Lunedì 7 Ottobre 2024

x 07.04.06 Tavagnacco, Hypo Italia sede 2Hypo Bank Italia è in vendita. La decisione è ufficiale, così come ufficiale è la scadenza dell’operazione: il prossimo anno. Entrambe le informazioni sono contenute in un piano di ristrutturazione della holding carinziana cui Hypo Italia appartiene, un documento di 150 cartelle che è stato presentato alla Commissione dell’Ue e al ministro delle finanze Joseph Pröll. Come è noto, infatti, in dicembre il gruppo è stato nazionalizzato, per evitarne il fallimento, e nel salvataggio lo Stato ha dovuto sborsare 1,6 miliardi di euro, che per un Paese piccolo come l’Austria equivalgono quasi a una manovra finanziaria.

Il titolo completo del piano suona “Umstrukturierung 2010, Business-Plan und Szenarien”. Non c’è bisogno di traduzione per comprenderne il significato: contiene una fotografia della situazione, un piano per porvi rimedio e alcune tracce degli scenari futuri, da cui emerge con chiarezza una sola cosa: per ben che vada, quando Hypo Group sarà rimesso in piedi e rivenduto (si spera nel 2014), potranno essere ricavati al massimo 1,2 miliardi. Gli altri 400 milioni, o forse molti di più, resteranno a carico dello Stato. Per questa ragione il settimanale economico “Format” ha dedicato alla vicenda la copertina, proponendo la foto di una lapide cimiteriale con il titolo “Hypo, tomba miliardaria”.

L’operazione di salvataggio, ovviamente, ha messo in allarme Bruxelles. Pröll e il management di Hypo Group devono poter dimostrare all’Ue che la banca è in grado di reggersi da sola e che l’aiuto dello Stato non pregiudica la concorrenza sul mercato europeo. In questo senso va interpretata la vendita di Hypo Italia. Non perché vada male, ma perché entro il 2014 Hypo Group deve dimezzare il suo volume di bilancio, liberandosi di alcune attività non strettamente bancarie (per esempio nel campo immobiliare e turistico) e riducendo la sua presenza sul territorio.

La cessione della controllata italiana rientra in questo disegno. Liberarsene, significa togliere 5,1 miliardi dal volume di bilancio che a livello di gruppo ammonta a 41,1 miliardi. Dal piano di ristrutturazione emerge che alla fine dell’operazione, nel 2014, la holding carinziana sarà ancora presente soltanto in Slovenia, Croazia, Serbia e Bosnia. Tutto il resto dovrà essere venduto.

Sul territorio austriaco il ridimensionamento è già in corso: in marzo sono state chiuse le sedi di Linz e di Innsbruck; in questi giorni sono stati chiusi tre sportelli nella Lavantal (Carinzia orientale). Ma è previsto il ritiro anche da Vienna e Salisburgo. Alla fine, le filiali in Austria scenderanno da 22 a 13.

Accadrà lo stesso anche per le filiali italiane? Impossibile rispondere, perché tutto dipende dal compratore. Attualmente circola il nome di un’altra banca austriaca, di livello nazionale, che sarebbe interessata a un’espansione nel nostro Paese, subentrando a Hypo Group. Può ben darsi che alla nuova proprietaria convenga mantenere la rete di sportelli esistente.

Nella foto, la direzione generale Hypo Alpe Adria Bank Spa a Tavagnacco. Il prossimo anno il logo dell’istituto potrebbe essere un altro.

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