Sabato 11 Maggio 2024

16-11-09-vienna-premio-lamarr-da-dx-jorg-leichtfried-e-alberta-bonanni-copia-copiaÈ un’italiana la vincitrice del Premio “Hedy Lamarr”, massimo riconoscimento austriaco nel campo delle invenzioni e della ricerca. È stato assegnato ad Alberta Bonanni, una scienziata di Udine, che insegna fisica dei semiconduttori e nanotecnologia nel Dipartimento di fisica dello stato solido dell’Università “Johannes Kepler” di Linz, dove dirige anche un team internazionale di ricerca, composto da 12 dottorandi. Con questo gruppo si occupa dello studio delle proprietà dei cristalli semiconduttori. Ed è stato proprio con questi suoi collaboratori che un bel giorno Alberta Bonanni ha scoperto ciò che meno se l’aspettava. “Capita spesso così nella ricerca – osserva la scienziata – Si trova a sorpresa qualcosa di diverso e di meglio di ciò che si cercava. Per questo la scienza non è mai noiosa”.

Nei laboratori di Linz stavano tentando di produrre un semiconduttore ferromagnetico in grado di funzionare a temperatura ambiente. È un settore in cui si sta lavorando da una decina d’anni in tutto il mondo. È stato scoperto, invece, un nuovo laser a led.

Alberta Bonanni cerca di spiegarlo con parole semplici al giornalista che non se ne intende di fisica: “Noi usiamo tutti i giorni i led. Ormai stanno sostituendo le lampadine tradizionali di casa, anche quelle alogene. Quasi tutti i led sono a base di nitruro di gallio, che funziona bene per l’illuminazione e nei raggi ultravioletti. Per produrre laser nell’infrarosso, invece, si devono usare ancora materiali che possono essere nocivi per l’ambiente e per la salute. Noi abbiamo ora scoperto che utilizzando sempre nitruro di gallio possiamo avere anche emissioni all’infrarosso. Questo materiale presenta il vantaggio di essere resistente alle alte temperature e alle radiazioni. Può essere usato quindi anche nello spazio. Ma vi sono già altre applicazioni, per esempio, nella medicina e nelle telecomunicazioni”.

È per questa importante scoperta che Alberta Bonanni ha ricevuto il premio “Lamarr”, che porta il nome di una singolare donna austriaca, costretta dal nazismo a fuggire negli Usa, dove divenne negli anni ’40 una diva del cinema di Hollywood. La singolarità della sua biografia è che, mettendo a frutto le  competenze acquisite negli studi universitari di ingegneria, seguiti quand’era ancora a Vienna, sviluppò un sistema di guida a distanza per siluri, il cui meccanismo di codifica delle informazioni è usato ancor oggi nella telefonia e nelle reti wireless. È questa la ragione per cui il Ministero austriaco per le Infrastrutture (che ha competenza anche nel campo della ricerca e dell’innovazione) ha intitolato all’attrice-inventrice austriaca costretta all’esilio il suo massimo riconoscimento per l’innovazione.

Il premio, consistente in un cubo con la silhouette di Hedy Lamarr ritagliata su una faccia, è stato consegnato ad Alberta Bonanni dal ministro Jörg Leichtfried e dal figlio della Lamarr, Anthony Loder, giunto apposta dagli Stati Uniti. La cerimonia si è svolta nel giorno anniversario della nascita di Lamarr ed è stata ospitata nelle Sophiensäle, lo splendido palazzo in stile Secession della Landstrasse, da poco interamente restaurato dopo un devastante incendio del 2001.

Alla selezione per il premio erano stati segnalati al Ministero altri cento lavori scientifici. Il fatto che sia stato scelto quello di una scienziata italiana riapre il discorso sui “cervelli in fuga” dal nostro Paese. Alberta Bonanni, tuttavia, non vuole essere considerata tra questi. Dopo gli studi al liceo classico Stellini di Udine e all’Università di Trieste, dove si è laureata in fisica, se n’era andata a lavorare in un istituto dell’Università del Minnesota, negli Usa. “Ma a quel tempo – ricorda – non ero partita perché qui non vi fosse la possibilità di lavorare. Non so se vi fosse,  ma io volli andarmene perché desideravo fare esperienza in un importante centro di ricerca all’estero, volevo vedere il mondo, volevo provare a vivere da sola. Ma sempre con l’idea che poi sarei ritornata”.

Le circostanze della vita, invece, l’hanno portata a Linz. “Pensavo di fermarmi solo due anni, invece ci sono rimasta”. La sua vita è ormai nel capoluogo dell’Alta Austria, dove ha trovato marito, lui pure docente alla “Kepler”. Ha due figli maschi di 14 e 11 anni. A Udine sono rimasti la mamma (il padre è morto molti anni fa) e il fratello Giuliano, regista. “Il lavoro mi impegna molto e non torno spesso a casa, ma ogni anno faccio almeno due settimane di vacanza in Italia con la mia famiglia”. Le cose che rimpiange di più del Friuli? “Il cibo e soprattutto il mare”.

 

NELLA FOTO, la scienziata udinese dell’Università di Linz, Alberta Bonanni, con in mano il premio “Hedy Lamarr”. Accanto a lei, il ministro per le Infrastrutture e l’Innovazione, Jörg Leichtfried.

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