Sabato 18 Maggio 2024

13.03.24 Francesco Gullino 32a1f7b9b76cScotland Yard lo aveva cercato in Italia, in Belgio, in Danimarca. La polizia bulgara teneva d’occhio la Turchia. Ci sono voluti i giornalisti del Telegraph di Londra, invece, per trovarlo dove meno lo si poteva immaginare: a Wels, in Austria. È lì, in quella tranquilla cittadina di 60.000 abitanti dell’Alta Austria, che viveva sotto mentite spoglie Francesco Gullino, 66 anni, l’agente “Piccadilly” dei servizi segreti bulgari, di origine italiana, che nel 1978 aveva eliminato a Londra il dissidente Georgi Markov.

Una operazione degna di James Bond. Gullino aveva avvicinato la sua vittima predestinata alla fermata degli autobus, nei pressi del Waterloo Bridge, puntandogli contro la coscia un ombrello che alla sua estremità nascondeva un congegno in grado di sparare un minuscolo proiettile intriso di veleno. Markov aveva sentito un lieve bruciore alla gamba, ma aveva pensato fosse dovuto alla punta dell’ombrello del Gullino, che si era subito scusato per il disturbo recato dalla sua sbadataggine.

 

Soltanto più tardi Gerogi Markov aveva avvertito gli effetti del potente veleno. Le sue condizioni fisiche erano progressivamente peggiorate, tanto da condurlo alla morte in tre giorni, senza che i medici potessero far nulla per salvarlo. Soltanto l’autopsia aveva permesso di scoprire il micidiale proiettile nella coscia: una sfera di platino e iridio, del diametro di 2 millimetri, vuota all’interno e riempita di 40 microgrammi di ricina, sostanza tossica che gli aveva procurato febbre altissima, abbassamento della pressione e infine un blocco cardiaco.

 

Da quel giorno l’agente “Piccadilly”, di cui allora non si conosceva l’identità, era diventato per gli inquirenti, per la stampa, per tutti l’”umbrella killer”, il “killer dell’ombrello”. L’omicidio sembrava uscito da una “spy story”. L’avevano “scritto”, invece, i servizi segreti bulgari. La vicenda aveva suscitato enorme scalpore, anche per la personalità della vittima. Georgi Markov era uno scrittore dissidente bulgaro, fuggito nel 1969 in Italia, dove viveva un fratello, e trasferitosi poi a Londra.

 

Nella capitale inglese aveva lavorato come giornalista e in questa veste aveva svolto servizi molto critici nei confronti del regime comunista bulgaro di Todor Zhiykov, diffusi dalla Bbc e da Radio Free Europe. Per questo era entrato nel mirino della Durzhavna Sigurnost, i servizi segreti di Sofia, ricevendo spesso minacce di morte. Ma Markov non aveva desistito, tanto da indurre la Durzhavna Sigurnost a passare ai fatti.

 

Gullino appare l’uomo giusto a cui affidare il compito. Già dal 1979 è sul libro paga dei servizi bulgari. Era stato fermato dalla polizia come trafficante di droga e valute e aveva ottenuto la libertà in cambio della sua collaborazione. Sarebbero stati proprio gli uomini della Durzhavna Sigurnost ad assegnargli il nome in codice “Piccadilly”, a fornirgli documenti con una falsa identità, a farlo diventare un “mercante d’arte”, professione di facciata, che poi però avrebbe svolto per davvero negli anni di clandestinità in Austria. L’agente “Piccadilly” viene messo alla prova con missioni in vari Paesi, finché arriva l’operazione più difficile, ideata dal viceministro degli interni in persona, generale Stoyan Savoy, che dirige i servizi segreti: l’eliminazione di Markov.

 

La missione viene studiata nei dettagli. Tra il 1977 e il 1978 Gullino compie tre viaggi a Londra per studiare il territorio e il bersaglio. Il meccanismo da applicare alla punta dell’ombrello e il proiettile avvelenato vengono forniti dal Kgb. Georgi Markov viene colpito nei pressi di Waterloo Bridge l’8 settembre 1978. Gullino lascia immediatamente l’Inghilterra, prima che la vittima muoia e si scopra la causa del decesso. Scompare nel nulla per 15 anni, finché nel 1993 viene fermato per caso dalla polizia danese. Gli inquirenti lo interrogano per 6 ore. Lui ammette di essere stato una spia, ma nega l’omicidio. Lo rilasciano, perché i fatti che gli sono addebitati sono avvenuti all’estero e al momento non c’è alcun ordine di cattura nei suoi confronti.

 

Così l’agente Piccadilly scompare di nuovo per altri vent’anni, finché i giornalisti del Telegraph non lo rintracciano in Austria. Era ben conosciuto nell’ambiente dei mercanti di antichità, ma tutti ignoravano il suo passato di agente segreto e sono rimasti stupiti ieri nell’apprenderlo. Chi avrebbe mai immaginato che “quell’italiano così cordiale” potesse essere il “killer dell’ombrello”!

 

Nella foto, l’agente “Piccadilly” Francesco Gullino. L’immagine risale a oltre trent’anni fa ed è l’unica disponibile.

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