Sabato 18 Maggio 2024

x 07.04.06 Tavagnacco, Hypo Italia sede 1C’è chi dava ormai per imminente la vendita di Hypo Bank Italia e c’è chi addirittura avanzava nomi di possibili acquirenti, come la Banca popolare di Bari o il magnate dell’auto austro-canadese Frank Stronach. Nulla di tutto questo: la vendita non potrà avvenire prima del 2016. Insomma, la soluzione che sembrava ormai dietro l’angolo, dovrà attendere ancora quasi quattro anni e forse più.

 

L’annuncio è stato dato dalla fonte più autorevole, Gottwald Kranebitter, amministratore delegato di Hypo Group Alpe Adria, la holding carinziana che possiede l’intero capitale di Hypo Italia. In una lunga intervista apparsa ieri sulla “Kleine Zeitung”, quotidiano della Carinzia e della Stiria, Kranebitter ha giustificato il ritardo nella liquidazione del gruppo con il peggioramento della situazione sui mercati finanziari dal 2009 a oggi.

 

Ricordiamo che alla fine di quell’anno il governo austriaco fu costretto a nazionalizzare Hypo Group per salvarlo dal fallimento. In quelle drammatiche circostanze fu completamente rinnovato il consiglio di sorveglianza, con persone di fiducia della ministra delle finanze Maria Fekter, e fu nominato al vertice dell’istituto Kranebitter. La sua “mission”: risanare rapidamente il gruppo e le controllate in Italia e nei Balcani, per poi rivenderle al più presto e consentire allo Stato di recuperare le risorse investite nel salvataggio (finora oltre 3 miliardi).

 

Le cose sono andate invece diversamente, tanto che quest’anno gli organi di vigilanza sulle banche austriache hanno chiesto a Hypo una ricapitalizzazione di 1,5 miliardi, cui si aggiungeranno il prossimo anno altri 700 milioni. Tutti soldi che dovranno essere messi dallo Stato e che incideranno pesantemente sui conti pubblici. Basti dire che nel bilancio 2013, presentato in questi giorni al Parlamento, il costo del salvataggio di Hypo Group e di altre due banche (il Kommunalkredit e la Volksbanken Ag) ha fatto salire il deficit al 3,1% (e forse arriverà addirittura al 3,5%), mentre altrimenti sarebbe stato al 2,5%, cioè al di sotto della soglia di Maastricht.

 

Va precisato che la ricapitalizzazione di cui parliamo non deriva da nuove perdite registrate dal gruppo bancario, la cui gestione operativa si è ormai stabilizzata, ma dalle norme più rigorose, che impongono una più solida consistenza patrimoniale a fronte del credito concesso.

 

“Siamo precipitati in una seconda crisi congiunturale – ha dichiarato ieri Kranebitter alla Kleine Zeitung – e la crisi del debito ha assunto dimensioni inimmaginabili. Penso che non si debba rimproverare a nessuno se le previsioni e le speranze di allora non si sono avverate. La ripresa economica soprattutto nei Balcani ci fa ritenere che la riprivatizzazione (cioè la vendita, ndr) di parti separate del gruppo non possa concludersi prima del 2016”. E per l’Italia? “Buio pesto”, ha risposto categorico il portavoce Nikola Donig.

 

Insomma, il futuro a breve termine di Hypo Bank Italia è ancora incerto. Il programma di ridimensionamento, con l’annunciato licenziamento di 118 dipendenti della controllata italiana, sembrava preludere a una vendita. E fonti attendibili davano per imminente anche l’uscita di scena di due alti dirigenti dell’istituto, i cui contratti scadono rispettivamente il 31 ottobre e il 31 dicembre. Ma gli interessati hanno smentito, pur ammettendo che “una banca più piccola avrà bisogno anche di una direzione più piccola”. La parola definitiva potrebbe venire il 5 novembre, giorno in cui si riunirà il consiglio di amministrazione.

 

Ieri, frattanto, è avvenuto un nuovo incontro tra direzione aziendale e sindacati. Nell’impossibilità di raccogliere informazione da fonti dirette, riportiamo qui di seguito il comunicato stampa diffuso al termine della riunione da Hypo Bank e la comunicazione scritta ai dipendenti, rilasciata dal sindacato Fabi.

 

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Il comunicato di Hypo Alpe Adria Bank

La Hypo Alpe Adria Bank Spa ha incontrato le rappresentanze sindacali nell’ambito del confronto sulla procedura di riorganizzazione aziendale e di riduzione del personale in base all’art. 18 del Contratto nazionale di lavoro avviata con lettera di data 10.09.2012, al fine di valutare le possibili soluzioni contrattualmente previste che siano compatibili con la propria situazione economica e meno impattanti per i lavoratori.

 

La direzione, durante tale incontro, ha condiviso con le organizzazioni sindacali i dati a disposizione sul quadro economico generale e sull’andamento specifico della banca, da cui emerge che:

 

–      In Italia il sistema bancario prevede la chiusura di quasi 3.000 sportelli e l’esubero di 35.000 lavoratori del settore.

–      Il settore del leasing, core business fin dalla sua nascita di Hypo Alpe Adria Bank Spa, dall’inizio della crisi ha segnato un profondo ridimensionamento a causa del venire meno degli investimenti da parte del sistema produttivo. Tra il 2007 e 2009 il mercato italiano si è praticamente dimezzato. Nel solo ultimo anno, poi, il decremento è stato del 37%; le prospettive di medio/lungo periodo non prevedono un’inversione di tendenza.

–      Il rallentamento dell’attività economica, inoltre, ha indotto un peggioramento della qualità dei debitori. A fine luglio 2012 le sofferenze lorde del sistema bancario italiano hanno raggiunto i 114 miliardi di euro, con un incremento del 15,4% rispetto all’anno precedente.

–      C’è, quindi, la necessità da parte di Hypo Alpe Adria Bank Spa di interventi strutturali che consentano di aumentare l’efficienza operativa attraverso l’adeguamento dei costi ai minori volumi di attività, modificando al contempo il proprio modello di business. L’obiettivo è non solo di continuare ad essere presente nel segmento degli impieghi bancari, ma anche di riconquistare un ruolo di rilievo sociale, come avuto nei 14 anni di attività bancaria in Italia, durante i quali ha raggiunto i 550 dipendenti e ha versato imposte fino a 35 milioni di euro all’anno, in gran parte a beneficio delle amministrazioni locali.

 

Il piano di riorganizzazione di Hypo Alpe Adria Bank Spa prevede la presenza della banca sul territorio per incrementare l’attività nel segmento retail, efficientando i punti vendita operativi.

 

L’avverarsi delle condizioni di ripresa del quadro economico generale italiano, del completamento del piano di riorganizzazione della banca e di ridefinizione del proprio business consentiranno a Hypo Alpe Adria Bank Spa di proseguire con successo il percorso verso la riprivatizzazione, non essendo al momento definita una concreta soluzione di vendita. L’obiettivo specifico è di riprendere la strategia di crescita e sviluppo anche nell’interesse della regione ove la banca opera, per continuare nella performance con il suo tessuto economico, produttivo e sociale.

 

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Informativa sindacale agli iscritti

Oggi (ieri per chi legge, nda) si è tenuto l’incontro con la delegazione aziendale riguardo la riorganizzazione art. 18 avviata dalla banca, di cui tutti conosciamo i contenuti. In apertura il dott. Daniele Metus ha relazionato illustrando le motivazioni che hanno portato la banca a delineare una nuova struttura organizzativa e che, a loro avviso, determinano la necessità di ridurre l’attuale organico di 118 lavoratori.

 

Alle organizzazioni sindacali tali argomentazioni sono apparse non sufficienti a comprendere se si tratta di una esigenza aziendale di mero contenimento dei costi necessario al mantenimento dell’attività e della produttività della banca oppure della condizione dettata da parte di un possibile futuro compratore di acquisire una struttura organizzativa più leggera e competitiva sul mercato. A tal fine abbiamo richiesto ulteriori informazioni e dati necessari a definire, in ogni particolare, la complessità delle scelte che andremo ad affrontare.

 

 

L’azienda, nel ribadire la propria posizione, ha confermato la volontà di  mantenere un tavolo negoziale con il sindacato, al fine di individuare gli strumenti possibili all’accompagnamento dei lavoratori coinvolti. Da parte nostra, pur mantenendo le grandi perplessità sulle argomentazioni espresse al tavolo dall’azienda, abbiamo confermato la volontà di proseguire il dialogo e la determinazione ad acquisire garanzie che impegneranno anche il futuro acquirente.

 

È previsto, pertanto, un incontro entro la prima settimana di novembre, dove auspichiamo di entrare nel merito della questione a completamento di una fase che riteniamo ad oggi ancora interlocutoria.

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