Domenica 2 Giugno 2024

14.07.20 steuer_MH_726Da mesi in Austria è in corso un dibattito sulla riforma fiscale. I due partiti al governo – quello socialdemocratico (Spö) e quello popolare (Övp) – concordano sulla necessità di abbassare le tasse. Questo è l’unico punto condiviso. Su tutto il resto Spö ed Övp si trovano su posizioni antitetiche. I primi vorrebbero una imposta patrimoniale (l’hanno chiamata “imposta sui milionari”), i secondi un taglio alla spesa pubblica. Per questo la riforma non soltanto non arriverà mai in porto, ma non riuscirà neppure a prendere il largo, a causa dei veti contrapposti.

Nel frattempo, però, il dibattito ci offre l’opportunità di conoscere meglio il carico fiscale in Austria, che, a differenza di quel che si crede, ha poco da invidiare a quello italiano. Le varie imposte dirette e indirette, sul lavoro e sui capitali, le tasse e i contributi vari gravano sui contribuenti austriaci per un importo pari al 43,1% del Pil. Tra i 28 Paesi dell’Unione Europea l’Austria si colloca al 7.mo posto. Al primo, come è noto, sta la Danimarca, con il 48,1%; all’ultimo, la Lituania, con il 27,2%.

E l’Italia? Noi siamo sesti, un gradino più in alto dell’Austria, con il 44,0% (i dati si riferiscono al 2012). Qualcuno obietterà che un carico fiscale anche elevato è accettabile se ad esso corrispondono servizi adeguati. È vero: non solo la Danimarca, che guida la classifica dei Paesi più tassati, ma anche l’Austria, che pure è un gradino sotto di noi, offrono servizi nel campo della sanità, dell’assistenza, dell’educazione, della cultura che in Italia, soprattutto in alcune regioni italiane, sono difficilmente immaginabili.

Ma non è solo questo il punto. Il dato statistico è falsato per l’Italia dal fatto che un parte dei nostri concittadini evade il fisco. Quel 44,0% è il valore calcolato sull’intera popolazione. Ma se alcuni contribuenti italiani non pagano le tasse, significa che altri devono pagarle anche per loro. Per i contribuenti onesti, allora, il carico fiscale non è più del 44,0%, ma molto superiore.

Interessante anche l’esame dei singoli campi di imposta. Ne prendiamo in considerazione due, che anche in Italia sono oggetto di discussione: le imposte sul lavoro e quelle sugli immobili. Sorprenderà sapere che l’imposizione sul lavoro colloca l’Austria al secondo posto in Europa, con il 24,7% del Pil. Anche noi siamo nel gruppo di testa, ma al settimo posto, con il 22,5%. Del resto, abbiamo già altre volte riferito in questo blog che in Austria l’aliquota iniziale d’imposta per le persone fisiche è del 36% e che del reddito che supera i 50.000 euro la metà se ne va in tasse.

Nel campo degli immobili, invece, la situazione fiscale in Austria è molto più favorevole ai proprietari. Da questa fonte il gettito d’imposta è pari appena allo 0,2% del Pil e colloca l’Austria al 25.mo posto tra i 28 Paesi dell’Ue. Noi siamo terzi, dopo Gran Bretagna e Danimarca, con l’1,6%.

La considerazione generale che se ne ricava è che l’Austria, rispetto all’Italia, tassa più il lavoro che il patrimonio (non soltanto per una irrisoria imposta sugli immobili, ma anche per aver abrogato alcuni anni fa le imposte sulle successioni e sulle donazioni) e continuerà a farlo anche in futuro, almeno finché dura l’attuale coalizione che governa il Paese.

 

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