Sabato 18 Maggio 2024

09.02.03 04 Gorizia, aula della Corte di assise; documenti del processo Sacher CompostNuova udienza ieri mattina dinanzi al Tribunale di Gorizia del processo “Sacher compost”, che vede sul banco degli imputati 13 persone, coinvolte a vario titolo in un vasto traffico e smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi usciti dalla Eco Studio di Villesse. Il tema è di attualità, dopo che Roberto Saviano ne ha parlato lunedì sera a “Vieni via con me”, e in un certo senso contraddice la tesi sostenuta dallo scrittore: l’operazione “Sacher compost” dimostra infatti che non tutti i rifiuti tossici finiscono o finivano al sud. Molti venivano smaltiti nella regione in cui erano stati prodotti. Talvolta capitava che alcuni dal sud fossero trasferiti al nord (un esempio di qualche anno fa: i liquami degli impianti di caprolattame di Manfredonia smaltiti nel depuratore di San Giorgio di Nogaro dopo un viaggio di mille chilometri). Ma è capitato addirittura che rifiuti tossici e pericolosi, contrabbandati per “ammendante agricolo”, fossero trasportati in Austria. È ciò che avevano scoperto nel 2005 i carabinieri del Noe, nel corso dell’operazione “Sacher compost”, un nome ispirato alla Sacher torte, un dolce tipicamente austriaco.

Da allora sono trascorsi cinque anni e dalle indagini si è passati al giudizio in tribunale, dove il processo si è arenato nelle trappole di procedure complicate e farraginose. Le due prime udienze sono servite soltanto per programmare i lavori. Altre udienze sono servite per disporre perizie e far giurare i periti. Alcune udienze sono saltate perché la convocazione non era stata notificata in tempo alle parti o era stata notificata a indirizzi sbagliati.

Ieri, alla decima udienza (ma sarebbe la dodicesima, se si considerassero anche le prime due che, sì, è vero, erano preparatorie, ma avevano comunque comportato la presenza degli imputati e di uno stuolo di avvocati giunti anche dal Veneto e dall’Austria), ieri, dicevamo, alcuni avvocati hanno sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale del Tribunale di Gorizia, forti di una sentenza della Corte di Cassazione del luglio scorso, che aveva ritenuto prevalente l’interesse degli imputati a essere giudicati dal loro giudice naturale (quello del luogo in cui sono stati smaltiti i rifiuti) rispetto all’interesse a una trattazione unitaria del caso, per economie di giustizia.

Insomma, se la richiesta sarà accolta, il processo sarà spezzettato in tanti tronconi indipendenti – uno per ciascuno dei tanti Tribunali nei cui territori sono finiti i rifiuti tossici di Villesse – e si dovrà ricominciare tutto daccapo, con il pericolo, se non addirittura la probabilità, di non riuscire a concludere prima del 2012, anno in cui tutta la lunga indagine, riassunta in decine di migliaia di pagine e documenti, cadrà in prescrizione.

Nel frattempo la pubblica ministera Annunziata Puglia, che ha seguito l’inchiesta, è stata trasferita alla sede di Udine e ogni volta che a Gorizia viene trattato il caso “Sacher compost” deve sobbarcarsi la trasferta nel capoluogo isontino. Anche la giudice che aveva presieduto finora le udienze se n’è andata e ieri ha preso il suo posto Rossella Miele, giunta un mese fa da Locri, magistrata molto giovane (32 anni), ma, come si è visto ieri, capace di guidare l’udienza con autorevolezza e competenza. La Miele ha preso atto delle eccezioni sollevate dai difensori, riservandosi una decisione nella prossima udienza fissata per il 13 dicembre.

Intanto dall’Austria osservano con incredulità lo stato della nostra Giustizia e le lungaggini che ne derivano. Uno degli imputati è austriaco. Si chiama Alfred Grünwald ed è responsabile di un vivaio vicino a Klagenfurt, dove sarebbero state trasportate circa 5.000 tonnellate di ammendante tossico. È accusato di essere colluso con gli italiani coinvolti nello smaltimento illegale. Herr Grünwald era presente alla prima udienza del processo, accompagnato dal suo avvocato carinziano. Ora non si fa più vedere. Non chiede neppure notizie al legale italiano che lo rappresenta in Tribunale. Non lo fa, probabilmente, non per mancanza di rispetto nei confronti della giustizia italiana, ma perché proprio non riesce più a capirne i meccanismi.

In tutta questa vicenda c’è un paradosso. Se, come hanno chiesto ieri i difensori, il processo di Gorizia sarà interrotto e gli atti – due carrelli carichi di faldoni – saranno trasmessi in copia alle nuove sedi giudiziarie ritenute “più” competenti per territorio, quelli riguardanti Alfred Grünwald dovrebbero teoricamente essere trasmessi alla magistratura di Klagenfurt. E se Herr Grünwald sarà giudicato in Austria – siamo nel campo delle ipotesi – rischia di essere l’unico a subire una condanna, perché in quel Paese i tempi della prescrizione non sono stati dimezzati come in Italia.

Nella foto, due carrelli carichi di faldoni dell’inchiesta”Sacher compost” nell’aula del Tribunale di Gorizia.

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