Tre sciatori sono morti in Tirolo, sepolti da una valanga. Un quarto è rimasto ferito ed è stato portato in elicottero in ospedale. Le sue condizioni non sono gravi. La tragedia è avvenuta nella Ötztal, sopra Sölden e avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, perché le tre vittime e il ferito facevano parte di un gruppo di 17 sciatori olandesi. Inizialmente, infatti, si era temuto che tutto il gruppo fosse stato travolto. Invece 13 membri della comitiva sono stati soltanto sfiorati dalla neve e sono potuti rientrare a valle con le loro gambe.
Il luogo teatro della tragedia è molto noto e facile da identificare anche da chi non conosce la zona: si trova alle pendici settentrionali del monte Similaun, la zona al confine tra Tirolo e Sud Tirolo in cui nel 1991 fu trovata la mummia che ne prese il nome. Gli escursionisti olandesi erano partiti al mattino da Vent, nella Venter Tal, l’ultima località raggiungibile in auto, distante 15 chilometri da Sölden.
Qui avevano calzato gli sci e, accompagnati da quattro guide alpine, avevano intrapreso la marcia lungo la valle del Niedertalbach, per raggiungere il rifugio Martin Busch: un buon dislivello, dai 1.894 metri di Vent ai 2.501 del rifugio, per il quale d’estate si impiegano quasi 3 ore. Avevano già fatto buona parte del percorso, quando poco prima delle 11 è avvenuto il distacco di un banco di neve largo 80 metri e lungo 280, che ha travolto quattro di essi.
Per tre non c’è stato nulla da fare. Per disseppellirli le squadre di soccorso hanno dovuto scavare fino a quattro metri di profondità. Il quarto sciatore, anche lui investito dalla massa di neve, ha avuto la fortuna di non essere sepolto. Rimanendo in superficie ha potuto sempre respirare e se l’è cavata soltanto con qualche botta. Un elicottero lo ha trasportato all’ospedale di Zams. Illesi, come dicevamo, tutti gli altri.
Quando l’allarme è giunto a valle, sapendo che la comitiva era composta da 17 scialpinisti, più le guide, si è temuto subito il peggio ed è stata disposta la mobilitazione generale di tutte le squadre di soccorso alpino della zona. Sono intervenuti cinque elicotteri, ciascuno con il medico a bordo, mentre altri due elicotteri – uno dell’Esercito e l’altro del soccorso alpino del Sud Tirolo – si sono messi a disposizione, per intervenire in caso di necessità. I vigili del fuoco di Innsbruck sono accorsi con un’autocisterna, per garantire il carburante agli elicotteri. Mobilitato, ovviamente, anche il personale con cani da valanga. Non c’è stato bisogno di tutto questo spiegamento di forze, perché il lavoro dei soccorritori si è concentrato soltanto nella ricerca delle tre salme.
Quando in montagna accadono disgrazie del genere si tende a pensare che le vittime se la siano andata a cercare, non curandosi del pericolo e dei rischi connessi. Questa volta però non è così. Il bollettino valanghe indicava un pericolo di livello 2 su una scala di 5: quindi un pericolo moderato. In condizioni del genere non è da irresponsabili intraprendere una escursione scialpinistica, soprattutto se si svolge nelle ore del mattino, prima che le temperature si alzino e rendano più probabile il distacco di valanghe. È forse da irresponsabili – ma non possiamo esprimere un giudizio definitivo in proposito, perché non abbiamo tutti gli elementi di valutazione – aver emesso un bollettino valanghe di livello 2, pur sapendo che il distacco di banchi di neve era possibile, soprattutto su versanti di elevata pendenza.
La comitiva olandese ne è stata tratta in inganno e sono state tratte in inganno anche le guide alpine che la accompagnavano. Per giunta, i tecnici del soccorso alpino hanno rilevato che il distacco del banco di neve non è stato provocato dagli sciatori, come accade spesso, ma è avvenuto spontaneamente molto più a monte di dove si trovava il gruppo.
NELLE FOTO, il versante che si affaccia sulla valle del Niedertalbach (a sinistra il pendio da cui è precipitata la valanga), e il rifugio Martin Busch, a cui gli sciatori olandesi non sono mai arrivati.
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