolo si descrive lo stato di emergenza a livello globale, con cancellazione di voli e viaggi, crollo dei mercati azionari, mascherine andate a ruba. “Un virus tiene il mondo con il fiato sospeso”, scrive il fondista e poi si chiede se “la generale eccitazione a causa del Coronavirus non sia forse troppo gonfiata”.

“Naturalmente – ammette subito dopo – ogni decesso è un decesso di troppo. Ma, a fronte del numero dei casi, non abbiamo forse perso la dimensione dell’effettiva minaccia?” L’articolo prosegue mettendo a confronto – come abbiamo letto anche su molti giornali italiani – il numero di vittime di Coronavirus con quello di chi muore in incidenti stradali o nel letto di casa per influenza.

Quanto siano ragionevoli le osservazioni del giornalista trovano conferma in un articolo di poche pagine dopo dal titolo “Crescono i casi di influenza”. Nel sommario si legge: “Il Coronavirus va preso seriamente, ma l’influenza causa ogni anno in Austria circa mille morti”. Altro che il Coronavirus!

NELLA GRAFICA pubblicata nel quotidiano “Die Welt” si può avere un’idea degli spostamenti nel centro e nord Europa degli sciatori, dopo aver lasciato Ischgl.

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