Sabato 18 Maggio 2024

14.12.31 rettungsgasseDue anni fa il Ministero austriaco dei trasporti e l’Asfinag (società pubblica che gestisce le autostrade e le superstrade) avevano introdotto la “Rettungsgasse”, ovvero la “corsia di emergenza e soccorso”. In Italia, come si legge all’art. 3 del nostro Codice della strada, è la “corsia, adiacente alla carreggiata, destinata alle soste di emergenza, al transito dei veicoli di soccorso ed, eccezionalmente, al movimento dei pedoni, nei casi in cui sia ammessa la circolazione degli stessi”.

Era così un tempo anche in Austria, ma due anni fa si decise di cambiare. In caso di emergenza –  per esempio al sopraggiungere di automezzi di soccorso sanitari o dei vigili del fuoco, con lampeggianti e sirene in azione – i veicoli in transito sull’autostrada si sarebbero dovuti stringere rispettivamente a sinistra, a ridosso del guard-rail, o a destra, invadendo la corsia di servizio, in modo da creare un corridoio libero al centro: la “Rettungsgasse”, appunto. Si riteneva in questa maniera di rendere più celeri i soccorsi, perché nelle situazioni di emergenza ogni minuto è prezioso per salvare una vita umana.

A distanza di due anni il bilancio della “Rettungsgasse” è deludente. L’operazione, che richiese a suo tempo una campagna di informazione costata 4,5 milioni, non ha dato i risultati sperati. Anzi, non ha dato alcun risultato, come si evince da una relazione pubblicata in questi giorni dalla Corte dei conti. A pagina 25 si può leggere che “non può essere attestato alcun risparmio di tempo nel raggiungimento del luogo dell’intervento, benché proprio questa fosse stata la ragione determinante per l’introduzione” del ‘corridoio centrale di soccorso’”.

Le ragioni del fallimento non sono chiare. Certo, le istituzioni addette ai soccorso stradali affermano che la “Rettungsgasse” funziona bene o addirittura molto bene. Sta di fatto che nei due terzi degli interventi si è verificato il caos, che ha rallentato il viaggio dei mezzi di soccorso, vuoi perché in autostrade con tre o più corsie (come si trovano alle periferie delle grandi città) gli automobilisti non sapevano come disporsi, vuoi perché gli automobilisti stranieri non avevano la più pallida idea di doversi far da parte per liberare un corridoio centrale, perché non erano informati della “Rettungsgasse” o non avevano capito come funzionava.

La critica della Corte dei conti si estende anche alle misure sanzionatorie da parte delle forze dell’ordine, non applicate allo stesso modo in tutti i Länder austriaci, con il risultato che in due anni sono state elevate soltanto 586 contravvenzioni e quasi tutte nell’area di Vienna.

Il giudizio della Corte dei conti è severissimo, ma non obbliga il governo e gli organi competenti a fare dietro front. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si vedrà se da parte del Ministero dei trasporti vi sarà un ravvedimento. Per il momento, dunque, la “Rettungsgasse” rimane in vigore.

 

NELLA FOTO, il cartello sulle autostrade austriache che indica il modo in cui disporsi in situazioni di emergenza, per lasciare libero ai mezzi di soccorso un corridoio centrale.

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“Corridoio di soccorso” in autostrada, bilancio fallimentare dopo due anni

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