Sabato 18 Maggio 2024

10.02.20 Bruno Gironcoli 1Ai primi di dicembre se n’era andato Alfred Hrdlicka, sabato è toccato a Bruno Gironcoli. In poco meno di tre mesi l’Austria ha perso i due suoi più illustri scultori. Non tragga in inganno il nome. Bruno Gironcoli non era italiano, anche se, essendo nato a Villach 73 anni fa, è probabile che i progenitori fossero delle nostre parti. In Italia si era fatto conoscere alla Biennale di Venezia e in mostre collettive a Milano, Bolzano, Bologna. Rare le sue personali date le dimensioni spropositate delle sue opere, soprattutto quelle dell’età matura. A Vienna si ricorda ancora l’esposizione a lui dedicata nel 1997 dal Museo di arte applicata: per il trasporto di 16 sculture erano stati impiegati mezzi speciali che avevano bloccato per 17 notti il centro città.

E pensare che il primo contatto con l’arte Gironcoli lo aveva avuto in laboratorio orafo di Innsbruck, incidendo minuscole filigrane. Soltanto dopo quell’esperienza aveva frequentato l’Accademia d’arte applicata di Vienna, per poi trasferirsi a Parigi e conoscere il lavoro di Alberto Giacometti, che lascerà un’impronta determinante nella sua produzione successiva. Gironcoli si cimenta poi con ogni genere di materiali, dal legno, al ferro, alla plastica per creare oggetti della vita quotidiana e raccontare con essi le passioni umane. Con il tempo non si accontenta più di singole cose, le assembla in gigantesche sculture che parlano del rapporto tra uomo e donna, tra madre e figlio, tra violenza e dolore. “Queste ‘apparecchiature’ – scrive la sua biografa Bettina Busse – diventano metafore di un sistema impenetrabile, di fronte al quale noi spesso rimaniamo sconcertati”.

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