Sabato 18 Maggio 2024

20.08.30 Mostra Gorizia Massimiliano 4 - CopiaQuando nel 1500 Leonardo di Lurngau, conte di Gorizia, morì senza eredi, le sue terre passarono agli Asburgo, che al tempo già detenevamo la corona del Sacro romano impero. Imperatore era Massimiliano I, l’uomo che, attraverso acquisizioni ottenute con guerre quasi mai fortunate e con matrimoni quasi sempre fortunati, si può considerare il fondatore dell’”impero universale asburgico”, esteso dall’Europa centrale alle coste atlantiche. Tanto che al nipote Carlo, che gli succedette nella carica imperiale, viene attribuita la celebre frase: “Sul mio impero non tramonta mai il sole”. Ne aveva ben donde, considerando le terre dominate nelle Americhe da poco scoperte.

Ma tra le “acquisizioni” avvenute al tempo di Massimiliano, come abbiamo ricordato, figura anche la contea principesca di Gorizia. Una ragione sufficiente per giustificare la mostra che la città ha voluto dedicare al suo primo imperatore, visitabile fino al 10 gennaio nelle sale del castello.

Le cose dette spiegano il perché della mostra, ma non il perché proprio ora. In realtà l’evento era stato concepito nel 500. anniversario della morte di Massimiliano, che è caduto lo scorso anno (l’imperatore morì il 12 gennaio 1519 a Wels, in Alta Austria). Problemi logistici e amministrativi, di cui non siamo bene informati, ne hanno costretto il rinvio.

IMG-20200801-WA0011 - CopiaQuesto scivolamento di un anno, ovviamente, non sminuisce in alcun modo l’interesse per la mostra, che ha il pregio di far luce sulla figura di questo protagonista della storia europea, nel suo ruolo politico e nella sua vita privata, ma soprattutto come colto e intelligente promotore di se stesso.

“Massimiliano – ci spiega Marina Bressan, curatrice della mostra, con Roberta Calvo – fu intraprendente autore delle sue stesse opere celebrative e committente attivo circondato da numerosi artisti, incisori e stampatori. Il suo attaccamento al sapere letterario e artistico era finalizzato alla costruzione della fama eterna”.

La fama eterna, il ricordo in chi verrà dopo. A questo scopo il sovrano commissionò opere senza badare a spese. “Il focus di questa autopromozione – fa rilevare Bressan – era il nesso con l’antichità classica per cui l’imperatore del Sacro romano impero si palesava come legittimo successore dei sovrani antichi. Fondamentale erano anche l’ideologia cavalleresca e le virtù feudali, che aiutavano l’Ultimo Cavaliere, il nuovo San Giorgio quale patrono dei crociati, ad affrontare innumerevoli pericoli, come evidenziato nel motto da lui scelto e tratto da Virgilio Per tot discrimina rerum (Attraverso tanti pericoli)”.

Nei suoi progetti per il ciclo della memoria l’imperatore fu il primo che si affidò al potere delle immagini, quale strumento di propaganda in ambito politico e funzionale. Se fosse vissuto ai tempi nostri, si sarebbe servito di Facebook o Instagram. In mancanza di queste moderne diavolerie, incaricò i maggiori artisti tedeschi del tempo, affinché illustrassero i suoi libri autobiografici, oltre alle due monumentali opere xilografiche, il Triumphzug (Corteo trionfale) e l’Ehrenpforte (Arco trionfale).

Il Triumphzug, in particolare, è un’opera monumentale, composta da 135 xilografie di eccezionale bellezza, che in sequenza superavano i 100 metri di lunghezza. “L’immensa opera xilografica – sottolinea la curatrice – rappresenta non solo lo spirito di governo, ma anche le virtù, le idee, le passioni del sovrano asburgico. L’idea traeva ispirazione dai cortei borgognoni, cui Massimiliano aveva assistito di persona, nonché dai due cicli iconografici italiani che raffiguravano il Trionfo di Cesare, uno direttamente del Mantegna”.

Nella mostra del castello si può ammirare una selezione di 12 fogli del Corteo trionfale, appartenenti all’edizione del 1796, la prima edizione completa su matrici originali, e questa da sola giustificherebbe una visita. Nel complesso sono esposte oltre cento opere originali da fine ‘400 a inizi ‘600; incisioni originali tratte da due delle sue opere autobiografiche (il Weisskunig e il Theuerdank); copie d’epoca che ritraggono le due mogli di Massimiliano – Maria di Borgogna e Bianca Maria Sforza – nonché lo stesso Massimiliano; superbe incisioni acquarellate tratte dal Terzi; carte preziosissime e quasi introvabili in Italia, come il corso del Danubio, la Patria del Friuli di Forlani e opere di Gastaldi; libri pregiatissimi, che hanno segnato l’epoca, come il Liber chronicarum e il Supplementum supplementi chronicarum, nonché incisioni del ‘500.

abito 18 copia - CopiaLa mostra è corredata da una esposizione di abiti d’epoca, realizzati artigianalmente da Roberta Calvo. Molta attenzione è stata dedicata alla scelta delle stoffe, dei velluti provenienti dalla Germania, dei damaschi tessuti appositamente nelle Fiandre, che presentano motivi allora di moda. Con accuratezza si è proceduto alla ricostruzione degli abiti, ispirandosi anche a dipinti dell’epoca, cercando di preservare al massimo la corrispondenza con gli originali del tempo.

In mostra sono esposti gli abiti di Massimiliano con una imponente stola di visione, gli abiti di Maria di Borgogna e di Bianca Maria Sforza in pregiato damasco di seta con il motivo del falcone. Il color cremisino, particolarmente caro a Bianca Maria, la foggia, contaminazione fra la moda milanese e quella d’Oltralpe, il motivo del falcone, di origine altomedioevale si richiamano ad una delle occupazioni predilette da Massimiliano e condivise dalla moglie, la caccia. Per la rarità del tessuto l’abito si addiceva a una regina.

L’abito di Maria di Borgogna è in pregiato damasco di seta tessuto a telaio con filo d’oro. Il motivo “a melograno”, importato dalla Spagna assieme alla seta che veniva tessuta in Fiandra, era particolarmente apprezzato e in voga tra le dame dell’epoca, perché simbolo di prestigio e di ricchezza; quello di Margarete, figlia di Massimiliano, è in broccato di seta a motivo floreale. Infine quello dell’ultima contessa di Gorizia, Paola Gonzaga ricamato con perle.

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Massimiliano I, il fascino del potere”, Castello di Gorizia, fino al 10 gennaio

La mostra è stata promossa dal Comune di Gorizia e affidata al Centro ricerche turismo e cultura, che da anni organizza mostre storiche nel Museo di Santa Chiara. Curatrici Marina Bressan e Roberta Calvo.

Aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (accesso fino a un’ora prima della chiusura). Visite a gruppi di 6 persone ogni 30 minuti. Biglietto d’ingresso 3 euro, ridotto 1,5 euro.

Libro guida curato da Marina Bressan, Edizioni della Laguna, 20 euro.

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