Domenica 2 Giugno 2024

14.06.12 Ricerche corpo Heinz-Peter Egger nel MurTemevano di essere denunciati dall’uomo a cui avevano sottratto 80.000 euro e, per non correre un simile rischio, lo avevano strangolato, fatto a pezzi, immerse le parti in cemento liquido e, quando questo si era rassodato, le avevano gettate nel fiume Mur. È accaduto a Graz, capoluogo della Stiria, ma soltanto la vittima è austriaca. I suoi assassini sono due turchi, uno con cittadinanza austriaca, entrambi impiegati nella filiale di Graz di una banca del loro Paese di origine, la Deniz Bank.

 

L’uomo ucciso è Heinz-Peter Egger, 54 anni, ex diplomatico con incarichi nell’Est Europa, in pensione anticipata per disturbi psichici. Nei mesi scorsi aveva ricavato 80.000 euro dalla vendita della casa dei genitori e aveva depositato la somma su due libretti di risparmio della Deniz Bank. Non era l’unico suo deposito bancario. Aveva conti in varie banche per alcuni milioni di euro e, nonostante i problemi di salute mentale, era in grado di gestirli con accuratezza.

 

Non gli era sfuggito, perciò, che i due libretti alla Deniz Bank erano stati nel tempo prosciugati. Si era rivolto così agli impiegati che ne erano responsabili – Halil I., 29 anni, e Fergat K., 23 – minacciando di denunciarli se non avessero restituito il maltolto. Una minaccia che aveva segnato il suo destino.

 

I due turchi, infatti, avevano chiesto tempo per restituire la somma e intanto avevano architettato il piano per eliminare l’Egger. Da una impresa di costruzione avevano preso in affitto un container del tipo usato nei cantieri edili per la direzione dei lavori. Il 12 febbraio si erano recati all’abitazione dell’ex diplomatico, nel quartiere di Wetzelsdorf, convincendolo a seguirli sulla loro macchina. Una volta a bordo, lo avevano strangolato stringendogli una corda al collo e avevano portato il cadavere fino al container. Lì lo avevano fatto a pezzi con una sega a mano acquistata pochi giorni prima da un negozio di attrezzi per l’edilizia.

 

Nello stesso emporio si erano procurati anche sacchi di cemento liquido, pronto per l’uso. Lo avevano versato in una quindicina di secchi di plastica e vi avevano poi immerso i vari pezzi del cadavere dell’Egger. Quando il cemento si era indurito, avevano gettato i secchi con dentro i blocchi di cemento e i resti del diplomatico nelle acque del Mur, a sud di Graz.

 

 L’assenza di Heinz-Peter Egger era stata subito notata. Il 15 febbraio una zia dell’ex diplomatico aveva presentato denuncia di scomparsa. Erano state avviate le ricerche, come avviene di solito in questi casi, con l’invio di foto alle varie stazioni di polizia. Gli inquirenti avevano preso in esame anche i tabulati delle telefonate, da cui erano subito emersi i numeri dei due impiegati della banca e le indagini erano state indirizzate nei loro confronti.

 

Si era appreso così del container preso in affitto. Una sua perquisizione aveva consentito di rilevare tracce del dna dell’Egger, circostanza che aveva indotto gli inquirenti a sospettare dei due giovani turchi. Inizialmente nessuno aveva immaginato che i due avessero messo in atto un assassinio così truculento, perché il container era stato accuratamente lavato e non erano state trovate tracce di sangue, ma nel corso degli interrogatori era stato il più giovane degli impiegati, Ferhat K, a rivelare la sconvolgente verità e a svelare che i resti cementati del povero Egger erano stati gettati nel Mur.

 

Le ricerche nel fiume, effettuate dai sommozzatori dei vigili del fuoco, hanno confermato il racconto del giovane. Nei primi due blocchi ripescati sono state trovate le mani della vittima. Nei giorni successivi sono stati trovati altri blocchi, tra cui uno contenente la testa. Mancano altre parti del corpo, ma quelle trovate sono sembrate sufficienti per l’identificazione dell’Egger. L’esame del dna darà la conferma definitiva.

 

Nella foto, i vigili del fuoco sommozzatori durante le ricerche del cadavere dell’ex diplomatico nel fiume Mur.

 

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