Sabato 18 Maggio 2024

22.05.22 Karin Knaissl e Vladimir PutinNessun Paese si è trovato così invischiato nelle maglie del potere politico ed economico russo come l’Austria. Ex cancellieri, ex ministri, ex di qualcosa sono stati sedotti dal “sistema Putin” e hanno accettato incarichi di prestigio e ben remunerati in colossi societari di quel Paese (ne avevamo riferito in questo blog il 23 febbraio scorso). Dopo l’aggressione dell’Ucraina da parte russa – chi prima, chi dopo – tutti hanno lasciato il loro incarico. Tutti meno una: Karin Kneissl, già ministra degli Esteri in quota Fpö (partito dell’estrema destra sovranista) al tempo del primo governo Kurz.

Kneissl era stata cooptata nel consiglio di amministrazione di Rosneft, holding petrolifera controllata dal Cremlino. Dopo 88 giorni di guerra è ancora lì, incollata al suo posto. È la sola austriaca tetragona a ogni sollecitazione a fare le valigie, ma non la sola al mondo. Un altro irremovibile è l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, rimasto imperturbabile alla presidenza della stessa Rosneft.

Ora nei confronti di entrambi il Parlamento europeo ha chiesto le sanzioni, ovvero il congelamento del loro patrimonio di cui dispongono sul territorio dell’Ue, né più, né meno di quanto è stato inflitto agli oligarchi complici della guerra di aggressione di Mosca.

Karin Kneissl era stata ministra degli Esteri dall’Austria dal 2017 al 2019 e di quel periodo l’unico ricordo che è rimasto impresso nella memoria degli austriaci è la sua festa di matrimonio, in un agriturismo di Gamlitz, nel sud della Stiria. Non per la celebrazione in sé, ma perché vi aveva preso parte anche Vladimir Putin, accompagnato da un coro di Cosacchi. Era stata la stessa Kneissl a invitarlo, durante un vertice a Mosca, forse convinta che lo “zar” non avrebbe accettato. Putin, invece, l’aveva presa in parola e nel giorno delle nozze si era presentato all’agriturismo stiriano e aveva addirittura fatto un giro di danza con la sposa.

Ma non è per un debito di riconoscenza per “tanto onore” che l’ex ministra non si decide ad andarsene da Rosneft. Karin Kneissl – che attualmente non vive più in Austria, ma nel sud della Francia – è fermamente convinta delle ragioni del Cremlino e lo ha dichiarato pubblicamente in un’intervista a Russia Today, emittente della propaganda di Mosca.

La risoluzione del Parlamento europeo non è immediatamente esecutiva. È più che altro una mozione che sollecita la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante per gli affari esteri, Josep Borrell, a iscrivere Kneissl e Schröder nella lista delle persone sanzionate.

ULTIMA ORA. Gerhard Schröder alla fine avrebbe ceduto alle pressioni e si sarebbe dimesso dalla presidenza di Rosneft, anche per la minaccia del suo partito, l’Spd, di espellerlo. Karin Kneissl rimane, invece, al suo posto.

 

NELLA FOTO, l’ex ministra Karin Kneissl con il presidente russo Vladimir Putin, durante un incontro a Vienna negli anni del primo governo Kurz. Sullo sfondo si intravvedono i soldati del battaglione della guardia, schierato per rendere gli onori all’ospite russo.

 

 

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