Venerdì 24 Maggio 2024

16.07.24 Manifestazione di turchi contro ErdoganI turchi che vivono in Austria sono in maggioranza simpatizzanti di Erdogan e del suo partito islamico-conservatore Akp. Nelle elezioni politiche del 2014 il 69% dei turchi “austriaci” votarono per questa lista, molti di più di quelli che lo fecero in Turchia, dove l’Akp vinse le elezioni con il 49,5%. Si capisce, dunque, come l’Unione dei democratici turchi d’Europa – presente in molti Paesi ad alta immigrazione turca, vicina a Erdogan e probabilmente finanziata dal suo partito – abbia molte adesioni in Austria.

Nella notte del fallito colpo militare era riuscita a radunare in poche ore 4.000 persone davanti all’ambasciata turca di Vienna. E il giorno dopo alcune migliaia di turchi austriaci avevano percorso le vie della capitale, dalla Mariahilferstrasse alla Heldenplatz, sventolando bandiere del loro Paese. Queste manifestazioni, che fanno seguito ad altre ingerenze della Turchia nella vita pubblica austriaca, hanno indotto il ministro degli esteri Sebastian Kurz a convocare l’ambasciatore di Ankara, per chiedere chiarimenti sulle intenzioni del suo governo, ma sostanzialmente per protestare contro quelle che lui considerava indebite intrusioni. Ne abbiamo riferito ieri.

I turchi pro Erdogan, con le loro associazioni, sono maggioritari, ma non rappresentano l’intera popolazione turca presente in Austria. La Comunità culturale turca (Türkische Kulturgemeinde), per esempio, ha preso le distanze dalle iniziative dell’Unione dei democratici turchi. Spesso alle organizzazioni degli immigrati si chiede di esprimersi sul loro ruolo, sull’atteggiamento dei loro rappresentati nei confronti dello Stato che li ha accolti, sulla disponibilità all’integrazione (diversa dall’assimilazione). Ebbene, la Comunità culturale turca questa volta lo ha fatto con una chiarezza che non lascia spazio a equivoci o fraintendimenti.

Abbiamo tradotto il loro documento, che porta la data del 18 luglio. È stato scritto e pubblicato immediatamente dopo le due manifestazioni di Vienna pro Erdogan. Ecco il testo.

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“Da Vienna noi condanniamo severamente qualsiasi intervento militare nella politica interna della Turchia. Ciononostante la Comunità culturale turca (Tkg) esorta a por fine all’importazione in Austria della politica turca, che con lo sventolio di bandiere turche non fa che accrescere i pregiudizi nei confronti delle persone giunte in Austria dalla Turchia e a rendere più difficile la convivenza. Noi ci attendiamo dal governo turco che si preoccupi affinché in Turchia vengano mantenuti gli standard di una politica democratica, di uno Stato di diritto e soprattutto di uno Stato secolarizzato”.

“La Comunità culturale turca sollecita tutti i dimostranti a non portare nelle strade austriache le bandiere turche, come è accaduto recentemente in diverse manifestazioni, in occasione del putsch del 15 e 16 luglio (e anche prima). Non possiamo, come austriaci di origine turca o come cittadini turchi, organizzare manifestazioni che producono indignazione, paura e antipatia. Questo danneggia la reputazione dei turchi e della Turchia in Austria! Non giova a nessuno! È come darsi un calcio nelle ginocchia! Gli austro-turchi risentiranno dei pregiudizi e delle ostilità nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, sul posto di lavoro, negli uffici pubblici e nelle scuole. La reputazione è nuovamente colpita! Molto triste…”.

“In Austria il diritto di manifestare è sacro per uno Stato di diritto e per i suoi cittadini, a ragione della loro storia. Tali manifestazioni in Austria sono più dannose che utili. Danneggiano l’integrazione pacifica di uomini provenienti dalla Turchia. O, formulando la domanda in altro modo: quanto è integrato bene un turco, se sulla Heldenplatz di Vienna, ricoperto della bandiera turca, lancia urla di guerra turche? “Dillo e noi uccideremo, dillo e noi moriremo!” (il documento riporta frasi pronunciate nel corso delle manifestazioni del 15 e del 16 luglio, nda)”.

“La bandiera turca ha un significato importante per tutti gli uomini che vengono dalla Turchia e ha per molti anche un significato storico-culturale, che lo si voglia o no. La bandiera turca non è a disposizione per gli scopi di un determinato partito o di un’associazione. È un simbolo nazionale e non se ne deve abusare. La politica di un altro Paese o di un qualsiasi partito straniero, non importa quale, non deve essere importata sulle strade austriache con le bandiere”.

“Che in Austria vi sia libertà di manifestare lo troviamo fantastico. Ma non si dovrebbe più abusare di questo diritto agitando bandiere turche e non si dovrebbe prendere in ostaggio il popolo austriaco con il pretesto dell’”uso del diritto di manifestare”, quando alla fine – lo ripetiamo – tutte le persone di origini turche ne ricaveranno un enorme danno sul mercato del lavoro, nei rapporti con le autorità e anche nella loro vita privata”.

“I turchi attorno al monumento del principe Eugenio (si trova al centro della Heldenplatz, nda), sullo sfondo il balcone da cui Adolf Hitler annunciò l’Anschluss al Reich tedesco. Che cosa devono pensare di ciò gli spettatori austriaci? Per giunta slogan che giurano un’assoluta adesione a un altro Paese, a un altro governo. Tutto questo crea insicurezza – lo ripetiamo – produce soltanto rabbia, ansia e antipatia, lascia gli austriaci, ma anche i turchi che la pensano diversamente, con molti punti di domanda”.

“I vari eventi nazionali in Turchia, come per esempio le elezioni parlamentari, quelle presidenziali, ma in particolare il recente tentativo di colpo di stato militare hanno causato tramite alcune associazioni in Austria, come anche i loro manifestanti organizzati, una situazione che inquieta e produce paura”.

“Le persone provenienti dalla Turchia sono quasi 300.000. Questi turchi presenti in Austria vengono presi in ostaggio con tali manifestazioni spettacolari e di grande effetto mediatico. Essi vengono riconsegnati ancora una volta ai vecchi pregiudizi, e per colpa dei loro connazionali! Come se tutti i turchi avessero dato il loro benestare a queste manifestazioni, ciò che non è affatto il caso. La maggior parte di essi, infatti, sono rimasti a casa. La maggior parte di essi non hanno nulla a che fare e non vogliono averci nulla a che fare”.

“Ma di nuovo alle immagini nei media. Ciò che resta è la foto di una fiumana di turchi verso la Heldenplatz di Vienna, che urlano slogan folli. La Comunità culturale turca chiede pertanto: per favore, nessuna bandiera turca, nessun grido di battaglia turco in Austria. Dalla stampa austriaca ci attendiamo, in tutta amicizia, che non si mettano tutti gli austro-turchi in un calderone. In poche parole, nessuna generalizzazione. Noi ci attendiamo che nelle cronache giornalistiche non si applichi a tutti i turchi la stessa maschera”.

“Ogni bandiera nazionale nel mondo va rispettata. Ma noi sappiamo che sotto le bandiere c’è patriottismo, c’è nazionalismo e c’è molta ingiustizia nei confronti di uomini che nel Paese la pensano diversamente. L’Austria è l’ultimo Paese al mondo dove si deve andare per le strade con un mare di bandiere”.

“E gli austriaci che ne pensano? Risvegliano associazioni con l’occupazione militare, l’Anschluss al Terzo Reich, l’assedio di Vienna da parte delle truppe ottomane. Anche se molti dimostranti non ne sono consapevoli e non ne hanno la minima idea. Su questo punto il cittadino austriaco è molto sensibile. La libertà del suo Paese è per lui molto importante. Ad essa non si addicono le parate e i cortei con bandiere straniere, men che meno sulla Heldenplatz. Lo impone la maturità politica di una organizzazione e il rispetto nei confronti dell’Austria, della sua mentalità e della sua storia”.

“Si dovrebbe anche sapere che l’austriaco è piuttosto cauto e riservato con il suo patriottismo. Troppo effimere furono le bandiere, i simboli, gli slogan e gli inni nel passato, quando furono adattate a manifestazioni di totalitarismo. Su questo punto gli austriaci sono diventati cauti, come chi ne è rimasto già scottato una volta. Ma questa precauzione la rivendicano anche dagli altri e trovano addirittura sciocco attrupparsi piagnucolando, scandendo slogan e sventolando a ogni occasione la bandiera nazionale”.

“È importante ricordare che molte associazioni e organizzazioni turche non appoggiano manifestazioni con bandiere della Turchia, perché hanno la sensazione che le bandiere turche qui vengano usate abusivamente per un partito politico e per politici della Turchia. Non importa quale sia questo partito”.

“Uomini che la pensano diversamente dovrebbero assolutamente essere rispettati. Non si può qui chiedere democrazia e dall’altra parte agire in modo antidemocratico in patria o all’estero o sostenere quelli che democratici non sono e poi attenderci dagli austriaci comprensione e simpatia. Noi ci attendiamo che il governo turco si preoccupi affinché siano preservati gli standard di democrazia politica e di uno Stato di diritto e soprattutto di uno Stato secolarizzato”.

“I turchi in Austria vivono in un Paese neutrale, hanno qui la loro istruzione, hanno qui il loro lavoro, molte famiglie hanno qui persino le loro tombe. Noi non vogliamo essere governati dalla Turchia! Noi non vogliamo essere esposti in permanenza ai pregiudizi! Noi vogliamo che i nostri connazionali si comportino qui, come ci si deve comportare in Austria. Noi vogliamo vivere in pace in Austria”.

“Molti uomini di origine turca hanno paura, perché si sentono minacciati, poiché pensano in modo diverso dai dimostranti o dalle associazione loro vicine e dai loro capi. La politicizzazione dei turchi austriaci attraverso partiti, associazioni e organizzazioni straniere determina una spaccatura all’interno della comunità. Noi non vogliamo alcun conflitto di importazione dalla Turchia, non importa da quale parte. Noi non siamo in guerra! Noi vogliamo vivere in pace in Austria!”.

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