Sabato 18 Maggio 2024

18.01.30 Viktor Orbán e Sebastina Kurz, Vienna, cancelleria - CopiaI treni stanno tornando di moda a livello politico. La prima visita all’estero la ministra degli Esteri austriaca, Karin Kneissl, l’aveva fatta a Bratislava, viaggiando su un treno locale (la capitale slovacca dista una sessantina di chilometri da quella austriaca). E ieri anche il capo del governo ungherese, Viktor Orbán, si è servito di un treno delle Obb, le ferrovie austriache, per la sua prima visita a Vienna.

Lo sappiamo, perché Orbán si è fatto riprendere in treno, mentre presenta il biglietto al controllore, e poi ha pubblicato il video sulla sua pagina Facebook. Giunto a Vienna, si è fatto fotografare al chiosco dei wurstel, dietro alla Staatsoper, per mostrarsi ai suoi “amici” in rete mentre intinge una salsiccia nella senape. Del resto, a che scopo viaggiare in treno e mangiare risparmiosi, se poi non lo si fa sapere in giro? Anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che è un maestro della comunicazione, quando va per il mondo vola in classe economica, badando bene di essere fotografato e di far pubblicare poi quelle foto.

Dopo aver placato l’appetito con i wurstel, Orbán è stato ricevuto da Kurz nel palazzo della cancelleria, che non dista molto dalla Staatsoper. Nella conferenza stampa che è seguita Kurz ha riferito di aver affrontato con il collega ungherese temi economici e questioni che riguardano l’Ue, in particolare quelli dell’immigrazione illegale, che va fermata per garantire la sicurezza all’Europa. Su questo fronte vi è piena intesa tra Vienna e Budapest. Kurz ha menzionato in proposito il supporto che la Polizia austriaca offre a quella ungherese nel controllo dei confini orientali.

Orbán ha confermato i buoni rapporti esistenti tra i due Paesi, in particolare sulla questione profughi. L’Ungheria e l’Austria – ha detto – hanno fatto molto per chiudere la rotta balcanica. Bloccare questa “migrazione di popoli” è necessario per difendere la propria cultura e quella dell’Europa e per “salvaguardare le proprie radici cristiane”.

Tra i due Paesi, tuttavia, non mancano motivi di attrito, che sono emersi anche nel colloquio di ieri. Vienna è contraria all’ampliamento della centrale nucleare ungherese di Paks (peraltro approvato dall’Ue), con finanziamenti e tecnologie russe. Budapest, dal canto suo, è irritata con l’attuale governo austriaco, che ha deciso di indicizzare i contributi alle famiglie dei lavoratori ungheresi. Gli assegni familiari destinati ai cittadini ungheresi che lavorano in Austria, ma con figli rimasti in patria, saranno versati non più nell’importo intero previsto per i beneficiari austriaci, ma in misura ridotta, proporzionata al costo della vita in Ungheria. In concreto, si tratta di 39.000 assegni incassati da famiglie residenti in Ungheria, per un importo annuo di 80 milioni, che con la riforma prevista dal nuovo governo di centrodestra sarà pressoché dimezzato.

Orbán non ne vuol sapere. Se i suoi concittadini lavorano in Austria e pagano le tasse in Austria è giusto che ricevano le stesse prestazioni sociali. Per far valere questo principio il capo del governo ungherese è pronto a denunciare l’Austria all’Ue. Perché, d’accordo l’amicizia, d’accordo la comune lotta contro i migranti, ma prima di tutto vengono i propri interessi (“Hungary first”). In fin dei conti è questo il connotato di tutti i governi di destra: ognuno fa gli affari suoi. Basti vedere come ragionano la destra austriaca e quella italiana sulla questione della doppia cittadinanza in Sud Tirolo.

Salutato Kurz, Orbán e la sua delegazione hanno avuto un breve incontro con il vescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn, e con l’ex cancelliere Wolfgang Schüssel. Nel tardo pomeriggio, infine, il capo di governo ungherese ha ricevuto nella sede dell’ambasciata del suo Paese il vicecancelliere Heinz-Christian Strache e il ministro per le infrastrutture Norbert Hofer, entrambi dell’Fpö.

 

NELLA FOTO, il premier ungherese Viktor Orbán, con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, alla conferenza stampa seguita all’incontro di ieri.

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