Domenica 2 Giugno 2024

10.09.13 Raiffeisen albaniaheadofficeLa fusione tra Raiffeisen Zentralbank (Rzb) e Raiffeisen International è cosa fatta. Se n’era sentito parlare per la prima volta in febbraio (il nostro giornale ne aveva riferito) e in estate il progetto era stato approvato dalle assemblee degli azionisti dei due istituti. Nelle scorse settimane la nuova “Raiffeisen Bank International” (Rbi) è stata iscritta nel registro delle società di Vienna ed è diventata di fatto operativa: un colosso presente in 17 Paesi (dall’Europa centrale a quella orientale fino all’Asia), con 56.000 dipendenti e 15 milioni di clienti. Le competono inoltre funzioni che finora spettavano alla Rzb: i contratti con i clienti commerciali in Austria, quelli con le imprese internazionali e le operazioni nei centri finanziari di tutto il mondo, dall’Asia agli Usa.

La fusione è stata un passo reso necessario – o quanto meno opportuno – dalla mutata situazione dell’economia mondiale, dopo la crisi scoppiata due anni fa. Raiffeisen International era stata creata da Rzb soltanto nel 2005, per operare con maggiore agilità sui mercati dell’Europa centro-orientale, prima banca occidentale a mettere piede nella “Nuova Europa”, al secondo posto per asset. Oggi le condizioni sono mutate. Non si può parlare di una situazione di emergenza (la banca ha chiuso il bilancio 2009 con un attivo di 212 milioni), ma l’avanzo è calato dell’80% rispetto al 2008, gli affari sono andati male in Ucraina, crediti per 1.700 milioni sono diventati inesigibili. La fusione rappresenta dunque una misura prudenziale a lungo termine, caso mai dovessero ripresentarsi tempi difficili. Dovranno essere accantonate maggiori riserve per crediti a rischio e questo si può fare meglio se si è più grandi.

Ma la fusione non rappresenta un ritorno al passato. Rbi nasce dalla fusione tra Raiffeisen International e “una parte” di Rzb, che invece rimane in vita come istituto al vertice della struttura piramidale delle banche Raiffeisen austriache. Il sistema è ordinato in Austria su tre livelli: le Raiffeisen locali (corrispondono a quelle che in Italia un tempo erano le casse rurali e artigiane), le Raiffeisen regionali (una per ogni Land con funzioni di coordinamento e compensazione) e, al vertice, la Rzb, di cui sono azionisti, con quote differenti, gli istituti regionali.

La Rzb, a sua volta, era socio di maggioranza nella Raiffeisen International ed è rimasto tale anche nella nuova Rbi: la quota di partecipazione è salita dal 72,8 al 78,5%. All’azionariato diffuso spetta ora il 21,5% (anziché il 27,2%), tuttavia su un patrimonio maggiore rispetto a prima. Attraverso la fusione si potranno ridurre i costi. La nuova banca, inoltre, potrà accedere più facilmente al mercato dei capitali, benché da fonti interne si sottolinei che in questo momento non se ne sente l’esigenza.

I risultati pro-forma della nuova Rbi fanno registrare nel primo semestre del 2010 un utile al lordo delle tasse di 579 milioni di euro e un bilancio complessivo di 147,9 miliardi di euro. Il RoE al lordo delle tasse si attesta al 12,2%, mentre il core capital ratio (Tier 1) al 9,5%. Le spese amministrative ammontano a 1.425 milioni di euro, con un profitto operativo di 1.216 milioni.

A margine della fusione si deve registrare un’iniziativa a sfondo sociale, tipicamente austriaca. In coincidenza con l’avvio dell’operatività la presidenza di Rbi ha devuluto 31.000 euro alla Croce rossa austriaca e all’associazione “Piccoli cuori”. Perché proprio 31.000 euro, che non pare un granché nel bilancio miliardario delle Raiffeisen? Perché 31000 è il numero di identificazione della banca, quello che appare anche nel codice Iban.

Nella foto, la centrale albanese della Raiffeisen Bank International.

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