Sabato 18 Maggio 2024

15-03-01-klagenfurt-elettori-al-seggio-3Tra sette giorni, domenica 4 dicembre, gli austriaci saranno chiamati alle urne per la quarta volta nell’arco dell’anno, sempre per eleggere lo stesso presidente della Repubblica. La data coincide, del tutto casualmente, con quella del referendum in Italia. Sono due appuntamenti entrambi importanti, che avranno grandi ripercussioni sul futuro non solo dei due Paesi in cui si svolgono, ma di tutta l’Europa. E proprio per questo vengono seguiti con interesse e con apprensione anche dai cittadini degli altri Stati.

I candidati alla presidenza austriaca, come è arcinoto, sono l’ex leader dei Verdi Alexander Van der Bellen e l’esponente della destra liberalnazionale Norbert Hofer. Per ragioni che, a dire la verità, non sembrano avere una logica, nelle opinioni pubbliche dei vari Paesi si tende ad associare Van der Bellen a Renzi, a Merkel, a Clinton, all’Unione Europea, e Hofer alla coalizione italiana del “no”, a Salvini, a Trump, ai sostenitori della Brexit. Per la verità un tortuoso filo logico c’è, ma non ci arrischiamo in questa sede a individuarlo. Ci limitiamo a constatare che i due schieramenti di fatto esistono e hanno i loro fans.

Quelli più agguerriti appartengono allo schieramento di Hofer. “Combattono” la loro battaglia sui social network, esultano per l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa e per la vittoria di Trump e postano commenti del tipo: “Vedrete che sorpresa avrete voi domenica anche in Austria!”. Dove per “voi” sono intesi, all’ingrosso, filoeuropei, buonisti, sinistri, quelli che vorrebbero aprire le porte ai profughi.

La realtà è che il voto di domenica, almeno in Austria, sarà una sorpresa per tutti. Nessuno si azzarda a fare pronostici. Già al primo ballottaggio, poi annullato, Van der Bellen aveva vinto per 30.863 voti (su quasi 6 milioni e mezzo di elettori). Un niente. Lo stesso probabilmente accadrà anche domenica prossima.

I sondaggi – che si continuano a fare, anche se non trovano molto spazio sui giornali perché nessuno ci crede – annunciano un testa a testa tra i due cavalli in corsa. Il più recente, svolto dall’Unique Research Institut il 18 novembre, vedeva Van der Bellen in vantaggio al 51%, ma cinque precedenti sondaggi dell’istituto Gallup, condotti tra il 19 settembre e il 17 novembre, indicavano Hofer in vantaggio, con percentuali tra il 50 e il 52. Se andiamo più indietro nel tempo, vediamo che nei sondaggi da giugno in poi lo scarto tra i due candidati non era stato diverso, come se questi ulteriori mesi di campagna elettorale, di soldi spesi in manifesti, di chilometri macinati per girare tutta l’Austria in lungo e in largo fossero stati inutili. Se Hofer e Van der Bellen si fossero chiusi in una camera a guardare la televisione o a leggere un libro il risultato sarebbe stato lo stesso. Per giunta, tutti gli istituti di ricerca ci dicono che la forchetta del risultato dei sondaggi varia dal 3 al 3,5 per cento in più o in meno. In altre parole, al momento attuale, qualsiasi risultato appare possibile. Ecco perché lo spoglio delle schede domenica sarà una sorpresa per tutti.

Ma sarà domenica o dopo domenica? La domanda è giustificata. Ci eravamo abituati a un’Austria dove i seggi chiudono presto, gli scrutatori lavorano come Speedy Gonzales e alle 8 della sera della domenica si sa già il nome del vincitore. Questa volta, invece, non sarà più così. I seggi continueranno a chiudere presto (a Vienna e a Innsbruck alle 17, negli altri comuni nelle ore antecedenti, nel Vorarlberg addirittura alle 13), i primi exit-poll saranno diffusi alle 17, ma il risultato definitivo derivante dal conteggio effettivo delle schede e non da proiezioni il ministro lo comunicherà soltanto a spoglio completato in tutti gli oltre 50 mila seggi.

E qui viene il problema. Dopo l’annullamento del primo ballottaggio del 22 maggio, dovuto a irregolarità nei tempi e nelle procedure di spoglio dei voti inviati per posta, ora la parola d’ordine al Ministero degli Interni è “seguire alla lettera le norme della legge elettorale”. Questo significa che lo spoglio dei voti per corrispondenza (che corrispondono ormai al 16,4% del totale e sono quindi determinanti per il risultato) incomincerà alle 9 di lunedì (e non già durante la notte, come era accaduto in maggio, in violazione della legge) e potrà durare molte ore e forse concludersi addirittura mercoledì. Perché “seguire alla lettera le norme” equivale a tempi eterni e nessuno, questa volta, vorrà correre il rischio di sbagliare, per poi veder annullata nuovamente la votazione.

Abbiamo detto dell’importanza dei voti per posta. Al ballottaggio di maggio erano stati 759.968. Questa volta potrebbero essercene di più: sono state richieste 885.437 schede per l’elezione per corrispondenza, una quantità record, anche se non è detto che poi tutte vengano utilizzate. In ogni caso, siamo in presenza di un numero tale da poter modificare il risultato della domenica sera, derivante dallo spoglio delle schede depositate nelle urne dei seggi. In maggio infatti era accaduto così: Hofer era in testa domenica sera per 143.672 voti; il giorno dopo era stato sorpassato da Van der Bellen con 174.535.

Qui occorre spiegare chi sono gli elettori che votano per posta. Lo avevamo già fatto in questo blog, ma ci sembra necessario ribadirlo, perché abbiamo constatato che gran parte della stampa italiana non lo sa e così pure molti lettori non ne sono informati o sono disorientati. I voti per posta non sono quelli degli austriaci residenti all’estero, ma degli austriaci residenti in Austria e che per una ragione o per l’altra non possono o non vogliono recarsi al loro seggio la domenica. C’è chi preferisce andare a sciare o a far visita a un parente che abita in un altro Land o chi è di turno al lavoro in ufficio e in fabbrica e non ha il tempo per andare al seggio (anche perché i seggi, come abbiamo visto sopra, sono aperti un solo giorno e con un orario molto limitato).

Gli austriaci che vivono all’estero sono circa 400.000, ma soltanto meno di 40.000 di solito partecipano al voto e le loro schede seguono un percorso diverso.

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