Sabato 18 Maggio 2024

13.05.14 Tibor A., ungherese, ospedale di ViennaTibor A., 37 anni, ungherese, è stato vittima di un infortunio sul lavoro che, per le circostanze che lo hanno accompagnato, la Settimana enigmistica avrebbe collocato senza esitazione nella sua storica rubrica “strano ma vero”. Tibor è operaio di un’azienda per la lavorazione della ghiaia di Purbach, località del Burgenland. Ogni giorno per recarsi al lavoro deve percorrere in auto i pochi chilometri che lo separano dalla sua abitazione, in Ungheria, a Purbach, in territorio austriaco.

 

Suo compito è manovrare un nastro che trasporta la ghiaia fino a un setaccio, dove avviene la separazione dei sassolini, a seconda delle dimensioni. L’infortunio è avvenuto quando uno di questi si è incastrato negli ingranaggi del nastro trasportatore. Tibor ha afferrato una stanga per rimuoverlo. C’è riuscito, ma quando gli ingranaggi hanno ripreso a muoversi, vi è rimasto impigliato con il braccio, che gli è stato reciso di netto all’altezza del gomito.

 

L’operaio, nonostante il sangue gli uscisse a fiotti dal moncone, non si è lasciato prendere dal panico. Trovandosi in quel momento solo, non ha potuto chiedere aiuto a nessuno e ha pensato così di salire sulla sua auto, per correre in ospedale. Era già al volante quando gli è sembrato che fosse opportuno portare con sé anche l’avambraccio amputato, perché forse glielo avrebbero potuto riattaccare. Ha fatto così dietro front ed è risalito sul cumulo di ghiaia a recuperare l’arto, che ha deposto nel bagagliaio (“perché potesse stare più al fresco”, ha spiegato più tardi).

 

Poi via di corsa verso l’ospedale più vicino, quello di Eisenstadt, capoluogo del Burgenland, girando il volante e cambiando le marce con il solo braccio funzionante. Arrivato al pronto soccorso, l’operatore non gli ha permesso di entrare, perché di lì potevano passare soltanto le ambulanze. Non si era accorto della mutilazione del conducente, perché si trovava al centralino, collegato all’ingresso soltanto con una videocamera. Tibor non ha perso tempo a insistere. Retromarcia veloce e via verso il parcheggio pubblico, dove, per far alzare la sbarra, ha dovuto prima ritirare il tiket ed esporlo sul parabrezza. Sempre con il solo braccio che gli era rimasto.

 

Il suo martirio è finito subito dopo, allorché i medici dell’ospedale si sono resi conto allibiti della drammaticità della sua situazione, lo hanno “stabilizzato” e, quindi, non avendo quel piccolo ospedale le competenze per ricucire un avambraccio amputato, lo hanno spedito con l’elicottero a Vienna. Nell’ospedale della capitale l’intervento è perfettamente riuscito e già il giorno successivo l’operaio ungherese era in grado di parlarne compiaciuto con i suoi familiari.

 

Strano, ma vero.

 

Nella foto, l’operaio ungherese Tibor A. nell’ospedale di Vienna dove gli è stato riattaccato il braccio destro amputato.

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