Domenica 2 Giugno 2024

21.06.02 Norbert Hofer e Herbert KicklL’Austria della politica ci ha abituato ormai da tempo ai colpi di scena. L’ultimo è venuto ieri da Norbert Hofer, il volto decente e rispettabile dell’Fpö, l’uomo che 5 anni fa aveva conteso ad Alexander Van der Bellen la carica di presidente della Repubblica e che due anni fa aveva raccolto e rimesso insieme i cocci del partito, dopo lo scandalo di Ibiza, assumendone la guida in un mare in tempesta.

Ieri, senza alcun preavviso, Hofer ha postato un twitt, per annunciare le sue dimissioni. Lasciava la segreteria del partito, conservando però gli incarichi di deputato e di terzo presidente del Parlamento fino alla naturale scadenza, nel 2024. Poi avrebbe lasciato anche la politica, ritirandosi a vita privata.

Pochi minuti più tardi il twitt è stato cancellato e sostituito da una nota ufficiale della segreteria dell’Fpö, che confermava le dimissioni. Il linguaggio usato è quello un po’ enfatico dei momenti storici: “Il mio viaggio al vertice dell’Fpö è giunto alla fine”. Hofer spiega che “il tempo dopo Ibiza non è stato facile” e che non è stato semplice “rimettere in piedi il partito dopo l’improvvisa fine della coalizione” di governo con l’Övp. Ora l’Fpö si è ristabilizzato e nei sondaggi è risalito al 20%. Nemmeno una parola, però, sulle ragioni di questo improvviso congedo.

Forse perché le parole, in questo caso, non servono. È noto a tutti che il “colpevole” delle dimissioni di Hofer è Herbert Kickl, l’anima più estremista del partito, quello che vent’anni fa scriveva i discorsi al vetriolo per Jörg Haider e che ha continuato a scriverli per Heinz-Christian Strache e infine per se stesso.

Da settimane Kickl lavorava dietro le quinte per togliere la sedia sotto il sedere di Hofer, considerato troppo moderato, e diventare lui il leader dell’estrema destra austriaca. I due sembravano uno l’opposto dell’altro. Per capirci: Hofer era a favore della campagna vaccinale, mentre Kickl organizzava manifestazioni no-vax in piazza; Hofer, da presidente del Parlamento, esortava a indossare la mascherina naso-bocca, mentre Kickl e quasi l’intero gruppo parlamentare dell’Fpö entravano provocatoriamente in aula a volto scoperto.

Era chiaro che questo conflitto quotidiano non poteva durare a lungo. In un partito di fanatici estremisti la posizione di Hofer appariva di giorno in giorno sempre più debole. Prima o poi ci sarebbe stata la resa dei conti. Ma Hofer ha preferito anticipare i tempi, cogliendo tutti di sorpresa. Ha colto di sorpresa anche il camerata-rivale Kickl, che ieri si trovava al Waxriegelhütte, un rifugio alpino della Bassa Austria, dove partecipava a un’escursione organizzata dal partito.

La notizia delle dimissioni di Hofer lo ha raggiunto lì, a 1.361 metri di altitudine, in mezzo a monti e boschi dove la copertura telefonica è vacillante. Dicono i presenti che i cellulari della comitiva suonassero in continuazione, ma le comunicazioni si interrompevano con snervante frequenza. Al punto che Kickl si è precipitato a valle con il segretario generale del partito, Michael Schnedlitz, per raggiungere di corsa Vienna e organizzare il da farsi.

Il da farsi? Sarà un bel da farsi. C’è una sottile perfidia, probabilmente una vendetta nella scelta di Hofer di togliere il disturbo senza preavviso, per mettere nei guai il suo rivale, che si troverà impreparato a gestire il partito. Un partito ancora fortemente diviso (ci sono alcuni che rimpiangono persino Strache, nonostante lo scandalo delle tangenti e delle spese esorbitanti per esigenze private), che avrebbe bisogno al timone un uomo capace di unire le diverse componenti. E Kickl è un personaggio che sa dividere, non unire. La sua sarà pertanto una strada tutta in salita, che relegherà l’Fpö a ruoli marginali, costringendolo per anni a restare all’opposizione.

 

NELLA FOTO, Norbert Hofer, a sinistra, ed Herbert Kickl, quando i rapporti tra i due erano ancora buoni.

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