Domenica 19 Maggio 2024

16.04.23 Candidati alla presidenza, dibattito OrfSi preannuncia una presidenza della Repubblica piena di novità quella che poco più di 6 milioni di austriaci andranno ad eleggere domani. Innanzitutto per il numero di candidati, che sono addirittura sei. In secondo luogo perché tra i candidati c’è anche una donna, che ha concrete possibilità di farcela (sarebbe la prima volta nella storia dell’Austria). In terzo luogo perché sono dati per favoriti tre candidati che si presentano come indipendenti o comunque al di fuori del sistema tradizionale di potere che ha governato finora l’Austria, mentre i rappresentanti di quel potere – i candidati dell’Spö (partito socialdemocratico)  e dell’Övp (partito popolare), che sono sempre stati al governo dell’Austria e che anche ora formano insieme una “Grosse Koalition” – risultano fanalini di coda in tutti i sondaggi.

Tutti i presidenti che l’Austria ha avuto finora sono usciti, o sono stati proposti, dall’Spö o dall’Övp. Quello ancora in carica, Heinz Fischer, per esempio, è un socialdemocratico. Il suo successore, dopo 70 anni, non sarà più di uno di questi due partiti. Insomma, siamo alla vigilia di una rivoluzione copernicana, che segnala nell’opinione pubblica austriaca una voglia di cambiamento che va ben al di là della scelta del capo dello Stato – le cui funzioni, tutto sommato, sono per lo più simboliche e rappresentative – e di cui si vedranno gli effetti soprattutto nelle elezioni politiche del 2018, da cui potrebbe uscire un Parlamento come l’Austria non lo aveva mai visto finora.

I tre candidati che hanno maggiori chance di successo sono Alexander Van der Bellen, 72 anni, professore universitario di economia in pensione; Irmgard Griss, 69 anni, magistrata anche lei in pensione, già presidente della Corte suprema; Norber Hofer, 45 anni, terzo presidente del Parlamento in rappresentanza dell’Fpö (il partito della destra liberalnazionale), ma che nelle liste di voto si presenta come “perito aeronautico”. Van der Bellen fino a due anni fa era portavoce nazionale dei Verdi, ma alle elezioni ha voluto presentarsi come indipendente. Anche Griss si presenta come indipendente e lo è effettivamente: non ha mai avuto tessere di partito e anche la sua campagna elettorale è stata finanziata esclusivamente con fondi raccolti tra i suoi sostenitori e di cui ha dato un rendiconto giornaliero in internet, anche per offerte di pochi euro.

I sondaggi delle ultime settimane erano tutti concordi nell’attribuire a Van der Bellen tra il 24 e il 27 per cento, a Hofer tra il 22 e il 24 per cento, a Griss tra il 19 e il 22 per cento. Soltanto l’ultimo sondaggio, condotto dall’istituto Meinungsraum il 19 aprile, ha visto per la prima volta Griss scavalcare Hofer e collocarsi al secondo posto.

Naturalmente i sondaggi fotografano la situazione del momento e potranno essere smentiti dal voto di domani. Si ritiene, per esempio, che possa aver influito molto sull’orientamento degli elettori il confronto televisivo tra tutti i concorrenti che si è svolto giovedì sera. Ma ciò che importa in questa elezione è vedere quali saranno i due candidati con più voti, perché essi andranno al ballottaggio, che si terrà quattro settimane dopo e che vedrà un rimescolamento delle carte.

Finora abbiamo parlato di primi tre. Dei restanti tre, uno può essere subito scartato: è un anziano imprenditore dell’edilizia, Richard Lugner, piuttosto esibizionista, che ha un patrimonio che gli consente di “giocare” alle elezioni presidenziali, ma nessuna possibilità di farcela (i sondaggi lo danno fra il 3 e il 5 per cento). Gli altri due, invece, sono Rudolf Hundstofer, 64 anni, socialdemocratico (era ministro e si è dimesso per candidarsi), e Andreas Khol, 74 anni, già professore universitario e presidente del Parlamento. Viaggiano rispettivamente intorno al 15 e all’11 per cento: una quotazione umiliante per personaggi che in altri tempi avrebbero avuto la vittoria in tasca.

 

NELLA FOTO, i candidati alla presidenza della Repubblica austriaca nell’ultimo incontro televisivo di giovedì sera.

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