Sabato 18 Maggio 2024

18.01.30 Michael Ludwig e Michael HäuplLe elezioni in Bassa Austria di domenica hanno calamitato la nostra attenzione, facendoci perdere di vista il quasi contemporaneo congresso dell’Spö di Vienna, non meno importante. Riguarda infatti il partito che ha governato ininterrottamente la capitale austriaca dal 1919, vale a dire dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi (salve, ovviamente, le parentesi fascista e nazista, nelle quali l’Spö era fuorilegge e i suoi esponenti erano in carcere). Se Vienna oggi è quella che è – con la sua imponente edilizia residenziale pubblica, i suoi efficienti mezzi di trasporto urbano, i suoi ospedali, i suoi asili nido, le sue istituzioni culturali – lo si deve all’impronta che hanno dato alla città i suoi amministratori socialdemocratici.

In quasi un secolo di “Vienna rossa” l’Spö ha potuto contare quasi sempre su una maggioranza assoluta. Così almeno fino al 2005. Nelle due ultime tornate legislative la soglia del 50% non era stata più superata e l’Spö aveva governato e governa attualmente in coalizione con i Verdi.

Il congresso dell’altro giorno segna una svolta nella storia del partito, che per la prima volta è apparso spaccato in due: da una parte i “compagni” classici, come li conosciamo anche in Italia; dall’altra l’ala più pragmatica e meno legata ai valori della socialdemocrazia (ragion per cui i suoi esponenti sono definiti “Realo” o anche “Rebellen”, perché si sono ribellati alla gestione che l’Spö ha avuto fin qui).

Le ragioni di dissenso tra le due componenti sono molteplici, ma il fattore deflagrante è stato il fenomeno migratorio, soprattutto dopo gli arrivi massicci del 2015. L’Spö del sindaco in carica e presto dimissionario, Michael Häupl, aveva seguito la politica dell’accoglienza, nello spirito della socialdemocrazia, storicamente solidale. Non tutti però erano d’accordo. Non lo erano soprattutto i “compagni” che vivono dei quartieri popolari delle periferie, che hanno cambiato fisionomia a causa dell’arrivo di tanti stranieri.

Facile sostenere la “Willkommenskultur” per chi abita nel primo distretto o nei quartieri residenziali d’élite, dove gli stranieri non si vedono. Meno facile, invece, per chi deve interloquire ogni giorno con persone che non parlano il tedesco, appartengono ad altre culture, sono viste come pericolosi concorrenti nei lavori meno pagati.

Nel congresso dell’altro giorno queste due facce della socialdemocrazia viennese erano ben evidenti negli oltre mille delegati riuniti in un salone del quartiere fieristico del Prater. Da una parte i sostenitori del candidato (alla successione di Häupl) Andreas Schieder, capogruppo dell’Spö al Parlamento, esponente dell’ala tradizionale del partito; dall’altra gli abitanti delle periferie, sostenitori di Michael Ludwig, assessore all’edilizia abitativa in carica e fautore di una politica di freno all’immigrazione, non meno rigorosa di quella che sta attuando l’attuale governo di centrodestra.

Due mondi contrapposti, in un partito che ormai stenta a trovare le ragioni per tenere unite le sue componenti. Al voto congressuale è prevalsa l’ala dei “realo” di Ludwig, quella che vorrebbe rimandare a casa loro gli immigrati. Ha vinto con il 57%. Ludwig è da subito il nuovo leader del partito e nei prossimi mesi, probabilmente a maggio, subentrerà anche a Häupl come nuovo sindaco di Vienna.

Il suo avversario Schieder si è congratulato a denti stretti con lui e gli ha assicurato il suo sostegno. È ciò che anche il sindaco ormai a “tempo determinato” Häupl aveva esortato a fare: chiunque vinca, tutto il partito dovrà poi appoggiarlo.

È un bel dire: con un risultato quasi fifty-fifty sarà ben difficile che l’Spö viennese resti compatto. Lo si vedrà non appena Ludwig prenderà le redini del Comune e incomincerà a prendere i primi provvedimenti nei confronti dei profughi in materia di alloggi, scuole, asili nido, contributi sociali. Sarà un test di prova di tenuta di un partito fino a ieri monolitico, almeno a Vienna. I conti veri si faranno poi alle elezioni comunali del 2020.

 

NELLA FOTO, il nuovo leader del Partito socialdemocratico viennese, Michael Ludwig, a sinistra, con il suo predecessore (e ancora per un po’ sindaco di Vienna), Michale Häupl.

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