Mercoledì 4 Dicembre 2024

Stubai_Glacier_02Il colpo d’occhio toglie il fiato: a ovest le Alpi tirolesi della Ötztal e di Sölden, a sud i profili del Sassolungo, del Catinaccio e delle Dolomiti occidentali. Basterebbe questo squarcio di mondo alpino, che ora scintilla sotto il candore della neve, per giustificare un viaggio fin qui, fino ai tremila metri e oltre del ghiacciaio dello Stubai. Quando però ad accorrere non sono due o tre appassionati di montagna, ma alcune migliaia di persone (oltre seimila domenica scorsa), la ragione è un’altra: è che le piste sul ghiacciaio delle Stubaier Alpen, subito al di là del Brennero, rappresentano uno dei quattro o cinque comprensori dove attualmente si può già sciare, in una stagione che all’inizio aveva promesso tanto e che ora invece, con il termometro sopra i 10 gradi anche di notte, ha sciolto ovunque la neve e diffuso il panico tra gli operatori turistici.

Stubaiergletscher o “ghiacciaio dello Stubai”, per chi non vuole a nessun costo rassegnarsi a lasciare gli sci in soffitta. Non è proprio dietro l’angolo. Bisogna attraversare il Brennero, scendere per 30 chilometri verso Innsbruck e poi infilare una valle a sinistra. Dal Friuli Venezia Giulia ci vogliono circa 5 ore d’auto per arrivarci, scavalcando Alpi Carniche e Lienzer Dolomiten; dal Veneto e dalla Lombardia un paio d’ore di meno (i chilometri sono gli stessi, ma si viaggia più veloci in autostrada). La fatica del viaggio, però, vale la candela, anche a prescindere dalle attuali condizioni meteo che non consentono di sciare altrove. Vale la candela perché l’alta valle dello Stubai offre un paesaggio di sconvolgente bellezza.

Stubai_PowderQuello dello Stubai – assicurano i depliant turistici – è il più vasto comprensorio sciistico su ghiacciaio dell’Austria, con garanzia di neve da ottobre a giugno, suddiviso in tre aree con oltre 140 chilometri di piste. Qui si incomincia a salire con gli impianti da una quota dove altrove si è già in vetta. E questo spiega perché la stagione duri così a lungo e perché la neve sia abbondante e in condizioni accettabili anche quando altrove si scioglie.

All’inizio nessuno ci credeva. Nessuno ci credeva che si potesse portare la gente fin quassù. Perché la Stubaital, la valle dello Stubai, è aperta o, come si usa dire, amena nel suo tratto inferiore. Ed è lì che sorgono i villaggi più grandi, come Schönberg, Mieders, Telfes, Fulpmes e Neustift. Poi diventa angusta e ostile. Lì la strada terminava fino al 1972. Una valle chiusa, insomma, contro una barriera di montagne al di là delle quali c’è l’Italia o, per meglio dire, il Sud Tirolo.

Ma proprio nel 1972 arriva un uomo testardo e coraggioso. Si chiama Heinrich Klier. Non è un montanaro, ma uno scrittore di romanzi e un giornalista della Süddeutsche Zeitung di Monaco. Aveva intravisto le Stubaier Alpen da lontano e aveva subito capito che quelle sarebbero potute diventare un paradiso degli sciatori. Detto fatto, cerca finanziatori in Austria e in Baviera, chiede soldi alle banche, rischia di suo facendo ipotecare anche la propria casa, ma alla fine riesce a far costruire la strada che penetra nell’ultimo budello della valle, fino a Mutterberg, dove oggi sorgono le stazioni inferiori delle due telecabine di arroccamento. Nascono il primo impianto di risalita fino a quota 2600 e la seggiovia del Daunferner, 500 metri più in alto, che sale fino a oltre 3000 metri. Tra i due impianti non c’è collegamento a fune; gli sciatori devono essere trasportati con i gatti della neve. Ma l’idea è vincente, perché a 3000 metri sul ghiacciaio l’innevamento è garantito per oltre sei mesi all’anno.

Stubai_Valley_02Attorno ai quei due impianti nascono, una dopo l’altra, seggiovie e sciovie. Oggi ce ne sono 24 e Heinrich Klier, ormai ultraottantenne, non deve più temere per l’ipoteca sulla casa. Con oltre un milione di persone trasportate all’anno, la seggiovia del Daunferner ha il record di utenti in Austria, ma anche sugli altri impianti non si scherza. Complessivamente nel comprensorio sono stati investiti 130 milioni di euro.

I dati sulle presenze turistiche in valle, del resto, parlano chiaro. “Nel 2008 – riferisce Gebhard Schoepf, dell’Associazione turistica Stubai – abbiano avuto 1.800.000 pernottamenti, il 70% dei quali nella stagione invernale”, che peraltro qui significa da ottobre a giugno. Gli italiani sono soltanto il 4% (80.000 pernottamenti), ma anche se così pochi sono la seconda presenza straniera più importante dopo quella tedesca (60%). Poi vengono nell’ordine polacchi, olandesi e altre nazionalità.

Quanto sia importante il turismo nell’economia della valle lo spiega lo stesso Schoepf: “Il 15% del Pil locale è prodotto dalle imprese direttamente legate al turismo, a cominciare dalla Winter Sport Tirol Ag, la società proprietaria degli impianti sul ghiacciaio. Ma, se consideriamo anche l’indotto, cioè anche quelle attività commerciali e artigianali che sicuramente non avrebbero mercato senza il turismo, si arriva al 30%”. La gente di qui dovrebbe costruire un monumento al Doktor Klier. Ed è da crederci che glielo costruirà quando verrà il suo giorno.

Stubai_Valley_03Al successo turistico hanno contribuito però gli stessi valligiani, con una sana politica dei prezzi che non considera l’ospite un pollo da spennare. Due esempi soltanto: un pacchetto di 7 pernottamenti con mezza pensione e skipass in albergo a 4 stelle costa da 695 euro in su a persona dal 5 dicembre; una famiglia tipo (due adulti e due figli sotto i 10 anni) possono cavarsela tutti insieme con 1.430 euro alle stesse condizioni e in aggiunta la scuola sci per i bambini. Altre informazioni su offerte e prezzi si trovano sul sito www.stubai.at in lingua italiana.

Ma c’è un fattore in più che ha favorito lo sviluppo turistico e che non ha prezzo: l’ospitalità della popolazione, pronta ad accogliere chiunque senza pregiudizi. Basti dire che nella Stubaital vive una comunità islamica di 1.500 persone (su 14.000 abitanti) e che gli amministratori locali non hanno sollevato obiezioni alla loro richiesta di poter costruire una moschea, l’unica in tutto il Tirolo. Se pensiamo che la Carinzia ha approvato una legge che vieta le moschee sul suo territorio, benché nessuno le abbia ancora richieste e gli islamici si contino sulle dita di una mano, la differenza si vede.

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