Sabato 18 Maggio 2024

16.07.22 Vienna, Sebastian Kurz, Erdogan 4L’Austria ha scelto la linea dura nei confronti della Turchia, dopo il fallito colpo di Stato e la repressione che ne sta seguendo. Il governo di Vienna è fortemente critico nei confronti dei recenti provvedimenti assunti da Ankara, che violano i diritti fondamentali dell’uomo, ma è soprattutto irritato per il tentativo di “esportare” anche in Austria il movimento a sostegno del presidente Erdogan.

Sorprende che la reazione più severa non sia venuta dal cancelliere, ma da Sebastian Kurz, il più giovane ministro degli Esteri d’Europa (non ha ancora compiuto 30 anni), che ha convocato l’ambasciatore turco a Vienna, Hasan Gögüs, per protestare contro gli arresti indiscriminati e l’epurazione in atto in Turchia.

Kurz, che subito dopo il colloquio con l’ambasciatore è volato a Washington, per partecipare a un vertice dei ministri degli Esteri della coalizione anti Is, è convinto che dietro le due manifestazioni svoltesi a Vienna durante e dopo il tentato golpe vi sia la mano di Erdogan. Nella notte del putsch circa 4.000 turchi residenti a Vienna si erano radunati davanti all’ambasciata della Turchia, in Prinz Eugen Strasse, sventolando bandiere nazionali e lanciando slogan a sostegno di Erdogan. Il giorno successivo alcune migliaia di turchi avevano marciato lungo la Mariahilferstrasse, fino al Ring, al Parlamento e alla Heldenplatz.

Il ministro è apparso fortemente infastidito dai due episodi, che considera un abuso dell’ospitalità offerta dall’Austria a migliaia di cittadini turchi. “Chi si vuole impegnare nella politica interna turca – ha dichiarato, mentre era già in volo verso Washington – è libero di farlo, ma deve lasciare il nostro Paese”.

Un convincimento non nuovo in Kurz. Due anni fa, in occasione delle elezioni politiche turche, Erdogan era venuto in Austria, senza esservi invitato dal governo austriaco e senza alcun preavviso, per partecipare a manifestazioni elettorali organizzate da associazioni fiancheggiatrici del suo partito nella comunità turca presente in Austria (circa 300.000 persone, di cui 116.000 con cittadinanza austriaca). Anche allora era stato il ventisettenne Kurz, nel silenzio assoluto del cancelliere e degli altri colleghi di governo, a voler incontrare personalmente Erdogan in un albergo cittadino, per rimproverargli di aver voluto far campagna elettorale abusivamente in casa d’altri.

L’incidente sembrava chiuso lì, ma ecco che due anni dopo si ripresenta in altre forme, che Sebastian Kurz non intende tollerare: “Da chi ha scelto di vivere in Austria ci si attende lealtà”, ha dichiarato il ministro, sottintendendo che, per chi non intenda farlo, la porta d’uscita è aperta.

 

NELLA FOTO, l’incontro del ministro Sebastian Kurz con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, avvenuto in un hotel di Vienna due anni fa.

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