Domenica 19 Maggio 2024

La “Katastrophe” Signa, dell’immobiliarista René Benko, è giunta ieri a un momento cruciale: il confronto degli amministratori giudiziari con i 477 creditori della holding, per decidere tra fallimento o amministrazione fiduciaria. Il debito complessivo supera i 15 miliardi (tra Signa Prime Selection e Signa Development Selection, le due “portaerei” del gruppo) e c’è poco da stare allegri. I partecipanti alla riunione di ieri nel Tribunale commerciale di Vienna erano ben consapevoli che le speranze di recuperare il capitale investito erano disperate.

Ma proprio nei momenti disperati si sceglie la soluzione che appare meno dolorosa: l’amministrazione fiduciaria. Sul punto è stata raggiunta una chiara maggioranza, anzi, la doppia maggioranza richiesta dalla legge: la “Kopfmehrheit”, ovvero la “maggioranza delle teste”, e la maggioranza dell’importo totale dei crediti da esse vantati.

Qual è la differenza tra le due procedure concorsuali? Non entriamo nei dettagli, ma possiamo dire che il fattore principale è il tempo. Se fosse stato scelto il fallimento, il curatore avrebbe avuto il compito di liquidare in tempi rapidi tutte le voci attive del patrimonio societario. Sarebbe significato vendere o, probabilmente, svendere i “gioielli” di Signa.

Quella che abbiamo chiamato “amministrazione fiduciaria” (ma il termine è tecnicamente approssimativo, perché non ha corrispondenza nel diritto commerciale italiano) è una sorta di liquidazione graduale dei beni della holding. L’amministratore avrà tempo 5 anni per svolgere il suo compito e questo gli dovrebbe consentire di vendere gli immobili disponibili ai prezzi migliori ed eventualmente di rinviarne la vendita in attesa che il mercato immobiliare offra condizioni più vantaggiose.

L’obiettivo è di restituire ai creditori almeno il 30% di quanto a ciascuno di essi dovuto. Ma, più che un obiettivo, è una speranza, perché al momento nessuno ha idea di quanto si ricaverà da un processo che appare alquanto complicato. Quel che invece è chiaro da subito è che di Signa Holding, la creatura di René Benko, non resterà più nulla. Fine della storia.

Decisamente contraria l’opinione di Wolfgang Peschorn, capo della Finanzprokuratur (Procura finanziaria), organo del Ministero delle Finanze, con funzioni di consulenza e rappresentanza legale degli interessi dello Stato. Peschorn aveva argomentato già prima dell’assemblea perché preferisse il fallimento all’amministrazione fiduciaria. La seconda ha certo più tempo a disposizione, ma il tempo costa, non è una variabile indipendente. I cantieri del palazzo Lamarr, nella Mariahilfer Strasse di Vienna, o quelli dell’Elbtower ad Amburgo costano anche se sono fermi, per il noleggio degli impianti, l’occupazione di spazio pubblico, i servizi di vigilanza. Ciò significa che anche l’amministratore fiduciario sentirà il fiato dei creditori sul collo e cercherà di chiudere in fretta.

Ma il capo della Finanzprokuratur ha indicato anche un’altra ragione per preferire il fallimento: la trasparenza. Il curatore fallimentare avrebbe dovuto finalmente far luce sul labirinto di società costruito da Benko, proprio allo scopo di eludere ogni tentativo di controllo. Ciò non avverrà con l’amministrazione fiduciaria. Ma ormai è inutile parlarne. Parafrasando le parole di un politico italiano a proposito della vittoria di Putin, “quando un popolo di creditori vota, ha sempre ragione”.

NELLA FOTO, il cantiere del centro commerciale Lamarr, in Mariahilfer Strasse, a Vienna, fermo da mesi. Qualcuno ha scritto con lo spray sui pannelli della recinzione “Danke Benko” (“Grazie Benko”).

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