Sabato 18 Maggio 2024

10.03.25 Maximilian Khevenhüller-MetschÈ morto all’età di 91 anni Maximilian Kevenhüller-Metsch, signore di Hochosterwitz. Sì, proprio signore di Hochosterwitz. Certo, lo si potrebbe definire anche principe del Sacro romano impero della nazione tedesca oppure cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro. Era tutte queste cose e altro ancora. Ma è la qualifica di “signore di Hochosterwitz”, del castello di Hochosterwitz, quella che gli si attaglia meglio. Perché di castelli ce ne sono tanti in giro per l’Austria e per il mondo, persino di castelli medioevali che abbiano conservato nel tempo le loro originarie strutture architettoniche. Ma di castelli autentici, tutt’oggi abitati da un castellano, ce ne sono pochi.

Uno dei pochi è appunto il castello di Hochosterwitz, maniero medioevale eretto su una roccia dolomitica alta 175 metri, a picco su tutti i lati. Si trova in Carinzia, a est di Sankt Veit an der Glan, ed è molto conosciuto anche dagli italiani, perché è una meta immancabile di qualsiasi gita organizzata in quel Land. In Austria figura tra i luoghi più visitati in assoluto dopo il castello di Schönbrunn.

Maximilian Kevenhüller è stato fino al giorno della sua morte il capostipite di una famiglia che quel castello, un vero e proprio nido d’aquile, ha posseduto ininterrottamente dal 1541, da quando cioè le era stato affidato dall’imperatore. Ma la storia dei Kevenhüller risale più indietro nel tempo (il nome è citato per la prima volta in documento del 1396) ed è intimamente connessa con la storia della Carinzia (la prima residenza fu il castello di Landskron, presso Villach, oggi ridotto in rovine, dove d’estate si tengono esibizioni pubbliche di rapaci). Si può quindi affermare che quella dei Kevenhüller è una delle più antiche famiglie nobiliari carinziane, se non la più antica in assoluto.

10.03.26 Castello di HochosterwitzMaximilian ha “governato” il suo castello per trent’anni, dal 1979 al 2009, decidendosi soltanto lo scorso anno ad “andare in pensione” e a passare il testimone al figlio Kari, 51 anni. Lo ha governato come si può governare un maniero medioevale nel terzo millennio: facendone uno splendido oggetto del desiderio turistico, aperto da aprile a ottobre, con sale museali, camminamenti accessibili al pubblico, un ristorante nella corte all’interno delle mura e sugli spalti, perfino un ascensore montato qualche anno fa per rendere accessibile la rocca anche alle persone anziane o con difficoltà di deambulazione. Un’opera di conservazione, dunque, ma anche un business, che si aggiungeva a quello derivante dall’amministrazione delle vaste proprietà terriere della famiglia.

Nobiltà antica, ricca, ma non per questo avulsa dal contesto sociale in cui viveva. A differenza di altre famiglie nobiliare austriache, che posseggono castelli ma prendono casa a Vienna o a Salisburgo, i Kevenhüller sono sempre vissuti a Hochosterwitz. Non proprio nel loro castello, ma nel villaggio che sorge ai piedi della rocca e che si chiama perciò Niederosterwitz (Basso Osterwitz). Lì Maximilian era una persona molto benvoluta dai compaesani. Si considerava uno di loro, senza mai ostentare il “Toson d’oro”, che lo inseriva nella ristretta cerchia della più illustre nobiltà europea (sono 46, attualmente, i regnanti, i principi, i duchi e gli arciduchi che possono fregiarsene). La gente ne parlava – ne parla anche ora che è morto – come del “nostro principe”.

La salma è stata composta nella cappella di famiglia, aperta ogni giorno dalle 19 per quanti vogliano rendere omaggio al “loro principe”. Il funerale sarà celebrato mercoledì, alle 15. Poi la bara sarà deposta nella cripta, all’interno del castello.

Nel 2009, per festeggiare i 90 di Maximilian, erano giunti familiari e parenti da Roma, Madrid, Londra, Francoforte, Heilbronn e persino da Hong Kong. La grande famiglia Kevenhüller – 5 figli, 21 nipoti, senza contare i collaterali – è sparsa in tutta l’Europa e non solo. Mercoledì ritorneranno tutti a Hochosterwitz, per rendere omaggio al loro capostipite. Una piccola parte di mondo ai piedi della rocca medioevale.

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