Sabato 18 Maggio 2024

Il servizio sanitario a Vienna si trova in grosse difficoltà, riconducibili sostanzialmente alla carenza di medici e di infermieri. Quelli che ci sono, anche se capaci, sono sottoposti a uno stress lavorativo che spesso non consente loro di dare il meglio di sé. Talvolta al contrario danno il peggio di sé, con conseguenze fatali per i pazienti.

Il fenomeno non è nuovo. Da tempo si assiste a Vienna – ma anche negli altri Länder – a una trasmigrazione del personale sanitario dagli ospedali e dagli ambulatori pubblici nel privato. Sono sempre di meno i “Kassenärzte”, i medici che lavorano per le casse del servizio sanitario pubblico (quelle che noi una volta chiamavamo le “casse malattia”), mentre aumentano i “Wahlärzte”, i medici liberi professionisti, a cui ci si rivolge per libera scelta, pagando però la relativa parcella.

La pandemia da Covid-19 ha peggiorato la situazione e i risultati drammatici si leggono nella relazione appena pubblicata dalla Wiener Pflege- und Patientenanwaltschaft (Wppa), un organismo che si occupa della tutela dei diritti dei malati e a cui tutti possono rivolgersi per chiedere assistenza o per presentare un reclamo, qualora ritengano di non aver ottenuto prestazioni sanitarie adeguate.

Episodi di malasanità si riscontrano in ogni settore degli ospedali di Vienna, che fanno tutti capo al WiGeV (Wiener Gesundverbund), e degli ambulatori territoriali. Il rapporto del Wppa menziona, per esempio, il caso doloroso di un uomo di 31 anni, che si era rivolto al pronto soccorso di un ospedale cittadino, lamentando dolori al lato sinistro del petto. Gli erano state diagnosticate una contrazione muscolare e una nevralgia, ma poche ore dopo la dismissione era morto per infarto. Una successiva perizia aveva accertato che i sintomi lamentati erano tipici di un evento coronarico e che “il paziente non doveva essere rilasciato dall’ospedale”, dove “al primo apparire di una fibrillazione ventricolare si sarebbe potuto intervenire rapidamente”, aumentando significativamente le probabilità di sopravvivenza.

Viene menzionata poi una paziente sottoposta a dialisi, deceduta per perdita ematica, perché il tubo non era stato correttamente fissato e si era staccato nel corso del processo, disperdendo sul pavimento il sangue della donna. Un controllo incrociato – a detta del Wppa – avrebbe evitato il tragico infortunio.

A una anziana di 75 anni, che soffriva di dolori a una gamba, era stata diagnosticata una discopatia, mentre invece si trattava di una frattura del femore. Un’altra donna, di 63 anni, era stata sottoposta a chemioterapia, di cui non aveva affatto bisogno, perché era stata scambiata per errore con un’altra paziente della sua stessa stanza.

L’elenco del Wppa continua con altri casi. Ne menzioniamo solo due, per la loro singolarità. Il primo riguarda un neonato di 22 giorni. L’infermiera che lo stava lavando non si era accorta che l’acqua era bollente, perché indossava guanti “resistenti al calore”: il piccolo aveva riportato ustioni alle cosce, al sedere e alla pancia. Il secondo caso riguarda un giovane di 18 anni, cui era stato estratto il dente del giudizio sano, anziché quello cariato.

Le varie direzioni ospedaliere avrebbero tentato finora di minimizzare la gravità (e il numero) dei casi segnalati. Ma il Wppa è di altro parere: l’aumento delle denunce da parte dei pazienti e dei loro familiari, la soppressione di molti posti letto, il rinvio di interventi chirurgici “rivelerebbero – secondo l’organo di vigilanza – un grave problema di personale”. Le conseguenze sarebbero non soltanto episodi di malasanità, come quelli segnalati, ma anche il consolidarsi di un servizio sanitario di serie A e uno di serie B, con pazienti costretti a rivolgersi al privato – se ne hanno le possibilità finanziarie – per ottenere prestazioni che dal servizio pubblico otterrebbero solo con mesi di ritardo.

La denuncia del Wppa trova riscontro nel fenomeno menzionato sopra, della trasmigrazione del personale sanitario dalle strutture pubbliche a quelle private. Il numero dei medici del servizio pubblico è calato a Vienna, tra il 2012 e il 2021 di 275 unità (da 1.993 a 1.718), pari al 13,8%. In nessun altro Land austriaco questo calo ha superato il 10%. Contemporaneamente è aumentato del 49,2% il numero dei “Wahlärzte”, i medici che esercitano la libera professione e che ricevono a pagamento.

NELLA FOTO, l’Allgemeines Krankenhaus Wien, l’ospedale generale di Vienna, uno dei più grandi d’Europa, che ospita anche la facoltà di Medicina.

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