Sabato 18 Maggio 2024

20.01.26 Hans Peter Doskozil dopo vittoria in BurgenlandChe l’Spö (Partito socialdemocratico austriaco) dovesse vincere ieri le elezioni nel Burgenland era ampiamente previsto. Non era prevista, invece, una vittoria di tali dimensioni: quasi il 50 per cento dei voti. Significa che nel Land più orientale dell’Austria un elettore su due ha scelto l’Spö. Nessun sondaggista si era azzardato a fare una simile previsione. I sondaggi delle ultime settimane indicavano una forbice tra il 41 e il 43 per cento, vale a dire poco più dei voti ricevuti dall’Spö nelle precedenti elezioni del 2015 (41,92%).

Anche se tali pronostici fossero stati confermati, l’Spö si sarebbe considerato comunque soddisfatto. Una crescita sia pure modesta avrebbe almeno segnato una svolta in positivo, dopo un decennio di sconfitte elettorali consecutive a livello nazionale (meno 5,68% alle politiche dello scorso settembre), alle Europee e nei Länder. Ma un balzo in avanti dell’8 per cento cambia completamente lo scenario.

In primo luogo significa che l’Spö avrà la maggioranza assoluta in consiglio regionale (19 seggi sui 36 del Landtag) e quindi teoricamente potrebbe governare da solo nei prossimi 5 anni, senza il disturbo di dover cercare alleati. Ma, in secondo luogo e soprattutto, significa anche che la strada imboccata dai socialdemocratici del Land con la leadership di Hans Peter Doskozil è quella giusta, se si vogliono vincere le elezioni.

Doskozil è un esponente dell’ala destra nell’Spö, in disaccordo con la segreteria nazionale guidata dallo scorso anno da Pamela Rendi-Wagner. La sua strategia persegue due obiettivi. Il primo è quello tipico delle socialdemocrazie europee: fornire servizi sociali a chi vive in condizioni di disagio, una casa a chi non ce l’ha, un’assistenza sanitaria uguale per tutti e fare in modo che nessuno si senta abbandonato. Tra i provvedimenti del Land (di cui è diventato governatore alla fine del 2017, subentrando ad Hans Niessl), l’istituzione di un reddito minimo nella misura di 1.700 euro al mese.

Il secondo obiettivo è quello dei migranti e della sicurezza. Su questo fronte è più a destra dei partiti di destra. Con Doskozil i confini devono essere sigillati e chi li supera clandestinamente va arrestato e rispedito immediatamente indietro. Era stato proprio lui nel 2016, quando era ancora ministro della Difesa, a voler schierare gli autoblindo Pandur al Brennero.

Su questo secondo fronte Doskozil si era trovato in disaccordo con la segreteria nazionale e non aveva mai esitato a farlo sapere, tanto da essere considerato quasi un’alternativa a Rendi-Wagner. A chi gli chiedeva se fosse interessato a candidarsi alla guida del partito aveva sempre risposto di no, che per lui era importante solo il buon governo e il futuro del Burgenland. Dopo il risultato strabiliante di ieri le cose sono destinate a cambiare e la poltrona di Rendi-Wagner non appare più tanto stabile. Non per niente il titolo di apertura del sito web del “Kurier” era: “Un trionfo che potrebbe cambiare l’Spö”.

Il risultato provvisorio di ieri sera (ma che possiamo considerare ormai definitivo, dato che prende in considerazione anche i voti inviati per posta) dava all’Spö il 49,94%, con un distacco di quasi venti punti dal secondo partito, l’Övp, al 30,58%. I Popolari avevano stravinto tutte le ultime elezioni. Qui invece si sono dovuti accontentare di un +1,5%, segno che la marcia trionfale del loro giovane leader Sebastian Kurz sta incominciando a segnare il passo.

È andata molto male all’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranistsa, che ha perso oltre 5 punti, scendendo sotto la soglia del 10% (al 9,79). Era il previsto prezzo da pagare allo scandalo di Ibiza e delle spese pazze del suo ex leader Heinz-Christian Strache. E, da questo punto di vista, appare stupefacente la dichiarazione rilasciata ieri sera dallo stesso Strache, “divertito per il crollo dell’Fpö nel Burgenland”, come se non fosse proprio lui la causa di quel crollo. Ma evidentemente Strache vive in un “mondo parallelo”, avulso dalla realtà, come aveva dichiarato qualche giorno fa il segretario viennese del partito Dominik Nepp (lo avevamo scritto ieri in questo blog).

I Verdi hanno conservato il 6% abbondante che già avevano. Confidavano anch’essi in un aumento di consensi, sull’onda del successo elettorale nazionale, e nella possibilità di ottenere un terzo seggio nel Landtag (che avrebbe consentito loro di costituire un gruppo consiliare, con tutto ciò che ne deriva anche in termini di finanziamenti pubblici). Invece le loro speranze sono andate deluse e i consiglieri resteranno due.

Niente da fare per la Neos (Neues Österreich), il nuovo partito conservatore-liberale, già presente in 6 consigli regionali, oltre che in Parlamento. Confidava di superare la soglia del 4% ed entrare anche nel settimo Landtag, ma ha addirittura ha perso voti rispetto alle precedenti elezioni, scendendo all’1,72%.

Che dire del futuro governo del Land? Fino a prima del voto di ieri si potevano prendere in considerazione tre ipotesi, perché l’Spö avrebbe avuto i numeri per ripetere l’alleanza con l’Fpö, con cui ha governato negli ultimi 5 anni, oppure riproporre una “Grosse Koalition” con l’Övp o perfino tentare di allearsi con i Verdi, come già avviene con eccellenti risultati in altri Länder occidentali. La ripartizione dei seggi conferma queste tre possibilità: Spö 19 seggi, Övp 11, Fpö 4, Verdi 2. Ma se ne aggiunge una quarta: che l’Spö governi da solo.

 

NELLA FOTO, Hans Peter Doskozil, festeggiato dai compagni di partito dopo l’uscita dei primi exit poll che annunciavano il balzo in avanti dell’Spö.

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