Sabato 18 Maggio 2024

22.04.11 Danielle Spera (Museo ebraico) e Stefano Beltrame - CopiaSi tornerà a parlare a Vienna dei circa 12.000 ebrei austriaci che nel corso della seconda guerra mondiale riuscirono a sottrarsi allo sterminio nazista, grazie alle navi del Lloyd Triestino, che li trasportarono a Shanghai, salvando loro la vita. Questa straordinaria vicenda, ancora poco conosciuta, era stata al centro di un convegno svoltosi in gennaio all’Istituto italiano di cultura. Il titolo era “Vienna-Trieste-Shanghai. Un viaggio della memoria”.

Sarà riproposta il prossimo anno al Museo ebraico di Vienna, in occasione della commemorazione della Giornata della memoria. Ne hanno discusso in questi giorni l’ambasciatore d’Italia a Vienna, Stefano Beltrame, e la direttrice del museo, Danielle Spera. L’idea – ci ha spiegato l’ambasciatore – è di ripetere in scala maggiore il convegno dello scorso gennaio, organizzato in collaborazione con il prof. Maurizio Eliseo, di Trieste.

Il Museo ebraico di Vienna aveva già dedicato negli anni scorsi una grande mostra al ghetto di Shanghai, dove avevano trovato rifugio migliaia di ebrei in fuga dall’Europa, ma il contributo italiano a quella storia, ovvero il passaggio in nave da Trieste a Shanghai, è ancora relativamente poco noto e merita di essere raccontato al grande pubblico.

I 12.000 austriaci, soprattutto viennesi, che in questo modo poterono salvarsi dalla deportazione nei campi di sterminio, ebbero modo di imbarcarsi sulle navi del Lloyd a Trieste e a Genova, benché anche in Italia fossero già in vigore dal 1938 le leggi razziali.

Le concessioni internazionali di Shanghai erano allora l’unico porto al mondo che consentiva l’accesso senza visto e il Lloyd Triestino garantiva il collegamento di linea con i suoi celebri transatlantici. Nonostante la Cina fosse in guerra con il Giappone, Shanghai era considerata la “perla d’Oriente” e vi viveva già una piccola, ma influente comunità sefardita che prestò assistenza ai rifugiati in arrivo dall’Europa.

Nel 1943 i giapponesi confinarono i rifugiati ebrei in un’area cittadina che divenne, di fatto, l’ultimo ghetto della storia. La vicenda ebbe un lieto fine, poiché nessuno dei rifugiati ebrei di Shanghai perse la vita. Dopo la guerra alcuni tornarono in Austria, molti emigrarono in Israele ed altri negli Stati Uniti.

Al convegno di gennaio all’Istituto italiano di cultura uno dei relatori era stato Clemens Jabloner, docente di teoria legale all’Università di Vienna ed ex vicecancelliere, discendente di rifugiati ebrei a Shanghai. Nell’occasione aveva preso la parola anche l’ambasciatore Beltrame, che dal 2014 al 2018 era stato Console generale d’Italia a Shanghai.

 

NELLA FOTO, l’ambasciatore italiano a Vienna, Stefano Beltrame, con la direttrice del Museo ebraico, Danielle Spera.

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