Sabato 18 Maggio 2024

21.05.30 José VazquezJosé Vazquez era un esule cubano. Aveva lasciato l’isola dopo il fallito tentativo di sbarco americano alla Baia dei Porci, per approdare negli Stati Uniti con la sua famiglia. Ma negli Usa era rimasto poco tempo. Il suo talento musicale e la sua passione soprattutto per la musica antica, quella barocca e pre-barocca, lo avevano portato presto in Europa. Per 29 anni aveva aveva insegnato viola da gamba all’Università di Vienna e per 32 anni al Conservatorio di Winterthur, per non contare i numerosi master di strumenti antichi, per i quali era invitato in tutti i Paesi d’Europa (alcuni di questi master li aveva tenuti anche nel castello di Torre e Tasso, a Duino).

b2405bb9-b551-4f76-bab4-860524f618ecIl 5 marzo scorso, all’età di 70 anni, José Vazquez è morto, anch’egli vittima del Covid-19. Di lui non si ricorderà soltanto l’avventurosa fuga da Cuba e nemmeno la straordinaria vita tutta dedicata all’insegnamento dell’”Alte Musik”, la musica antica. Si ricorderà soprattutto la grande passione di collezionista di strumenti antichi, acquistati personalmente alle aste in tutto il mondo. Non avendo famiglia e conducendo una vita estremamente frugale, aveva dedicato tutte le sue risorse a questa sua maniacale “missione”, che un po’ alla volta lo aveva portato ad accumulare un patrimonio di strumenti ad arco per un valore di svariati milioni.

La sua era considerata – ed è tutt’ora considerata, finché rimarrà tale – la più grande collezione al mondo di strumenti “a corda” antichi: viole da gamba, viole d’amore, violini, viole, violoncelli, violoni, violini speciali, archi storici. Strumenti tutti custoditi nella sua casa nel secondo distretto di Vienna. Custoditi per modo di dire: il suo appartamento non aveva porte blindate, né finestre a prova si scasso e nemmeno impianti di allarme. Chiunque avrebbe potuto sfondare la porta d’ingresso e impossessarsene.

72342c2c-17aa-4ed5-9d71-3cdaeab45b9aPer consentire al mondo di vedere e apprezzare il suo tesoro, in tempi recenti Vazquez aveva affidato i suoi strumenti al museo di San Colombano, a Bologna, che già ospita una mostra permanente di strumenti antichi, in prevalenza a tastiera, donati dal maestro Luigi Ferdinando Tagliavini. Con oltre 200 tra strumenti ad arco e archetti risalenti fino a quasi 5 secoli fa, era stata allestita una mostra aperta al pubblico dal giugno dello scorso anno a gennaio. Poi erano stati trasferiti nel castello Orsini-Odescalchi di Bracciano, presso Roma.

Nel frattempo José Vazquez aveva dato vita alla Orpheon Foundation, pare con sede in Svizzera, di cui era anche direttore. In questa veste e senza alcuno scopo di lucro, aveva messo i suoi preziosi strumenti a disposizione di musicisti di fama, ma anche di giovani studenti, al solo scopo di farli suonare. Perché – amava dire – in questo modo non sono solo pezzi da museo, ma “continuano a vivere”. E proprio “Still alive” era il titolo che aveva scelto per la mostra di San Colombano.

Dopo la morte di Vazquez, poco meno di tre mesi fa, della sua collezione non si era saputo più nulla e nemmeno era chiaro a chi sarebbe passata la proprietà. Alla fondazione Orpheon, di cui si sa poco o niente? O, non avendo né moglie, né figli, sarebbe stata ereditata dai lontani parenti rimasti in America?

Entrambe le domande rimangono per ora senza risposta. Ma nel frattempo si è registrato un episodio che ha suscitato e continua a suscitare molti interrogativi. Un fratello del maestro Vazquez e sua moglie, entrambi cittadini americani, sono stati intercettati dai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale, mentre stavano trasportando in Austria gran parte della collezione. Avevano caricato viole, violini, violoncelli su tre furgoni, uno guidato dal fratello del defunto, uno dalla moglie e il terzo da due persone da loro assoldate per effettuare il trasporto.

Gli automezzi sono stati fermati a Tarvisio, sulla rampa di accesso all’autostrada A23, prima che potessero attraversare il confine. All’operazione del Nucleo per la tutela del patrimonio hanno collaborato anche carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Tarvisio. Sui veicoli sono stati trovati oltre 150 beni culturali, fra cui 95 strumenti musicali antichi “a corda” quali viole da gamba, viole d’amore, violini, viole, violoncelli, violoni, violini speciali, clavicembali e archi storici (persino un saranji indiano) e altri oggetti d’arte di assoluto pregio, quali un vaso cinese antico, 4 spartiti musicali d’epoca, 2 dipinti, di cui un olio su tela ed uno su tavola, raffiguranti scene con musicanti risalenti al XVII secolo.

Due delle quattro persone fermate a bordo dei furgoni sono state deferite in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Udine, che coordina le attività di indagine. Il reato a esse contestato è di tentata esportazione illecita di beni culturali. I carabinieri non hanno reso nota l’identità dei denunciati, ma è presumibile che si tratti dal fratello di José Vazquez e di sua moglie.

L’aspetto paradossale della vicenda è che il fratello del musicista scomparso non stava portando all’estero “beni culturali italiani”, ma stava riportando in Austria “beni culturali austriaci”, che il defunto Vazquez aveva acquistato e custodito da sempre nella sua casa di Vienna e che aveva temporaneamente portato in Italia, soltanto per metterli in mostra. Ma, probabilmente, aveva effettuato il “trasloco”, senza preoccuparsi della documentazione necessaria – anche in Austria, non solo in Italia – quando si trasferiscono da un Paese all’altro oggetti di valore storico e artistico.

Quando un bene culturale ha più di 70 anni – ci ha spiegato il ten.col. Giuseppe De Gori, comandante del Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Bologna – il privato che lo esporta deve avere un’autorizzazione”. Non è un capriccio burocratico, serve a impedire che il Paese perda un po’ alla volta il suo patrimonio d’arte e di cultura. Se il fratello di José Vazquez avesse chiesto quell’autorizzazione, quasi sicuramente non gli sarebbe stata negata.

Perché poi volesse riportare in Austria la collezione del defunto fratello è un mistero, che probabilmente rimarrà tale.

NELLE FOTO, il musicista e collezionista cubano, deceduto il 5 marzo per Covid-19, e i carabinieri con parte degli strumenti musicali posti sotto sequestro.

NEL VIDEO seguente, il maestro Vazquez parla dei suoi antichi strumenti, che tanto lo hanno appassionato (audio in tedesco con sottotitoli in francese): https://youtu.be/S-mUFrCaosA

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