Sabato 18 Maggio 2024

15.11.25 samra-kesinovic copiaGuardate il volto di questa ragazza di 17 anni. Pensereste che sia una terrorista o comunque una combattente dell’Is? Nemmeno alla lontana. Non porta il velo, ostenta fiera la sua bellezza, ha gli occhi e le labbra leggermente truccati. I genitori sono di origine bosniaca, ma lei è nata e cresciuta a Vienna, ha frequentato le scuole viennesi, parla solo il tedesco ed è perfettamente integrata nella società austriaca. Se non si chiamasse Samra Kesinovic, la considereremmo tutti una austriaca doc e non ci stupiremmo di incontrarla per la strada con addosso il Dirndl.

Eppure un bel giorno – o un brutto giorno – Samra sente il richiamo irresistibile della jihad, la guerra santa. Accade nell’aprile dello scorso anno. Scompare senza avvertire nessuno assieme all’amica Sabina Selimovic, che ha un anno meno di lei. Entrambe lasciano una lettera per i genitori. Il testo è lo stesso: dicono di voler combattere per l’Islam, dando ai familiari l’arrivederci in paradiso. “Non cercateci – scrivono – noi vogliamo servire Allah e morire per lui, se necessario”.

Samra e Sabina lasciano l’Austria in aereo, con destinazione Ankara. Dalla capitale turca si trasferiscono ad Adana, nel sud del Paese. Lì le loro tracce scompaiono, per apparire però non molto dopo nei video e nelle foto diffuse dall’Is. Indossano il burqa e imbracciano il kalashnikov. La raffinata strategia di comunicazione dei tagliagole se ne serve per farne le “ragazze immagine” del califfato.

Ma non tutto va secondo le previsioni. Qualche tempo dopo la sua scomparsa Samra riesce a far pervenire un messaggio alla sorella, di due anni maggiore. La sua visione della “guerra santa” non è più la stessa. “Nessuno deve venire in Siria – scrive – Qui c’è pericolo. Quasi ogni notte dobbiamo cambiare alloggio, spostarci da un luogo all’altro, mentre le pallottole ci volano accanto”.

Secondo un esperto del comitato anti terrorismo del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Sabina sarebbe stata uccisa già un anno fa. Della sorte della sua sventurata amica c’è ora la testimonianza di una ragazza tunisina, che aveva deciso anch’essa nella primavera dello scorso anno di unirsi all’Is e che per qualche tempo aveva vissuto assieme alle due viennesi. Secondo il racconto della giovane, riuscita fortunosamente a fuggire dalla Siria e a far ritorno in patria, anche Samra sarebbe morta.

La giovane viennese, che nella sua avventura siriana avrebbe anche dato alla luce un bambino, sarebbe stata uccisa mentre tentava di scappare da Raqqa. Samra si sarebbe pentita della sua scelta jahadista, provava orrore per le uccisioni quotidiane e ingiustificate di gente innocente e aveva deciso di tornare a casa. I combattenti dell’Is se ne sarebbero accorti e l’avrebbero ammazzata a colpi di martello.

La notizia, presente ieri nei siti web di informazione, era accompagnata da commenti sprezzanti e crudeli di molti lettori, del tipo “se la sono andata a cercare”, “un risparmio per i contribuenti austriaci”. Ma, avendo sotto gli occhi la foto di Samra, che certamente non apparteneva all’ala fondamentalista dell’Islam austriaco, non si può fare a meno di chiedersi che cosa l’avesse convinta ad abbandonare la sua tranquilla vita viennese per un’esperienza cosi sconvolgente e se non sia essa stessa una vittima, prima che una complice, della seduzione e della violenza jihadista.

 

NELLA FOTO, Samra Kesinovic, 17 anni, viennese di genitori profughi dalla Bosnia.

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