Venerdì 4 Ottobre 2024

20.10.24 Ischgl, Kitzloch, après-skiL’epidemia da Covid-19 in Austria si fa di giorno in giorno più allarmante. Sia ben chiaro: non c’è ancora nessuna emergenza, perché il numero dei ricoveri (fino a ieri poco più di mille) non sta mettendo in difficoltà il sistema ospedaliero, mentre i 158 degenti in terapia intensiva rappresentano una percentuale dei posti letto a disposizione ancora lontana dal quel 40% che farebbe suonare i campanelli di allarme.

Ma è il tasso di crescita dei contagi che preoccupa. Ieri ne sono stati registrati altri 2.527, il giorno prima erano stati poco oltre 2.000, il giorno prima ancora intorno ai 1.500. Insomma, il numero ogni giorno aumenta di 500 unità, di modo che il pericolo paventato dal cancelliere Sebastian Kurz di 6.000 contagi al giorno per dicembre potrebbe diventare realtà prima del previsto. E in tal caso le cose si metterebbero davvero male.

È in considerazione di questi dati che la “Corona-Kommission” (ovvero la commissione di 19 esperti che affianca il Ministero della Salute) ha acceso la “luce rossa” per 25 mandamenti del Paese. Luce rossa significa il livello più elevato di rischio contagio (la valutazione è espressa in quattro livelli, dal verde al rosso). La “Kommission” emette il suo verdetto una volta alla settimana.

Fino a sette giorni fa i mandamenti “rossi” erano soltanto quattro: Innsbruck città, mandamento di Innsbruck, Hallein (Salisburghese) e Wels (Alta Austria). Da ieri la mappa dell’Austria presenta macchie rosse da un’estremità all’altra: tutti i Länder ne sono colpiti, con eccezione della Carinzia, che rappresenta una singolare eccezione.

Va da sé che la valutazione degli esperti non tiene conto soltanto del numero dei contagi, ma di un insieme di fattori, come la quota degli asintomatici, il numero dei test effettuali, le classi di età, la capacità del sistema sanitario di far fronte alla situazione.

Alle brutte notizie di carattere sanitario si aggiungono quelle che riguardano l’economia. Le più gravi sono arrivate da fuori. Prima la Germania e poi anche l’Olanda hanno dichiarato l’Austria “Paese a rischio” (non tutta l’Austria: per la Germania non è a rischio la Carinzia; per l’Olanda sono a rischio per ora solo il Salisburghese e l’Alta Austria). Significa che tedeschi e olandesi sono vivamente sconsigliati dall’effettuare viaggi in queste regioni. Se lo faranno, al ritorno dovranno sottoporsi a un periodo di quarantena o esibire un test negativo al Covid-19 (in Olanda l’opzione test non è ammessa).

Per il turismo invernale si tratta di una mazzata. Il 40% degli ospiti delle località sciistiche sono tedeschi e l’Olanda è al secondo posto, dopo la Germania, per numero di pernottamenti. Sono già piovute le disdette, anche per la Carinzia, benché non sia considerata a rischio. Proprio pochi giorni fa Vienna aveva confermato l’apertura dei mercatini di Natale, fissando rigorose regole sul distanziamento. Ma dopo le ultime notizie, non ci sarà pericolo di affollamento.

 

NELLA FOTO, il bar-ristorante di Ischgl “Kitzloch”, diventato famoso in marzo per essere stato il centro di diffusione del virus in mezza Europa, essendo frequentatissimo nelle ore serali per l’après-ski. Il Comune e il Land, pur di salvare la stagione sciistica che verrà (se verrà), avevano messo al bando l’aprè-ski, per evitare una delle principali fonti di contagio. Ma il “Kitzloch” evidentemente non intende tenerne conto. Proprio ieri ha annunciato la riapertura alla grande del locale, che avverrà domenica e dove si potrà “festeggiare in allegria e lanciarsi in danze sfrenate”.

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