Domenica 2 Giugno 2024

Da chi trasse ispirazione Gustav Klimt per realizzare i suoi capolavori sulla tela? I primi dipinti per il Kunsthistorisches Museum, per il Burgtheater, per l’Università (questi ultimi, peraltro, rimasti soltanto a livello di bozzetti) nascono chiaramente dalla tradizione pittorica del tempo e proprio per questo vengono definiti accademici. Ma le opere realizzate in età matura, quando ormai Klimt aveva rotto con l’accademismo, divenendo il padre della Wiener Secession, furono tutte invenzioni di testa sua o trassero ispirazione da altri artisti coevi?

Difficile immaginare un Klimt isolato dal resto del mondo in una specie di bolla. Le contaminazioni ci sono sempre state nella storia dell’arte, basti pensare alle “italienische Reise” dei grandi maestri europei, da Rubens a Dürer, che scendevano in Italia per conoscere le opere degli “antichi maestri”. Anche Klimt aveva viaggiato e quasi certamente aveva conosciuto “colleghi” in Germania, in Francia, in Italia e in tante altre regioni dell’impero asburgico, che a quel tempo era quasi un continente per conto suo, all’interno del continente Europa.

Su queste ipotetiche o reali relazioni di Klimt indaga ora il Museo del Belvedere di Vienna, con una mostra allestita in collaborazione con il Van Gogh Museum di Amsterdam, che aprirà i suoi battenti il 3 febbraio nel Castello Inferiore. Quali opere di Vincent Van Gogh aveva conosciuto Klimt? Quali di Henri Matisse?

Nel formulare queste domande, i curatori della mostra si sono dovuti porre nella situazione di un secolo fa, quando la fotografia era ancora una rarità, così come le riviste illustrate. Oggi, con internet, ognuno ha il mondo in casa. Con pochi clic si possono sfogliare i cataloghi dei principali musei, senza muovere un passo e senza spendere nulla. Ma cento anni fa? Come avrebbe potuto Klimt conoscere i dipinti dei suoi colleghi di quel tempo?

La mostra del Belvedere – dal titolo “Klimt. Ispirato da Van Gogh, Rodin, Matisse…” – indaga su queste probabili contaminazioni, affiancando opere del padre della Secession con altre opere di Lawrence Alma-Tadema, Margaret Mcdonald-Mackintosh, Jan Toorop, Claude Monet e soprattutto di Auguste Rodin, Henri Matisse e Vincent Van Gogh. Come questi artisti hanno ispirato Klimt? Come l’artista viennese ha saputo tradurre questi influssi nel proprio linguaggio stilistico?

Sono domande a cui non è stato semplice dare risposta. La mostra del Belvedere nasce da un ampio progetto di ricerca, a cui hanno lavorato fianco a fianco il museo di Vienna e quello di Amsterdam, con l’obiettivo di verificare quali opere dell’arte moderna internazionale di inizio ‘900 fossero state esposte o collezionate a Vienna in quegli anni.

A questo scopo sono stati analizzati programmi e cataloghi dei più importanti luoghi espositivi del tempo a Vienna, come la Secession e la galleria Miethke; ma anche istituzioni minori o collezioni private, come quelle di Carl Reininghaus o della famiglia Wittgenstein. In più sono state fatte ricerche sulle pubblicazioni del tempo e suoi viaggi compiuti da Klimt, legati in qualche modo alla visita di mostre o gallerie in altri Paesi d’Europa.

Insomma, la mostra che sta per aprirsi al Belvedere non si limita a suggerire casuali analogie estetiche tra i pittori del tempo di Klimt, messi a confronto tra loro (in tutto si potranno vedere 90 opere, tra dipinti, disegni e sculture), ma si propone come il risultato di una puntigliosa indagine. I curatori dell’esposizione – Markus Fellinger, del Belvedere, ed Edwin Becker e Renske Suijver, del Van Gogh Museum) – hanno agito come investigatori, confrontando documenti, piani di viaggio, corrispondenze.

La mostra nel Belvedere inferiore è il risultato della loro inchiesta e potrà essere visitata dal pubblico dal 3 febbraio al 29 maggio.

NELLA FOTO, la locandina della mostra su Klimt e sugli artisti che lo ispirarono.

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