Sabato 18 Maggio 2024

10.11.23 Foto_WoertherseeKonzerthaus_KlagenfurtC’è molta carne al fuoco al Congresso europeo sulle minoranze nazionali che aprirà domani i suoi lavori a Klagenfurt e che vedrà la partecipazione di ospiti della Danimarca, della Romania, dello Slovenia, dell’Italia, del Belgio e della Germania. Intanto vanno fatte subito due osservazioni importanti. La prima è che il congresso non è nato dall’oggi al domani e non è neppure una novità: quella che si apre domani pomeriggio nella Konzerthaus del capoluogo carinziano è la 21. edizione. Da 21 anni, dunque, alle porte di casa nostra si discute di minoranze europee con esperti e studiosi che arrivano da tutta Europa, dell’Est e dell’Ovest, e noi non ne sappiamo quasi nulla e forse non ce ne importa nulla, come se il tema del rapporto con i gruppi minoritari e linguistici non riguardasse anche la nostra regione.

La seconda considerazione è che 21 anni fa “regnava” in Carinzia per la prima volta Jörg Haider. Fu un governatorato breve, come alcuni ricorderanno, perché Haider fu costretto a dimettersi dopo che aveva infelicemente elogiato al Landtag “l’ordinata politica dell’occupazione nel Terzo Reich”. Ma in meno di due anni riuscì a realizzare un progetto che a nessuno dei socialdemocratici che avevano governato la Carinzia nei 43 anni precedenti era mai venuto in mente: istituire un servizio permanente del Land per i gruppi minoritari (in Carinzia esiste soltanto quello sloveno) e avviare un dibattito culturale sulla tutela delle minoranze, invitando a un congresso nella capitale del Land esperti dall’Austria e dall’estero. Fu quello il primo di una serie di congressi che sarebbe durata anche dopo la sua morte.

Questa iniziativa sottolinea una volta di più quanto siano complessi e difficili da valutare il ruolo politico e la figura di Haider, da un lato leader nazionalista e xenofobo, dall’altro consapevole della necessità di ricostruire rapporti di convivenza con la minoranza slovena e di salvaguardarne l’identità linguistica e culturale; da un lato irrispettoso dei diritti degli sloveni alla segnaletica bilingue nei loro paesi e dall’altro pronto a reintrodurre le scuole bilingui che un suo predecessore socialdemocratico negli anni ’60 aveva abolito.

Tornando al congresso in programma domani e giovedì, il tema centrale quest’anno sarà il censimento delle minoranze, per valutarne i vantaggi e le controindicazioni. Gli interventi porranno l’attenzione sul valore che ai gruppi minoritari sono attribuiti negli Stati nazionali e nel contesto europeo. Saranno portati esempi di caso alla luce dell’evoluzione storica e della situazione attuale.

Il discorso di apertura toccherà a Claudia Fräss-Ehrfeld, storica di casa, direttrice dell’Associazione storica della Carinzia e studiosa degli anni seguiti al crollo dell’impero absburgico, con la metà meridionale della Carinzia rivendicata dall’allora nascente Regno di Serbia, Croazia e Slovenia. La relazione della Fräss-Ehrfeld si intitola “La pacificazione della parte slovena del popolo interessa soprattutto alla Carinzia”. Un titolo che è tratto da una dichiarazione di Ferdinand Wedenig, governatore della Carinzia per quattro legislature, dal 1947 al 1965, durante la cui presidenza fu abolito l’insegnamento dello sloveno nelle scuole elementari nella zona bilingue.

I titoli delle successive relazioni aiutano a comprendere il percorso che sarà seguito dal congresso. L’ex ambasciatore austriaco Walther Lichem parlerà sulla definizione di identità e sulle società multi-identitarie. Hans Heinrich Hansen, tedesco, presidente dell’Unione federale delle minoranze nazionali europee, si interrogherà se vi sia partecipazione politica o emarginazione nella politica europea per le minoranze. Zeno Pinter, docente all’università di Sibiu ed ex sottosegretario nel governo romeno riferirà sulla politica per le minoranze nel suo Paese e proporrà una retrospettiva storica sui tedeschi di Romania. Mitja Žagar, docente all’Università di Lubiana, illustrerà le prospettive di sviluppo delle minoranze negli Stati successori dell’ex Jugoslavia. Il belga Stephan Förster, parlando della questione delle minoranze in una costituzione federale, ricorderà ai congressisti ciò che pochi sanno: che nel Belgio dell’est esiste anche una minoranza di lingua tedesca. Infine il tedesco Thede Boysen, del Ministero degli interni di Berlino, avvertirà sui rischi che dietro al conto delle minoranze nazionali si annidi il pericolo di una loro discriminazione.

Abbiamo citato soltanto le relazioni più interessanti, che non mancheranno di stimolare il dibattito, previsto dal programma tra un oratore e l’altro. Purtroppo soltanto in tedesco, con traduzione simultanea in sloveno.

Nella foto, la Konzerthaus di Klagenfurt che domani e giovedì ospiterà il 21. Congresso europeo sulle minoranze nazionali.

Lascia un commento