Sabato 18 Maggio 2024

11.03.21 Ernst Strasser 2003apa7276La trappola era stata tesa da due giornalisti del “Sunday Times”, Claire Newell e Michael Gillard. Avevano avvicinato 60 eurodeputati, spacciandosi per lobbisti e proponendo loro di intervenire con emendamenti per correggere in favore dei loro clienti una legge bancaria in corso di approvazione al Parlamento europeo. In cambio avrebbero ricevuto un “compenso” di 100.000 euro, che sarebbe potuto diventare annuale, qualora la “collaborazione” fosse durata nel tempo.

La notizia positiva è che, su 60, solo tre hanno abboccato all’amo. E ancora più positivo è il fatto che nessuno dei tre sia italiano. Alla simulata corruzione hanno ceduto soltanto lo sloveno Zoran Thaler, ex ministro degli esteri, il romeno Adrian Severin, e l’austriaco Ernst Strasser, capogruppo della delegazione parlamentare austriaca dell’Övp (Partito popolare) e già ministro degli interni tra il 2000 e il 2004. Insomma, una Mitteleuropa del malaffare che si è ritrovata a Bruxelles.

I giornalisti del “Sunday Times” avevano avanzato a tutti e tre gli eurodeputati la stessa proposta, ovviamente in incontri separati, all’insaputa l’uno dell’altro. La trappola è stata svelata nell’edizione di domenica del giornale e sul suo sito web (visitabile però soltanto a pagamento) sono apparse anche le immagini degli incontri, che i giornalisti avevano filmato di nascosto. Venuti così allo scoperto, i tre eurodeputati hanno adottato la stessa strategia difensiva: hanno detto che avevano capito subito di trovarsi davanti a una trappola, ma che avevano finto di starci, per scoprire chi fossero i mandanti. La pubblicazione del contenuto degli incontri sul Sunday Times li aveva soltanto preceduti.

Tre storie parallele, ma con un epilogo differente. Lo sloveno ha respinto le accuse, ma si è comunque dimesso dal Parlamento europeo “per facilitare l’inchiesta”. Il romeno, al contrario, ha fatto sapere che non aveva alcuna intenzione di farsi da parte. L’austriaco, invece, è letteralmente scomparso dalla scena politica: si è dimesso dall’Europarlamento, dall’Öaab della Bassa Austria (il sindacato vicino al suo partito) e persino dall’Övp, di cui era un esponente molto in vista.

Del resto, non avrebbe avuto altra scelta. Già alle 9.40 di domenica, dopo aver letto sul web l’articolo del “Sunday Times”, il segretario nazionale dell’Övp, Joseph Pröll, dal letto della clinica di Innsbruck, dove si trova ricoverato per un’embolia polmonare, ne aveva ordinato l’espulsione. “Ernst Strasser – ha dichiarato Gerhard Karner, segretario dell’Övp della Bassa Austria – non è più membro del partito e di conseguenza non ha più diritti né doveri al suo interno”. In Austria si usa così, senza attendere sentenze di condanna passate in giudicato. Può bastare un articolo di giornale.

Nella foto, l’ex europarlamentare austriaco Ernst Strasser, del Partito popolare.

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