Sabato 18 Maggio 2024

x 07.04.06 Tavagnacco, Hypo Italia sede 1Il 3 aprile si sciopera a Hypo Bank. L’astensione dal lavoro è stata proclamata dalle organizzazioni sindacali per l’intera giornata e a livello nazionale. Si tratta di una decisione clamorosa, che non ha precedenti nella storia dell’istituto – dove finora mai si era scioperato – e che conferma, se mai qualcuno avesse ancora dei dubbi, quanto siano compromessi i rapporti tra sindacati e direzione aziendale. Significativo il fatto che lo sciopero sia stato proclamato da tutte le quattro rappresentanze sindacali, anche dalla Fiba-Cisl, che pure non aveva partecipato al tentativo di conciliazione tra le parti nella sede Abi di Milano (ma che poi avrebbe spiegato trattarsi di un disguido e non di un’assenza voluta).

 

Le ragioni della protesta sono note. Il trasferimento di patrimonio e personale da Hypo Bank a Hypo Leasing sarebbe avvenuto senza che si conoscesse il “piano industriale” (cioè senza un documento scritto che spiegasse con chiarezza che cosa si andava a fare nella nuova società) e senza indicare i criteri con cui erano stati selezionati gli 80 “giovani e forti” trasferiti. Soprattutto senza garanzie sulla tutela dei livelli occupazionali che i sindacati ritenessero sufficienti.

 

Da allora sono passate soltanto poche settimane e Hypo Leasing già sta perdendo metà della sua truppa. Hypo Leasing è una società italiana che ha quale unico azionista la holding carinziana. Ad essa Hypo Bank Italia ha scaricato i suoi “non performing loans” per un valore d’inventario di 800 milioni di euro, per rendersi in questo modo più appetibile sul mercato dei potenziali acquirenti. Era una società “in sonno” – cioè legalmente costituita e registrata, ma senza personale e non operativa – che è stata risvegliata proprio per questa “mission”.

 

Oltre ai “no performing loans”, Hypo Bank le ha trasferito anche 80 dipendenti, senza che fossero consultati. La metà di essi (erano 39 qualche giorno fa, ma ora potrebbero essere di più) hanno impugnato il trasferimento. Si tratta di un passo necessario, per impedire che dopo 60 giorni il passaggio diventi irrevocabile. Ora avranno tempo e modo di rivolgersi al giudice del lavoro, per chiedere di essere reinseriti nell’aziende per cui lavoravano prima: la banca. Dovrebbero dimostrare in sede giudiziaria che non si è trattato di una reale cessione di ramo d’azienda e che i nuovi compiti ad essi affidati non hanno alcuna attinenza con ciò che facevano prima.

 

Frattanto, per conoscere meglio i termini della vertenza, la Commissione attività produttive del consiglio regionale ha convocato i sindacati per un audizione il 27 marzo. La Regione non può mettere il becco nelle faccende di Hypo Bank, ma il fatto che il massimo organo legislativo regionale voglia sentire la voce delle maestranze assegna una valenza politica a una vicenda che finora era soltanto aziendale.

Lascia un commento