Sabato 18 Maggio 2024

19.02.21 Foreign fighters IsisDonald Trump chiede ai Paesi europei di farsi carico dei foreign fighters catturati in Siria. Parla di 800 prigionieri. Forse il numero non corrisponde alla realtà, perché come sempre il presidente Usa non lo ha comunicato in un documento ufficiale, redatto con l’ausilio del suo staff, ma in un twitt scritto di getto e probabilmente con qualche approssimazione. I prigionieri, dunque, potrebbero essere di più o anche di meno.

Sono quel che resta delle migliaia di volontari, per lo più giovani, partiti dall’Europa per combattere sotto la bandiera del Califfato. Provengono in gran parte da Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito. Il contributo dell’Italia è stato insignificante. A sorpresa, invece, nell’elenco troviamo l’Austria: un centinaio di quegli 800 foreign fighters catturati e ora tenuti prigionieri nella regione settentrionale della Siria, controllata dai curdi, provenivano proprio da qui.

All’origine erano oltre 300 (per la precisione 317, secondo il rapporto pubblicato dall’Ufficio federale austriaco per la tutela della Costituzione e la lotta al terrorismo, relativo al 2017). Nel frattempo 94 hanno avuto un ripensamento e hanno fatto marcia indietro, 55 sono stati uccisi, 59 starebbero ancora combattendo. Ne rimangono quei cento o poco più trattenuti in un campo di prigionia, che ora Trump vorrebbe che fossero ripresi dall’Austria.

Se ne discute in questi giorni a Vienna non soltanto perché la richiesta del presidente Usa è recentissima, ma anche perché proprio in questi giorni il cancelliere austriaco Sebastian Kurz si trova a Washington, dove sta avendo incontri con vari esponenti del governo Usa e dove ieri sera era ospite a cena da Trump. È probabile che tra un piatto e l’altro i due abbiano affrontato anche questo tema.

La posizione dell’Austria è nota, nel senso che… non esiste ancora alcuna posizione. L’orientamento del cancelliere austriaco è per il rifiuto. “Io vedo la cosa come la Francia, la Danimarca e la Gran Bretagna – ha dichiarato – Ritengo infatti che la protezione della nostra popolazione abbia la massima priorità, soprattutto nei confronti di persone che si sono macchiate di gravi crimini”. Insomma, Kurz preferirebbe lasciare i cento prigionieri “austriaci” al loro destino.

Ma la ministra degli Esteri, Karin Kneissl, la pensa diversamente. Qui entra in gioco “l’obbligo di protezione consolare” che uno Stato è tenuto a fornire ai suoi cittadini all’estero. Certo, la cittadinanza può essere revocata nei confronti di chi si è arruolato in un esercito straniero, ma mancano i presupposti giuridici per toglierla a chi ha aderito a un’organizzazione terroristica, qual è l’Isis.

Dei cento foreign fighter giunti dall’Austria e ora prigionieri soltanto un terzo avrebbe la cittadinanza; tutti gli altri si trovavano in Austria a diverso titolo, ma senza averne la cittadinanza. Attualmente le autorità austriache si stanno occupando del rimpatrio di una viennese partita per la Siria nel 2014, quando aveva 16 anni. Là si era sposata con un combattente dell’Isis, da cui ha avuto un figlio. Recentemente Thomas Schmidinger, analista politico austriaco, ha visitato tre campi di prigionia curdi, dove ha incontrato due altre giovani donne, con tre bambini, provenienti dall’Austria. Ce ne sarebbe anche una terza, anch’essa nel frattempo diventata madre.

Sul piano del diritto internazionale, cui fa riferimento la ministra Kneissl, l’Austria dovrebbe farsi carico almeno dei suoi cittadini. Ma anche questa tesi viene contraddetta dal ministero della Giustizia. Nel corso delle indagini di polizia su austriaci che negli scorsi anni erano partiti per unirsi all’Isis, la magistratura aveva emesso nei loro confronti ordini di cattura internazionale. Ora che questi austriaci sono stati catturati – o almeno alcuni di questi sono stati catturati – lo Stato deve riprenderseli e processarli. Altrimenti che senso avrebbe aver emesso quegli ordini di cattura?

Insomma, cancelleria e ministeri vari cercano di scaricare uno sull’altro la patata bollente. C’è il timore per il ritorno di questi fanatici islamici. Se erano accorsi a dar man forte ai tagliatori di teste, potrebbero continuare la loro battaglia in patria. La guerra in Siria è quasi finita, ma potrebbe riprendere in Europa con azioni terroristiche.

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