Lunedì 20 Maggio 2024

15.10.15 Gorizia, piazza Vittoria (già piazza Grande, Travnik, Hauptplatz), cartolina di fine '800 - CopiaQualche volta per conoscere una città conviene incominciare dai cimiteri e leggere i nomi incisi sulle lapidi. Quelli del cimitero di Gorizia raccontano la storia di una città multietnica e complessa, e perciò più ricca e interessante. Sono nomi tedeschi, sloveni e italiani. Talvolta, prestando un po’ di attenzione, ci si accorge che anche i nomi italiani non erano sempre stati italiani. Erano anch’essi sloveni o tedeschi ed erano diventati italiani con un semplice aggiustamento della desinenza.

Quella coabitazione di etnie diverse era stata considerata per lungo tempo, nel secolo dei nazionalismi, un handicap, mentre invece era una ricchezza. Se Gorizia è quello che è, lo si deve proprio al suo patrimonio multiculturale, di cui è debitrice a 400 anni di appartenenza alla Casa d’Absburgo. I tentativi nell’ultimo secolo di farne una città a una sola dimensione non sono riusciti a cancellare il prezioso retaggio del passato.

A quel passato, così importante anche per la Gorizia di oggi, è dedicata la mostra “Absburgo. Quattro secoli di governo di una contea di confine. 1500-1918”, curata da Marina Bressan e Marino De Grassi. Promossa dal Comune di Gorizia, l’esposizione è organizzata dal Centro studi turismo e cultura di Gorizia, con la collaborazione dell’Associazione nazionale Italia-Austria.

Sono oltre 400 gli oggetti proposti negli ampi spazi del Museo di Santa Chiara, su tutti i tre piani disponibili dell’edificio. Il comunicato diffuso dagli organizzatori, da cui ricaviamo le righe che seguono, precisa che tutto il materiale esposto è originale e proviene esclusivamente da collezioni private della città, della provincia e della regione, con la sola eccezione di alcuni documenti che appartengono all’Archivio storico del Comune.

Si tratta di dipinti, xilografie, incisioni all’acquaforte, disegni acquerellati, manoscritti, manifesti, bandi, libri e giornali  in lingua italiana, slovena e tedesca, documentano la complessità e l’originalità delle vicende che hanno segnato oltre quattro secoli di storia della contea, con speciale attenzione ai fatti del capoluogo, Gorizia, che proprio sotto gli Absburgo assunse il suo ruolo di città di confine.

L’impianto della mostra è cronologico e legato alla politica di tutti gli imperatori che si succedettero sul trono degli Absburgo dal 1500 alla fine del primo conflitto mondiale. Da Massimiliano I e Carlo V, quindi, a Francesco Giuseppe e a Carlo, l’ultimo imperatore.

La storia del nostro territorio viene così inserita nei grandi eventi europei attraverso la Casa d’Absburgo e pure grazie al ruolo che svolsero al servizio dei sovrani alcuni insigni esponenti della nobiltà locale, quali Sigmund Herberstein, Francesco della Torre, Giovanni Cobenzl, solo per citare alcuni protagonisti del Cinquecento. Ma, seppur per citazioni visive, tutti i fatti fondamentali che distinsero la città e la contea sono ricordati e citati. Tra questi la formazione di un ceto nobiliare non ricco, ma colto, l’insediamento di numerosi ordini religiosi in funzione antiluterana, di cui alcuni divennero importanti istituzioni di formazione e cultura, quali i gesuiti, la guerra di Gradisca con la Serenissima, la crescita e lo sviluppo urbano della città, il felice periodo di Maria Teresa e le tensioni provocate dalla politica del figlio, Giuseppe II, soprattutto in campo ecclesiastico, la nascita dell’Arcidiocesi, la bufera napoleonica, il quasi silenzioso 1848 e la successiva nascita dei grandi fermenti nazionali italiani e sloveni. L’eccezionale fioritura giornalistica che ne conseguì, l’importante collegamento ferroviario con il Centro Europa nel 1860, con la Ferrovia Meridionale, che impose un riassetto urbanistico moderno e ancora oggi pregiato (corso Italia), e il più tardo ma rapido collegamento via Transalpina nel 1906. Questi e numerosi altri eventi sono documentati nella mostra.

La rassegna è sostenuta dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Gorizia, con il concorso della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia e dell’azienda agricola Matteo Braidot.

La mostra sarà inaugurata domenica, alle 17.30, nel Museo di Santa Chiara, in corso Verdi, a Gorizia, ma sarà visitabile già dalle 10.30 e fino alle 19. Gli orari di apertura in seguito saranno, ogni venerdì e sabato, 10.30-13.00 e 15.30-19.00, e alla domenica con orario continuato. Ingresso gratuito. Chiusura il 31 gennaio 2016.

 

NELLA FOTO, piazza Grande, a Gorizia, in una cartolina di fine ‘800. La monarchia multietnica e tollerante degli Absburgo consentiva che la denominazione italiana fosse accompagnata da quella tedesca e slovena, Hauptplatz e Travnik. Dopo l’annessione all’Italia fu ribattezzata unicamente piazza della Vittoria.

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