Sabato 18 Maggio 2024

12.11.19 Vienna, Tribunale, Estibaliz C., baronessa del gelato 85_516I tempi della giustizia austriaca sono piuttosto rapidi, quasi fulminei, se raffrontati a quelli della giustizia italiana. Estibaliz Carranza, la gelataia viennese trentaquattrenne di origini ispano-messicane, rea confessa dell’uccisione del marito e dell’amante, fu arrestata dalla polizia italiana a Udine nel giugno dello scorso anno, in esecuzione di un ordine di cattura internazionale emesso dalle autorità austriache. Il processo a suo carico è iniziato meno di un anno dopo e si è concluso dopo solo quattro udienze, con la sentenza di condanna all’ergastolo e al ricovero in un manicomio criminale.

 

Nella prima giornata del processo è stata data la parola all’imputata, che, come abbiamo riferito tre giorni fa, ha reso piena confessione, raccontando con dovizia di particolari come avesse ucciso con un colpo di pistola alle spalle, a distanza ravvicinata, i suoi due sventurati compagni, come poi ne avesse sezionato i corpi in tanti pezzi con una sega elettrica, come li avesse riposti in sacchi di nailon, nascosti in cantina e poi occultati facendovi colare sopra del cemento. Non si è accontentata di ricostruire i crimini commessi, ha voluto parlare anche di quelli che aveva progettato e poi tralasciato di eseguire, perché le vicende della vita l’avevano allontanata casualmente dalle vittime designate. Come il suo primo compagno in Spagna, cui intendeva guastare i freni dell’auto per farlo schiantare o l’impianto termico in cantina, perché bruciasse vivo. Oppure come il suo primo datore di lavoro a Berlino, che voleva eliminare dando fuoco al suo ufficio con lui dentro.

 

Estibaliz Carranza era fatta così. Aveva un fascino speciale, che ammaliava gli uomini (lo ha ammesso anche il tassista che nel giugno scorso l’aveva portata con la sua auto da Vienna in Friuli, nel suo improbabile tentativo di fuga). Li conquistava, li teneva accanto a sé e quando dopo breve tempo se ne stancava non li abbandonava, come avrebbe fatto qualsiasi donna normale: doveva eliminarli fisicamente.

 

Perché aveva ucciso il marito Holger Holz e pochi mesi dopo il nuovo amante Manfred Hinterberger? La Carranza ha dato delle motivazioni che nella sua mente malata sarebbero dovute essere convincenti. Il primo non aveva voglia di lavorare e non la aiutava nella gestione della gelateria; per giunta, dopo il divorzio non voleva andarsene di casa e lo aveva sempre tra i piedi; il secondo la tradiva, frequentando altre donne. I giudici nella Corte d’assise non si sono lasciati convincere e hanno tenuto in seria considerazione la valutazione fornita in aula dalla psichiatra Adelheid Kastner, secondo la quale vi sarebbero state 31 probabilità su cento che la donna, se libera, potesse commettere nuovi omicidi nei prossimi dieci anni. Non sappiamo come la Kastner abbia potuto fare questi conti. La Corte le ha creduto, disponendo per la Carranza il ricovero in un manicomio criminale.

 

Il caso alle volte presenta singolari coincidenze. Capita rare volte che crimini così efferati siano commessi da una donna. Ma ancor più raro è il caso che le indagini su una simile vicenda siano condotte da un pubblico ministero donna, Petra Freh, che la corte dei giudici popolari sia presieduta da una donna, Susanne Lehr, che la psichiatra incaricata di scavare nel profondo della mente dell’imputata sia anch’essa una donna, Adelheid Kastner. Nessuno meglio di loro avrebbe potuto scrutare nell’animo malato di un’altra donna e trarne le conseguenze.

 

Nella foto, Estibaliz Carranza sul banco degli imputati della Corte d’assise di Vienna, in attesa della sentenza.

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