Sabato 18 Maggio 2024

19.01.24 Vienna, MAK, Museo di arte applicata - CopiaL’inverno viennese offre molte opportunità a chi è appassionato d’arte. Si è appena chiusa la grande mostra dedicata a Pieter Bruegel il Vecchio, nel 450.mo anniversario della morte, al Kunsthistorisches Museum. Ma nello stesso museo abbiamo ancora l’opportunità di visitare un’altra esposizione di grande interesse, che resterà aperta fino al 28 aprile. È un’esposizione “sui generis”, come avremo modo di spiegare.

Wes Anderson – regista di pellicole di culto come “The Grand Budapest Hotel”, “The Darjeeling Limited”, “The Royal Tenenbaums” – ama girare l’Europa in treno e ha una predilezione per le cose antiche. Perciò ha accolto con piacere l’invito del Kunsthistorisches Museum a rovistare, assieme alla sua compagna, la costumista e autrice Juman Malouf, tra le collezioni del museo. Per due anni la coppia ha scelto tra più di quattro milioni di dipinti, oggetti d’arte e opere ammassati nei depositi, selezionando i loro preferiti.

Il risultato è la mostra “Spitzmaus mummy in a coffin and other treasures”, che presenta oltre 400 oggetti eccezionali, molti dei quali mostrati al pubblico per la prima volta. Tra questi – oltre alla bara del topo che dà il titolo alla mostra – vi sono antichità egizie, greche e romane, dipinti degli “antichi maestri”, una selezione di oggetti della Camera dell’arte e del tesoro, del Museo austriaco del Teatro e del Castello di Ambras presso Innsbruck. L’accostamento e l’allestimento di questi elementi così eterogenei tra loro permette di intuire l’incredibile ricchezza delle collezioni del Kunsthistorisches Museum e la storia che c’è dietro (www.khm.at).

Dal museo sul Ring al Leopold Museum, che dista solo pochi passi e che offre una mostra celebrativa del centenario di Egon Schiele. Dipinti, opere su carta e numerose carte d’archivio mostrano i temi principali della produzione artistica di Egon Schiele: la sua rottura con la tradizione, il suo scoprirsi espressionista, la violazione dei tabù, la spiritualità e la trasformazione e gli speciali autoritratti. I dipinti a olio e i disegni risalgono principalmente agli anni espressionisti (1910-1914). Per motivi di restauro, le opere su carta non vengono esposte tutte contemporaneamente, ma in tre “serie”. Importanti prestiti completano la collezione. La mostra sarà aperta fino al 10 marzo (www.leopoldmuseum.org).

Il Mak – Museo di arte applicata e contemporanea (la sigla Mak sta infatti per “Museum für angewandte Kunst”) – possiede l’archivio della Wiener Werkstätte fondata nel 1903 da Koloman Moser (1868–1918), Josef Hoffmann e Fritz Waerndorfer. L’obiettivo dichiarato di questa famosa comunità di imprese artigiane era portare l’arte in ogni sfera della vita umana. Moser, che lavorò per la Wiener Werkstätte fino al 1907 come pittore, grafico e artigiano, fu anche insegnante dal 1899 al 1918 alla Scuola di arti e mestieri di Vienna (Wiener Kunstgewerbeschule). A lui è dedicata una mostra che presenta la sua opera completa. Si intitola “Koloman Moser. L’artista universale fra Gustav Klimt e Josef Hoffmann”, e sarà visitabile fino al 22 aprile.

Restiamo ancora al Mak, per annunciare la mostra di Stefan Sagmeister e Jessica Walsh intitolata “Beauty”, “Bellezza”, visitabile fino al 31 marzo. Per quasi tutto il XX e XXI secolo nei dibattiti relativi al design, la bellezza è stata messa molto in discussione. A questa “antipatia” si oppongono gli artisti grafici Stefan Sagmeister e Jessica Walsh con argomenti eclatanti e originali, facendo percepire la bellezza come un aspetto funzionale essenziale di un design gradevole. Vanno in scena nella sala del colonnato del Mak, nel laboratorio di design, nella galleria, nella sala delle opere su carta e nella collezione permanente di arte contemporanea le installazioni create da Sagmeister e Walsh,  tutte da vedere, odorare e toccare.

Supportati dalle loro conoscenze nel campo della psicologia estetica, Sagmeister e Walsh producono le prove che i lavori realizzati secondo i canoni estetici del bello stimolano la percezione umana e in tal modo funzionano meglio. Articolata nelle sei aree tematiche espositive “Cos’è la bellezza?”, “La storia della bellezza”, “Nell’occhio dell’osservatore”, “Vivere la bellezza”, “Bellezza che trasforma” e “L’archivio della bellezza”, la mostra presenta circa 70 gruppi di oggetti.

Il cuore dell’esposizione è costituito dalla “Sensory Room” realizzata assieme a Swarovski, un White Cube allestito in modo multisensoriale. L’involucro esterno di questa installazione è stato creato in stretta collaborazione con il team creativo di Swarovski nel laboratorio di design del Mak: migliaia di cristalli Swarovski scintillano in un’installazione ornamentale progettata da Sagmeister e Walsh e creano un’atmosfera magica che soffonde tutto lo spazio. All’interno i visitatori – avvolti dalla nebbia – osservano i colori del tramonto che mutano continuamente. Il profumo di agrumi, percepito come “bello”, e un tappeto sonoro realizzato con i canti della rana palustre della Malesia consentono di vivere un’esperienza di bellezza senza pari. E la cortina di nebbia “Fog Screen” nell’ingresso principale del Mak, sullo Stubenring, accoglie il pubblico con spettacolari proiezioni e, appena varcata la soglia del museo, subito ci interroga su cosa sia realmente la bellezza (www.mak.at).

[Contributo di Wien Tourismus]

 

NELLA FOTO, il palazzo sullo Stubenring di Vienna, che ospita il Mak, Museo di arte applicata.

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