Domenica 19 Maggio 2024

14.12.03 098 Vienna, Stazione centrale (Hauptbahnhof); leone di S. Marco nell'atrio - CopiaUn leone di San Marco, scolpito nella pietra, troneggia nell’atrio della “Wien Hauptbahnhof”, la stazione centrale di Vienna. È l’ultimo segno rimasto della vecchia “Südbahnhof”, la stazione della “ferrovia meridionale”, che fino a pochi anni fa sorgeva in quell’area ed era il capolinea di tutti i treni in arrivo e in partenza per il sud dell’Austria. Quel leone simboleggiava l’Adriatico, la terra di San Marco, e interpretava plasticamente quel “Drang nach Süden” (l’anelito al sud) che aveva sempre alimentato i sogni, ma anche gli affari, dei viennesi e degli austriaci in genere.

Oltre 160 anni fa quell’anelito aveva trovato risposta. Il 27 luglio 1857 era stato finalmente completato un tracciato ferroviario diretto tra Vienna e Trieste. Un’opera di ingegneria straordinaria per l’epoca, che aveva avvicinato di colpo la capitale dell’impero al suo principale porto sul Mediterraneo, sbocco di tutti i traffici commerciali con il Medio e l’Estremo Oriente. Non solo, aveva reso accessibili le spiagge e le coste dell’Adriatico ai turisti del bacino danubiano, a quel tempo esclusivamente esponenti dell’alta borghesia o dell’aristocrazia. Le architetture Jugendstil degli hotel di Abbazia, le ville Bianchi, Zipser, Erica di Grado ci parlano di quell’epoca. Poi verrà anche Gorizia, rinominata dai viennesi la “Nizza dell’Austria”.

Stiamo parlando di un passato glorioso, di sviluppo e di crescita non soltanto economica. Il porto di Trieste registra un’espansione di traffici impensabile fino a pochi anni prima. Pola, sede del comando della marina militare imperial-regia, può finalmente avere un collegamento rapido con il Ministero della Guerra, sulla Ringstrasse, le coste dell’Istria diventano la “riviera austriaca”.

Le “magnifiche sorti e progressive” sembrano inarrestabili, ma non è così. La prima guerra mondiale pone fine a quell’epoca. Ne prende il posto un’altra, contrassegnata da nazionalismi che disegnano nuove frontiere sulla carta geografica. Trieste non è più il porto di un impero e il cordone ombelicale ferroviario che la univa a Vienna attraversa ora due confini, prima con il neonato regno di Jugoslavia, poi con l’Austria, diventata repubblica, minuscolo residuo di un grande impero.

Da allora treni diretti con Vienna non ce ne sono più, almeno lungo il tracciato storico. Si deve per forza passare per Udine e risalire la Pontebbana. Finché, quando meno te lo aspetti, arrivano le Öbb, le ferrovie austriache, che annunciano un “ritorno al passato”: dall’11 giugno si torna a viaggiare tra Vienna e Trieste, senza dover mai cambiare treno, lungo la rotta di un tempo, che dalla capitale austriaca scende a Graz e poi passa per Maribor e Lubiana.

È previsto un Eurocity al giorno in andata e ritorno e il viaggio si può già prenotare accedendo al sito web delle ferrovie austriache (www.obb-italia.com/it). L’11 giugno è previsto un solo viaggio in partenza da Vienna alle 7.58 e arrivo a Trieste alle 16.52. Dal giorno successivo, 12 giugno, sarà usufruibile anche il servizio inverso, con partenza da Trieste alle 13.03 e arrivo a Vienna alle 22.02. Il convoglio sarà formato da tre carrozze delle ferrovie slovene e il resto da carrozze austriache.

Si tratta di un collegamento di cui si era discusso una prima volta sette anni fa e che è stato riproposto a sorpresa, dopo che sembrava ormai dimenticato nel cassetto. Il suo significato storico è evidente. Consente di ripercorrere una linea che nel “mondo di ieri” aveva segnato una svolta epocale. Basti pensare soltanto ai 14 viadotti che fu necessario costruire per superare le doline carsiche nella zona di Aurisina e prima ancora le difficoltà incontrate nella vasta area acquitrinosa a sud-ovest di Lubiana.

Ma l’opera di maggiore impegno ingegneristico fu richiesta per il superamento del Semmering, la dorsale montuosa che fa da barriera tra Vienna e la Stiria. Il problema fu risolto dall’ingegnere veneziano (ma di famiglia albanese) Carlo Ghega, che tra il 1848 e il 1854, vi progettò e realizzò un ardito tracciato ferroviario. con la costruzione di 14 tunnel, 16 viadotti è più di cento ponti. All’epoca era la più alta ferrovia in Europa a scartamento normale, che raggiungeva i mille metri di quota. Per quel capolavoro di ingegneria ferroviaria Ghega ottenne da Francesco Giuseppe un titolo nobiliare e da allora prese il nome di Karl Ritter von Ghega. Trieste gli dedicò una via del centro.

Quei viadotti e quelle gallerie, dal 1998 patrimonio dell’Unesco, sono tuttora percorse dai treni che da Vienna scendono in Italia, per Klagenfurt e il valico di Tarvisio. Dall’11 giugno uno di quei treni a Bruck an der Mur devierà verso sud, per indirizzarsi verso Graz, Lubiana e raggiungere poi Trieste.

Per il viaggio inaugurale non ci risulta siano previste cerimonie. Il nuovo collegamento ha infatti un grande valore simbolico, perché in un’Europa senza confini richiama alla memoria un’epoca in cui, se non tutta l’Europa, almeno una parte era già senza confini. Ma non c’è altro. Il viaggio Vienna-Trieste richiede 8 ore e 54 minuti; quello da Trieste a Vienna, 8 ore e 59 minuti. Quelli già esistenti per Udine e Villaco durano quasi due ore di meno. E quando, nel 2025, saranno ultimati i tunnel di base del Semmering e della Koralm, il viaggio su questo tracciato sarà ancora più breve.

 

NELLA FOTO, il leone di San Marco esposto nell’atrio della nuova stazione centrale, costruita pochi anni fa nell’area dove si trovava la Südbahnhof, capolinea di tutti i treni diretti o provenienti dal sud.

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