Sabato 18 Maggio 2024

12.07.29 Francobollo 150 anni Alpenverein“Land der Berge”. L’Austria è una “terra di montagne”, lo dice anche l’inno nazionale. Non deve perciò stupire se il suo club alpino – l’Österreichischer Alpenverein (Öav) – è quello che è nato per primo nell’Europa continentale. Sarebbe il più vecchio al mondo, se non fosse stato fondato poco prima l’Alpine club britannico. La nascita dell’Alpenverein risale al 1862, 150 anni fa, un traguardo temporale cui l’associazione ha dedicato molte iniziative, culminate ieri con un programma di ascensioni lungo tutto l’arco alpino austriaco, dal Vorarlberg, ai confini con la Svizzera, fino ad Hainburg, all’estremità orientale, a due passi quasi da Bratislava.

 

Sono state effettuate quasi cento, fra ascensioni e attraversamenti in quota, in modo da percorrere in 69 tappe tutti i nove Länder austriaci, compresi quelli orientali ai limiti della pianura pannonica, dove le montagne hanno più l’aspetto di colline e dove i vigneti spesso prendono il posto delle abetaie. Al Grossglockner, con i suoi 3798 metri la montagna più alta, sono stati riservati gli onori maggiori, con tre cordate che ne hanno raggiunto in contemporanea la vetta. Una cordata, di cui faceva parte anche il presidente nazionale dell’Öav, Christian Wadsack, ha seguito la via dei primi salitori, quelli della spedizione organizzata dal vescovo di Gurk-Klagenfurt nel 1800. Un gruppo di Matrei (Tirolo Orientale), in abiti storici, ha scalato la Stüdlgrat, la cresta che sale da ovest.  Un terzo gruppo ha seguito la variante del Lammergrat. Complessivamente sono stati oltre 2000 gli alpinisti dell’Öav ieri in marcia, che hanno percorso 1250 chilometri, per un dislivello totale di 66.000 metri.

 

Le associazioni alpinistiche del mondo annoverano tra i loro fondatori per lo più studiosi di scienze naturali, botanici, geologi. L’Alpenverein austriaco, il più “anziano”, fu fondato invece da tre studenti: Paul Grohmann, Edmund von Mojsisovics e Guido von Sommaruga. Soprattutto Grohmann è noto anche in Italia, per essere stato il primo salitore di alcune tra le più importanti cime delle Dolomiti, dalla Marmolada all’Antelao, dalle Tofane di Rozes e di Mezzo alla Cima Grande di Lavaredo, dal Sassolungo al Cristallo.  Sua è anche la conquista del Coglians, la montagna più alta del Friuli. Tutti monti che a quel tempo appartenevano all’impero absburgico.

 

I soci nel primo anno erano soltanto 20. Saliranno a 100.000 alla vigilia della prima guerra mondiale. Nel 1873 avviene la fusione con il club alpino tedesco, costituitosi in quegli stessi anni. Riflette quel sentimento già allora molto diffuso in Austria di appartenenza alla “Kulturnation” tedesca. Ma, a differenza della totale assimilazione dell’Austria alla Germania, che avverrà dopo l’Anschluss al Terzo Reich nel 1938, allora viene rispettata la distinzione nazionale e il club alpino austro-tedesco manterrà la doppia denominazione: “D.u.Oe.A.V.”, cioè “Deutscher und Österreichischer Alpenverein”.

 

Nell’arco di tempo che va dal 1873 al 1938 il numero delle sezioni del club “tedesco e austriaco” supera quota 400. L’Anschluss cancella l’Austria dalla carta geografica dell’Europa, facendone un “Gau” periferico del Reich tedesco. E con l’Austria scompare anche il “club alpino austriaco”, assorbito nell’ormai unico “club alpino tedesco”.

 

Ma non si deve attendere l’annessione alla Germania di Hitler per assumere atteggiamenti razzistici e antisemiti. Già nei primi anni del 20. Secolo, quando il nazionalsocialismo non esiste ancora neppure in Germania, alcune sezioni dell’Österreichischer Alpenverein adottano il cosiddetto “Arierparagraph”, che mira all’emarginazione degli ebrei. La sezione di Vienna approva già nel 1905 un nuovo statuto che consente soltanto ai cittadini tedeschi di razza ariana di diventarne soci. Nel 1921 diventa presidente della Sektion Austria il nazionalsocialista ante litteram Eduard Pichl, che introduce l’antisemitismo nell’associazione. Da allora in molti rifugi compare la scritta “Vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”. Nasce così la sezione “Donauland”, che raccoglie gli alpinisti ebrei espulsi dalle altre sezioni, tra gli altri Viktor Frankl, Fred Zinnemann, Joseph Braunstein. Ma nel 1924 la “Donauland” non è più riconosciuta come sezione dell’Alpenverein. In quello stesso anno sono orami 98 (su 110) le sezioni austriache che hanno adottato l’”Arierparagraph”. Gli ebrei non possono essere soci dell’Alpenverein, non possono costituire una loro propria sezione, non possono mettere piede nei rifugi alpini dell’associazione.

 

Uno dei rifugi preclusi agli ebrei si trova al confine con l’Italia, sulla sponda del lago Volaia, ed esiste ancor oggi. Fino a qualche anno fa era intitolato a Eduard Pichl, il fautore dell’”Arierparagraph”. C’è voluto del tempo, ma alle soglie del terzo millennio il “nuovo” Alpenverein austriaco ha finalmente capito che un suo rifugio non poteva portare il nome di un antisemita e lo ha cancellato, sostituendolo con “Wolajersee Hütte”, rifugio del Lago Volaia. Il nome di Pichl è rimasto soltanto sulle carte Tabacco, in attesa di aggiornamento.

 

L’Öav oggi ha la sua sede a Innsbruck e conta 415.000 soci. È per statuto un’associazione apolitica e aconfessionale. Ma, poiché in parallelo opera anche un’altra associazione di ispirazione socialdemocratica, “Naturfreunde” (“amici della natura”), all’Öav aderiscono prevalentemente soci dell’area borghese-cattolica, vicina al Partito popolare.

 

Nella foto, il francobollo emesso dalle Poste austriache per commemorare il 150 anni dell’Österreichischer Alpenverein.

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