Sabato 18 Maggio 2024

21.05.31 Heinz StritzlSe la “Kleine Zeitung” è quella che conosciamo oggi, ovvero il quotidiano più diffuso della Carinzia, presente capillarmente anche nelle località più remote, il merito è di Heinz Stritzl, che la diresse ininterrottamente dal 1958 al dicembre del 1991. Il giornale era nato in Stiria nel 1904 e soltanto nel 1948 – in un’Austria uscita in rovine dalla guerra e occupata militarmente dagli Alleati – aveva allargato la sua diffusione anche alla Carinzia. Stritzl dieci anni dopo prese le redini dell’edizione carinziana, rafforzando l’informazione locale, aprendo uffici di corrispondenza in ogni distretto, prestando anche grande attenzione alle novità tecnologiche, tanto da sperimentare per la prima volta, negli anni ’80, notiziari radiofonici trasmessi dal Friuli, quando in Austria le radio private erano fuorilegge e l’Orf, emittente pubblica, aveva il monopolio.

Nella notte tra sabato e domenica Heinz Stritzl è morto nella sua abitazione. Dicono che si sia spento serenamente nel sonno. In dicembre avrebbe compiuto 100 anni. Si sa che a quell’età la morte può bussare in ogni momento alla porta, ma la scomparsa di Stritzl ha colto comunque tutti di sorpresa. Perché fino all’ultimo aveva continuato la sua attività pubblicistica, sia pure con contributi sempre meno frequenti.

L’ultimo risale a metà aprile. In un intervento sulle pagine di quello che era stato il suo giornale, aveva denunciato l’inerzia dell’Europa nei confronti delle sofferenze dei bambini profughi sulle isole greche. Quelle immagini lo avevano profondamente turbato e lo avevano indotto più volte a rivolgere appelli alla solidarietà dei Paesi europei, affinché fosse trovata una soluzione rispettosa della dignità umana. L’appello era rivolto principalmente al suo Paese, ma aveva trovato un cancelliere sordo, benché esponente di un partito che finge ancora di ispirarsi ai principi cristiani.

La solidarietà, del resto, aveva accompagnato tutto il suo impegno giornalistico, forse perché nella sua mente era sempre vivo il ricordo della tragedia della guerra, da lui vissuta da ufficiale della Wehrmacht. Per Stritzl era inconcepibile che quelle sofferenze potessero ripetersi, nell’indifferenza dei governanti e dell’opinione pubblica. Per questa ragione, da direttore della “Kleine Zeitung” si era impegnato in molteplici iniziative di aiuto alle persone in difficoltà, che il suo successore, Reinhold Dottolo, avrebbe poi reso permanenti nel tempo con il programma di assistenza “Kärntner in Not”.

Impegno civile e solidarietà sono stati i tratti distintivi del lavoro giornalistico di Stritzl, pur con qualche inevitabile errore di percorso. Nei primi anni ’80, per esempio, Stritzl aveva dato il suo sostegno a Jörg Haider, perché vedeva in lui l’uomo che avrebbe potuto interrompere l’asfissiante egemonia socialdemocratica. Ma ben presto ne aveva preso le distanze, non appena il giovane leader dell’estrema destra aveva impresso al suo partito un’impronta neonazista.

Un altro errore di valutazione, facile da individuare con il senno di poi, fu la disattenzione nei confronti dei diritti della minoranza di lingua slovena, che negli anni ’70 aveva portato ad accesi scontri per la rimozione della segnaletica bilingue. Stritzl se ne rese ben conto in seguito e, probabilmente per rimediare al suo errore iniziale, negli anni successivi diede vita con lo storico Stefan Karner e con esponenti della comunità slovena al cosiddetto “Konsensgruppe”, ovvero un movimento di opinione volto a promuovere la pacifica convivenza tra i carinziani di lingua tedesca e slovena, chiamando a farne parte anche il presidente dell’Heimatdienst, ovvero di quell’associazione patriottica dei carinziani “tedeschi”, che in passato aveva contribuito maggiormente ad alimentare i dissapori con la minoranza slovena.

Da italiani ci piace ricordare anche l’attenzione che Stritzl aveva verso il nostro Paese e in particolare il Friuli Venezia Giulia, regione confinante a cui la sua “Kleine Zeitung” aveva dedicato frequenti servizi.

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Nel congedarci da Heinz Stritzl mi piace dar conto di un ricordo personale. Sul finire degli anni ’80 lo avevo incontrato nella sua redazione di Klagenfurt, in Fundstrasse. Volevo discutere con lui una possibile collaborazione, con scambio di informazioni tra il suo giornale e quello per cui lavoravo a quel tempo. Sfondavo una porta aperta, anche se le difficoltà pratiche non mancavano. Il problema della lingua, innanzitutto. E poi gli strumenti di comunicazione. Allora erano in gran voga i fax, ma non ancora gli strumenti digitali di oggi. Le immagini potevano essere trasmesse con le telefoto, che richiedevano però tempi lunghi e gli apparecchi non erano sempre compatibili tra loro. Quelli delle nostre redazioni, a Klagenfurt e a Udine, non lo erano.

In ogni caso non sarebbero state queste difficoltà a fermare i nostri propositi. Ci congedammo con queste buone intenzioni e, non potendo Stritzl lasciare il giornale, chiese al collega Peter Lexe – quello che più spesso si era occupato del nostro Paese e parlava perfino un po’ di italiano – di accompagnarmi in un bar, per bere qualcosa prima del mio ritorno in Italia.

Ricordo che andammo al Caffè Musil, all’epoca la migliore pasticceria di Klagenfurt (poi purtroppo chiusa per fallimento). Quando lasciammo il locale, Lexe mi porse una scatola infiocchettata di cioccolatini. Disse che era un omaggio che il direttore aveva voluto per mia moglie. Rimasi sorpreso. Mai fino ad allora e mai anche negli anni successivi un direttore di giornale italiano aveva dimostrato una simile attenzione nei miei confronti.

Potrà sembrare buffo, ma è questo il ricordo più caro che conservo di Heinz Stritzl, gentiluomo di vecchio stampo, che mi ha aiutato a conoscere l’Austria e ad amarla. Con il contributo anche di Peter Lexe, che ci ha lasciato anche lui lo scorso anno.

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