Sabato 18 Maggio 2024

Gli austriaci non saranno “un popolo di santi, eroi, navigatori…”, ma sicuramente sono un popolo di Premi Nobel. Anton Zeilinger, che la scorsa settimana ha ricevuto dal re di Svezia il premio per la fisica, è il 20. della serie. O il 32., a seconda di come se ne fa il conto. Comunque tanti, per un Paese così piccolo, se consideriamo per esempio che l’Italia, otto volte più grande, ne ha anch’essa venti.

Perché per l’Austria abbiamo due conteggi differenti? Perché l’Austria ha una storia complicata, che ha assistito a due fenomeni diametralmente opposti. Da un lato è stato un polo di attrazione di cervelli da tutte le province di quello che un tempo era stato il suo impero. Lo sono state soprattutto le Università di Vienna e di Graz. E lo è anche oggi, basti pensare a quanti scienziati italiani vi lavorano nel campo della medicina, della chimica, della fisica. Di alcuni di essi abbiamo riferito anche in questo blog.

Dall’altro lato l’Austria ha assistito a una diaspora di uomini di cultura e di scienza ebrei dopo l’Anschluss nazista, uomini che hanno potuto proseguire i loro studi e il loro lavoro altrove, nei Paesi che avevano offerto loro asilo, soprattutto negli Stati Uniti. Fu una perdita disastrosa – non solo in campo scientifico, ma anche in quello letterario e artistico – che impoverì l’Austria e le cui conseguenze si avvertono ancor oggi. Ecco, dunque, la doppia numerazione, a seconda che si consideri il dato anagrafico della nascita degli insigniti o del luogo in cui hanno condotto le loro ricerche o svolto la loro attività ritenute meritevoli del premio, talvolta lontane dal patrio suol.

Quale che sia il criterio adottato, è curioso notare che in tempi di maschilismo dominante il primo austriaco vincitore di un Premio Nobel, nel 1905, fu in realtà una “vincitrice”: Bertha von Suttner. E già questo personaggio pone il problema dell’appartenenza nazionale. Austriaca o ceca, dato che Bertha era nata a Praga, da una famiglia aristocratica boema dei conti Kinsky von Wchinitz und Tettau? Nata a Praga, ma vissuta poi a Vienna e temporaneamente in altre parti del mondo. Gli austriaci, in ogni caso, la considerano una di loro e le hanno dedicato vie e piazze, un ponte sulla Mur a Graz, numerose scuole. Il suo volto compariva sulla banconota da 1.000 scellini e compare oggi sulla moneta da 2 euro.

Bertha Kinsky, coniugata von Suttner, era stata una strenua sostenitrice del movimento internazionale per la pace, divenendo nota in tutto il mondo con il suo libro “Abbasso la guerra!”, di cui apparvero 37 edizioni, tradotte in 12 lingue. Le venne conferito il Premio Nobel per la pace. Curiosità del destino: Bertha von Suttner, costretta in gioventù a lavorare come domestica, dopo che la madre aveva dilapidato al gioco tutti i beni di famiglia, nel 1876, a 23 anni, era stata mandata a Parigi, per lavorare brevemente come segretaria di Alfred Nobel, chimico e inventore, proprio quel Nobel nel cui nome sarebbe stata premiata una trentina di anni più tardi.

Tre anni dopo a vincere il Nobel è il medico viennese Robert Bárány, specialista in otorinoiatria. L’Austria a quel tempo è in guerra e Bárány si trova al fronte e poi in un campo di prigionia russo. La notizia del Nobel lo raggiunge lì. È tra i pochi fortunati a salvare la pelle e poter così ricevere il premio a guerra finita.

Il Nobel successivo nel 1923 va a Fritz Pregl, per la chimica. Pregl era originario di Lubiana, ma nel 1923 insegnava chimica all’Università di Graz. Avevano studiato all’ateneo di Graz anche i due successivi Nobel austriaci: il chimico Richard Zsigmondy (1925) e lo psichiatra Julius Wagner-Jauregg (1927).

Intanto il nazismo prende piede in Germania. L’Austria fascista aveva messo fuorilegge i nazisti di casa, ma i fermenti antisemiti si avvertivano anche qui e avevano indotto molte famiglie ebree a cercare riparo all’estero. Tra queste, la famiglia del dell’ematologo Karl Landsteiner, scopritore dei gruppi sanguigni, che nel 1930 verrà onorato con il premio svedese, mentre ormai si trova rifugiato negli Usa.

Nel 1936 tocca a Otto Loewi, farmacologo, docente anche lui all’Università di Graz dal 1909. Due anni dopo la Germania nazista annette l’Austria e i nuovi padroni confiscano all’ebreo Loewi il premio ricevuto da Stoccolma. Anche il fisico Wolfgang Ernst Pauli era ebreo o, come amava definirsi ironicamente, “per due terzi ebreo”, con allusione alla tabella con cui i nazisti avevano “scientificamente” classificato il grado di contaminazione della pura razza ariana dagli incroci con quella giudea. Anche Ernst Pauli sceglierà la fuga negli Usa e lì, nel 1945, sarà raggiunto del Nobel per la fisica.

Ma facciamo un passo indietro, perché nel 1933 un altro austriaco riceve il Nobel. È il padre della fisica quantistica Erwin Schrödinger. Non è ebreo, ma i nazisti lo considerano politicamente inaffidabile e gli tolgono la cattedra che occupava all’Università di Graz. Anche lui sarà costretto all’esilio, ma l’Austria gli renderà un omaggio postumo, dedicandogli la banconota di 1.000 scellini, come per Bertha von Suttner.

Nel 1962 il premio Nobel per la chimica va a un altro austriaco, Max Ferdinand Perutz, che però non vive più in Austria. Anche lui ebreo, era stato costretto ad abbandonare precipitosamente il Paese nel 1938, trasferendo la sua ricerca scientifica in Gran Bretagna. Una storia simile, ma più dolorosa, è quella del fisico Walter Kohn, di famiglia ebrea: i suoi genitori riuscirono a farlo fuggire in tempo in Inghilterra, ma furono catturati dai nazisti e assassinati. A Kohn la fondazione svedese conferì il premio nel 1998.

Due anni dopo il Nobel per la medicina toccò all’americano Eric Kandel, che l’Austria però oggi considera uno dei “suoi”, perché i genitori erano viennesi ed erano fuggiti con il figlio negli Usa nel 1939. Nel 2013 il premio Nobel per la chimica è assegnato a Martin Karplus, un altro genio fuggito dall’Austria con la famiglia nel 1939.

Ci sono cervelli premiati con il Nobel, ma perseguitati dall’Austria in quanto ebrei, e altri vincitori del Nobel considerati oggi problematici, per la loro adesione al nazismo. Tra questi, l’etologo Konrad Lorenz (premiato nel 1973) e il chimico Richard Johann Kuhn (1938). Lorenz aveva lavorato all’Ufficio per la razza del regime nazista, ragione per cui nel 1983 l’Università di Salisburgo gli revocò la laurea ad honorem che gli aveva conferito. Kuhn aveva partecipato agli studi sullo sviluppo dei gas nervini, con sperimentazioni su cavie umane.

L’elenco dei Nobel austriaci – che, lo ammettiamo, non è completo, per qualche difficoltà nelle nostre ricerche – si conclude con due premiazioni recenti, entrambe in un campo non considerato prima: quello della letteratura. Nel 2004 tocca ad Elfriede Jelinek, viennese, ma di origini stiriane; nel 2019, a Peter Handke, il controverso scrittore carinziano di Griffen, che ora abita a Parigi. E così arriviamo ad Anton Zeilinger, premiato in questi giorni.

NELLA FOTO, lo scienziato austriaco Anton Zeilinger, sabato scorso, mentre riceve il Premio Nobel dal re di Svezia, Carlo XVI Gustavo.

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