Sabato 18 Maggio 2024

17.07.25 Peter Pilz con suoi candidati verso Sala Concordia ViennaSi mette male per i Verdi in Austria. Dopo le dimissioni improvvise di Eva Glawischnig, che era stata loro portavoce dal 2008 (da quando cioè il predecessore Alexander Van der Bellen aveva lasciato la politica attiva a livello nazionale), e dopo varie lacerazioni interne, ieri uno degli uomini di punta del movimento ambientalista, Peter Pilz, recentemente uscito dal partito, ha presentato ufficialmente una propria lista con cui si presenterà alle elezioni del 15 ottobre.

Con Glawischnig alla guida i Verdi avevano inanellato un successo dopo l’altro, guadagnando voti in tutti i Länder, entrando nelle giunte regionali in cinque Länder su nove, raggiungendo il massimo storico del 12,42% alle precedenti elezioni politiche nel 2013. La ciliegina sulla torna era stata lo scorso dicembre l’elezione del loro ex leader Van der Bellen alla presidenza della Repubblica. Era la prima volta nella storia della Prima e della Seconda Repubblica austriaca che nelle stanze della Hofburg non entrava un esponente del Partito popolare (Spö) o di quello socialdemocratico (Övp). Una marcia trionfale, insomma, che nel giro di qualche mese si è improvvisamente interrotta, non per agenti esterni, ma per una sorta di harakiri del movimento, di cui non si hanno spiegazioni convincenti.

L’ultima tappa di questo viaggio verso l’autodistruzione è stata l’uscita di Pilz. È un deputato sconosciuto in Italia, ma molto noto in patria. Era stato tra i fondatori dei Verdi e si è fatto un nome soprattutto per aver portato alla luce gran parte dei recenti scandali della Seconda Repubblica. L’ultimo riguarda le presunte tangenti da 180 milioni che sarebbero state versate in occasione dell’acquisto degli aerei caccia-intercettori Eurofighter, costati all’Austria un occhio della testa. Non a caso era stato proprio lui a promuovere la commissione parlamentare di inchiesta sulla vicenda, che ha interrotto i suoi lavori la settimana scorsa, causa le elezioni anticipate.

Ebbene, al momento di formare le liste dei candidati per le prossime elezioni, Pilz ne è stato escluso. Ovviamente anche i Verdi, come gli altri partiti, sentono l’esigenza di ringiovanire la loro squadra parlamentare, ma rinunciare a un uomo prezioso come Pilz rappresenta un autogol. È accaduto perché quello dei Verdi è il solo partito in Austria, assieme ai Neos, in cui le candidature non sono decise dalle segreterie dei partiti (nell’Övp addirittura dal solo segretario Kurz, in piena autonomia), ma scelte con votazione dalla base. Così sono bastati pochi voti di differenza per far retrocedere il nome di Pilz in una posizione di lista che ne renderà praticamente impossibile l’elezione.

La conseguenza è stata che Pilz si è dimesso e ha deciso di candidarsi con una propria lista. La presentazione ufficiale è avvenuta ieri. Non è ancora una lista completa, ma i primi nomi presentati sono significativi: c’è un esponente di un’associazione per la tutela dei consumatori e un altro di un’associazione per la protezione degli animali. Il primo è già noto in Austria, ma anche il secondo sembra in grado di raccogliere voti trasversali in tutti i partiti: la grande maggioranza delle famiglie austriache ha in casa un cane o un gatto. Ma è soprattutto il nome di Pilz l’elemento di maggiore richiamo.

Gli analisti ritengono che possa farcela: per presentare la lista non deve raccogliere firme, perché gli bastano quelle di tre colleghi ex parlamentari (lo prevede così la legge austriaca) e per farsi eleggere deve superare la soglia del 4% oppure ottenere un mandato anche in una sola delle circoscrizioni elettorali. Con la popolarità di cui Pilz gode, il traguardo non è irraggiungibile. Ovviamente sottraendo voti ai Verdi, a cui già oggi i sondaggi attribuiscono meno del 10 per cento.

 

NELLA FOTO, Peter Pilz mentre raggiunge con i suoi candidati la sala del Club della stampa Concordia, a Vienna, dove ha presentato la sua nuova lista elettorale.

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