Venerdì 4 Ottobre 2024

19.12.05 Josef Marketz vescovo KlagenfurtSe anche per i sacerdoti austriaci ci fosse la “quota 100”, Josef Marketz (nella foto), 64 anni, direttore della Caritas di Klagenfurt, a quest’ora sarebbe già in pensione. Invece il Papa ha deciso di farlo vescovo e di affidargli la guida della diocesi carinziana, vacante da 17 mesi. Il 1. luglio 2018, infatti, il suo predecessore, Alois Schwarz, aveva lasciato Klagenfurt, per diventare vescovo della diocesi di Sankt Pölten, capoluogo della Bassa Austria, il Land più grande, più ricco e più importante dell’Austria.

La designazione di Marketz è stata resa pubblica dalla Santa Sede l’altro ieri, ma il nuovo presule assumerà formalmente l’incarico soltanto il 2 febbraio, nel corso di una solenne celebrazione nel duomo di Klagenfurt presieduta dall’arcivescovo di Salisburgo, Franz Lackner, che nella sua veste di metropolita ha giurisdizione anche sulla Carinzia. Fino a quella data continuerà a reggere la diocesi, in qualità di “amministratore apostolico”, mons. Werner Freistetter, vescovo militare.

Mons. Josef Marketz è nato il 30 maggio 1955 a Kristendorf, da una famiglia di contadini. Appartiene alla minoranza slovena della Carinzia meridionale (il toponimo sloveno del suo luogo di nascita è Krišna Vas). È stato ordinato sacerdote nel 1982 e dal 2014 è direttore della Caritas.

Mons. Marketz è carinziano e conosce quindi molto bene la sua diocesi e la pesante eredità lasciatagli dal predecessore. Alois Schwarz, infatti, gestendo in maniera arbitraria il patrimonio dell’episcopato, ne aveva dilapidato le risorse, portando in rosso i conti. Su quello che allora era stato definito il “System Schwarz” aveva pesato poi la relazione sentimentale che il presule aveva intrecciato con una sua collaboratrice, di cui era diventato succube, al punto che era diventata lei la vera “padrona” della Curia. Tra gli episodi che all’epoca avevano fatto molto scalpore, la nomina della donna alla direzione di un centro di formazione diocesano, con uno stipendio spropositato per il ruolo. Per lei, che in Curia tutti avevano soprannominato “signora vescovo”, mons. Schwarz aveva anche fatto costruire una piscina con sauna annessa.

Il comportamento di mons. Schwarz era stato ripetutamente segnalato a Roma, attraverso la nunziatura di Vienna, ma senza alcun risultato. Anzi, nell’estate dello scorso anno era giunta la “promozione” del presule alla diocesi più importante di Sankt Pölten, che aveva sorpreso tutti. Subito dopo la partenza di Schwarz e in attesa della nomina del successore, il capitolo del duomo aveva eletto provvisoriamente amministratore diocesano mons. Engelbert Guggenberger, già vicario di Schwarz. Sotto la sua guida i canonici avevano messo mano alle carte dell’episcopato e preso i primi provvedimenti per porre rimedio ai danni causati da Schwarz, anche con l’ausilio di consulenti esterni. Molti collaboratori del vecchio presule, compresa la sua amante, erano stati rimossi dai loro incarichi. Quando il quadro della situazione era apparso abbastanza chiaro era stato inviato un rapporto alla Santa Sede.

Da allora nessun provvedimento è stato preso da Roma, se non la nomina di un “visitatore apostolico” (lo stesso vescovo di Salisburgo, che il 2 febbraio interverrà alla cerimonia di insediamento del nuovo vescovo). Ma Schwarz ha continuato e continua a fare il vescovo a Sankt Pölten, come se il suo passato in Carinzia non esistesse.

Con quel passato, invece, su cui sta indagando anche la magistratura, dovrà fare i conti il successore. Non sarà un compito facile.

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