Sabato 18 Maggio 2024

19.08.27 BoghouzIl Ministero degli Esteri austriaco ha disposto il rimpatrio di due bambini, figli di una ragazza viennese morta in Siria combattendo per il Califfato. Nel gergo giornalistico austriaco vengono chiamati “Is-Kinder”, “figli dell’Isis”, ma in realtà con l’Isis non c’entrano nulla. Alla loro età – uno ha tre anni, l’altro un anno e mezzo – non possono ancora sapere che cosa sia l’Isis. Sono soltanto creature disgraziate, figlie di una sventurata ragazza che un giorno aveva deciso di aderire a una folle organizzazione di fanatici.

Della madre conosciamo soltanto il nome: Sabine S. Nell’aprile del 2014, all’età di 15 anni, era scomparsa da Vienna. In seguito si era appreso che aveva lasciato il Paese, con l’amica Samra K., di un anno più grande, per raggiungere le truppe del califfato e combattere. Insieme avevano preso un aereo per Ankara e da lì avevano raggiunto Adana, nel sud della Turchia. Poi delle due si erano perse le tracce.

In maggio l’avv. Clemens Lintschinger, che assiste i genitori della ragazza, di origine bosniaca, aveva fatto sapere che Sabina era probabilmente rimasta uccisa nella battaglia in difesa di Baghouz, ultima roccaforte dell’Isis.

Negli anni di permanenza nelle milizie del Califfato la ragazza viennese aveva messo al mondo due bambini. I nonni a Vienna erano venuti a conoscenza della loro esistenza tramite il politologo austriaco Thomas Schmidinger, che da anni si occupa di Medio Oriente e in particolare del Kurdistan e dello jihadismo. I piccoli si trovano attualmente in un campo di prigionieri curdo ad Al-Hol, nella provincia di Al-Hasaka, nel nord della Siria. Del padre non si sa nulla, forse morto anche lui.

Peter Guschelbauer, portavoce del Ministero degli Esteri, ha confermato che sono in corso i preparativi per riportare in Austria i due bambini, identificati attraverso l’esame del dna. Si è reso necessario prima un decreto del Tribunale, che ha disposto l’affidamento dei due minori ai nonni materni. Sulle modalità del rimpatrio Guschelbauer non ha voluto fornire indicazioni. “In questa regione nel nord della Siria – ha spiegato – esistono tuttora enormi rischi per la sicurezza, per cui, nell’interesse dei bambini e delle altre persone che si occuperanno del loro viaggio, è opportuno non fornire dettagli sull’operazione”.

 

NELLA FOTO, uno scorcio di Baghouz, ultima roccaforte delle milizie dell’Isis, dove probabilmente è rimasta uccisa la ragazza viennese.

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