Sabato 18 Maggio 2024

22.05.09 Bleiburg, monumento caduti ustasciaGiornate di forte irritazione tra il governo croato e quello austriaco, i cui rapporti invece finora erano sempre stati cordiali. Questa volta i toni sono molto duri e a una nota di protesta formale si è aggiunta anche la convocazione dell’ambasciatore austriaco da parte del governo di Zagabria.

Tutto per un dettaglio apparentemente banale: il colore di una casa della scacchiera che forma lo stemma araldico della Croazia. Stiamo parlando della prima casa in alto a sinistra nello stemma, che nella bandiera dell’attuale repubblica croata è di colore rosso. Scambiare il colore di quella casa, sostituendo il rosso con il bianco, non è soltanto un errore, ma una scelta politica: significa richiamarsi allo stemma della bandiera del movimento nazionalista ustascia di Ante Pavelic e dell’autoproclamato Stato indipendente di Croazia, che tra il 1941 e il 1945 collaborò con la Wehrmacht nazista, macchiandosi di gravi crimini di guerra.

22.05.09 Bleiburg, monumento caduti ustascia (senza stemma)Che c’entra l’Austria con lo stemma degli ustascia? C’entra per un tragico episodio che si verificò in territorio carinziano nel maggio del 1945, pochi giorni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Sul “Loibacher Feld”, il “campo di Loibach”, una distesa di prati ondulati tra due colline in territorio carinziano, a ridosso del confine sloveno, le formazioni ustascia si erano consegnate prigioniere agli inglesi, che avevano già occupato la Carinzia, per evitare di essere catturate dai partigiani di Tiro, la cui vendetta sarebbe stata tremenda.

Ma la speranza di cavarsela a buon prezzo andò delusa. Gli inglesi non esitarono a consegnarle ai partigiani, che le riportarono al di là del confine, procedendo subito ad esecuzioni di massa. I primi 800 ustascia furono fucilati già nel bosco di Leše (la fossa comune in cui furono sepolti fu scoperta soltanto nel 2010), che dista un paio di chilometri da Loibach. Altre fucilazioni seguirono nei giorni successivi, nel corso di una “marcia della morte” a cui gli ustascia furono costretti, disseminando il territorio jugoslavo di centinaia di sepolture comuni in foibe, cave dismesse, pozzi di miniera (600 fosse soltanto in Slovenia, secondo un censimento di pochi anni fa).

Difficile stimare il numero delle vittime, perché nel caos del momento – e nel clima di vendette che spesso accompagna ogni guerra civile – finirono sotto il fuoco titino anche cittadini austriaci, familiari innocenti, militari di altre nazionalità. Secondo alcune fonti i croati ammazzati furono 45.000, cui si devono aggiungere 4.000 musulmani della Bosnia (nel cimitero di Loibach c’è una lapide con una mezza luna che li ricorda), quasi 10.000 sloveni e circa 2.000 montenegrini e serbi cetnici.

Alcune esecuzioni ebbero luogo già su terreno austriaco, nei dintorni di Bleiburg, e per questo la tragica vicenda è rimasta nella memoria collettiva con il nome di “il massacro di Bleiburg”, che è il comune di confine nel cui territorio su trova il Loibacher Feld. Qui, dopo la guerra, fu eretto un cippo in memoria delle vittime di quel massacro. Vi provvidero i croati della diaspora anticomunista e scelsero questo luogo perché nella Jugoslavia di Tito una simile commemorazione non sarebbe stata consentita.

Il Loibacher Feld è diventato così meta annuale di pellegrinaggio di croati provenienti da tutta l’Europa e, dopo lo smembramento della Jugoslavia, anche dal nuovo Stato indipendente di Croazia. Nel tempo la commemorazione, che si è ripetuta sempre nel mese di maggio (tranne che negli ultimi due anni, a causa del Covid), ha assunto le connotazioni di un raduno di nostalgici del regime fascista di Pavelic, orgogliosi di esibire i simboli di quel buio periodo della storia croata. Uno di quei simboli è appunto la bandiera con lo stemma scacchiera con la prima casa in alto a sinistra di colore bianco: la bandiera degli ustascia, appunto.

Lo stesso stemma appariva anche sul blocco di marmo collocato 35 anni fa nel cimitero di Bleiburg, “in memoria dei caduti croati”. Nei giorni scorsi quello stemma è stato rimosso, su ordine dell’autorità mandamentale di Völkermarkt, competente per territorio. Il provvedimento è stato assunto sulla scorta di un parere fornito da un comitato di esperti interpellato dal Ministero degli Interni: lo stemma di Bleiburg – questo il parere – corrisponde a quello che appariva sulle maniche delle uniformi della 13. Divisione Waffen Ss, composta da croati, ed è equiparabile pertanto alla svastica e ad altri elementi distintivi del nazionalsocialismo, che in Austria sono proibiti per legge.

L’eliminazione dello stemma ustascia ha avuto un’eco immediata a Zagabria, suscitando la reazione del governo croato, che ha convocato l’ambasciatore austriaco, per esprimergli il suo sdegno. Ora resta da vedere se il raduno di quest’anno al Loibacher Feld avrà luogo come in passato, o sarà vietato, come richiesto dalla commissione Affari interni del Parlamento. Nelle ultime edizioni prima della pandemia vi avevano partecipato fino a 30.000 persone, giunte con alcune centinaia di pullman dalla Croazia. Tra i presenti anche esponenti del governo e vescovi delle diocesi croate, tra cui quello di Zara, a suo tempo presidente della Conferenza episcopale.

Per il momento non risulta annunciata alcuna commemorazione, da parte croata, mentre la Chiesa cattolica carinziana, d’intesa con quella croata, celebrerà venerdì prossimo nella chiesa parrocchiale di Bleiburg un rito di suffragio per le vittime dei massacri del 1945. Sarà soltanto un incontro di preghiera, senza uniformi e senza bandiere.

 

NELLA PRIMA FOTO, il monumento originale di Bleiburg con lo stemma a scacchi bianchi e rossi degli ustascia e la scritta, poi rimossa come lo stemma, “in onore della gloria dell’esercito croato”.

NELLA SECONDA FOTO, il monumento come appare oggi, senza lo stemma e senza le prime parole della scritta. Il testo rimasto dice: “Maggio 1945. In memoria dei caduti croati”.

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