Sabato 18 Maggio 2024

19.08.28 Peter Assmann, Gran ballo storico Palazzo ducalePrima gli italiani. Lo slogan, preso in prestito da Trump (“America first”), Viktor Orban e compagnia sovranista, non vale solo per i profughi che chiedono asilo in Italia, ma anche per i direttori dei musei, alcuni dei quali, dopo la riforma di quattro anni fa, erano stati reclutati all’estero. In altre parole, erano anch’essi stranieri e avevano “portato via il lavoro” a direttori italiani in alcune delle più importanti istituzioni museali italiane.

Ma ci ha pensato il ministro per la Cultura, Alberto Bonisoli, ancora provvisoriamente in carica, ha rimettere le cose al loro posto. Ha ingranato la retromarcia, decidendo di non rinnovare più l’incarico agli stranieri. Prima gli italiani, dunque, anche su questo fronte, senza badare se questa iniezione di know how internazionale sia stata utile per migliorare l’offerta culturale e turistica dei nostri musei.

Poco importa, per esempio, che la Galleria dell’Accademia di Firenze, con la direzione di Cecilie Hollberg, sia risultata la più visitata e abbia registrato i maggiori incassi in rapporto al suo personale. O che il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, abbia riaperto nove sale che prima di lui erano chiuse, abbia ridimensionato il disagio delle code, soprattutto d’estate, e che lui – tedesco – abbia sollevato con vigore la questione della restituzione dalla Germania di un dipinto rubato dai nazisti nel 1943, durante la guerra.

Schmidt, come è noto, se ne andrà in ottobre, per assumere la direzione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, uno dei più importanti al mondo. Sarebbe rimasto volentieri a Firenze, città che ama, ma l’incertezza sul rinnovo dell’incarico lo aveva convinto, lo scorso anno, ad accettare la proposta dall’Austria. Scelta prudente. Cecilie Hollberg, che invece contava di restare alla guida dell’Accademia, ha saputo soltanto da pochi giorni e senza spiegazione alcuna che non le sarà rinnovato l’incarico. Nemmeno il preavviso che si dà per la disdetta del contratto d’affitto di un appartamento.

Come loro due se ne andrà anche Peter Assmann, direttore del Palazzo ducale di Mantova, per assumere in novembre la direzione dei musei regionali del Tirolo, istituzione che comprende cinque sedi museali, tra cui il prestigioso Ferdinandeum e la “Hofkirche”, la celebre “cappella di corte”, dove è custodito l’imponente cenotafio dell’imperatore Massimiliano I.

Prima di lasciare l’Italia Assmann ha rilasciato una lunga intervista alla “Kleine Zeitung”, in cui esprime amarezza per la linea scelta dal governo giallo-verde e in particolare dal ministro (ancora non per molto) Bonisoli. “È triste vedere – ha dichiarato – come passo dopo passo tutte le conquiste di questi quattro anni siano state smantellate e che grandi musei dello Stato siano stati limitati nella loro autonomia. E tutto questo è stato deciso da un ministro per la Cultura di un governo in fase di scioglimento, senza alcuna consultazione con le persone che ne sanno. Noi, direttori stranieri di musei, semplicemente non siamo più desiderati. È ciò che propone ora la politica con lo slogan ‘prima gli italiani’”.

Alla domanda sui cambiamenti introdotti nella politica culturale dal governo 5 Stelle-Lega, Assmann ha risposto: “È stato tutto centralizzato. I consigli di amministrazione dei musei sono stati aboliti. È cresciuta a dismisura la burocrazia e noi ora produciamo soltanto inutili scartoffie. Per far questo non serve uno storico dell’arte, basta un esperto burocrate”.

La politica del “prima gli italiani” anche nel campo museale non sembra condivisa a livello locale, nemmeno da amministratori di area Lega. “C’è una frattura tra il governo e la casta burocratica romana – ha osservato Assmann – e la periferia. Tutti i 64 sindaci della provincia di Mantova hanno sottoscritto una lettera, nella quale chiedono al ministro Alberto Bonisoli di farmi restare alla direzione del Palazzo Ducale. Lo ha firmato lo stesso sindaco di Mantova, con cui non ho avuto sempre facili rapporti”.

Assmann non confida che cambi qualcosa, con il governo che verrà, se verrà, per la presenza dei 5 Stelle che, a suo avviso, “hanno distrutto la cultura, servendosene soltanto come mucca da mungere”. “Noi, direttori – ha dichiarato – ci troviamo disorientati davanti al caos che si manifesta gradualmente. Nell’ultimo anno non si è visto nulla di positivo”.

Nessun ripensamento, dunque, sulla decisione di accettare l’offerta di Innsbruck, dove prenderà servizio il 1. novembre. Ma lo accompagnerà la nostalgia dell’Italia. I primi progetti per i musei del Tirolo coinvolgono direttamente o indirettamente il nostro Paese. “Sto pensando a una grande esposizione dedicata ai viaggi in Italia di Goethe, con preziosi prestiti da Weimar e quadri del Ferdinandeum. Il titolo provvisorio è ‘Viaggi di Goethe in Italia. La scoperta di un Paese che ancora non esisteva’ (il riferimento è all’Italia del tempo di Goethe, non ancora unificata in una realtà statuale, nda)”.

Un’altra iniziativa legata all’Italia sarà una mostra allestita con i presepi di Genova. “Questa città – ha spiegato Assmann – ha una cultura dei presepi che non è meno interessante di quella di Napoli, solo è meno conosciuta”. Una scelta non casuale, considerando che il Museo etnografico di Innsbruck possiede una delle più ricche collezioni di presepi dell’Austria.

 

NELLA FOTO, Peter Assmann nei saloni del Palazzo ducale di Mantova, in occasione del Gran ballo storico che si tenne nell’agosto di due anni fa, ispirato alla cultura romantica dell’Ottocento.

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