Venerdì 8 Novembre 2024

20.11.03 Rudolf Anschober con grafici epidemiaL’Austria alla fine ci ha ripensato. Seguirà l’esempio di Italia, Germania e Francia e non aprirà i suoi poli sciistici, almeno fino a Natale. Poi lo farà innestando la marcia più bassa: impianti di risalita aperti, ma hotel, ristoranti e bar chiusi. In pratica, potranno sciare soltanto quelli del posto, portando con sé un panino, perché lungo le piste non troveranno dove ristorarsi. E, se le strutture ricettive rimarranno chiuse, verranno a mancare gli ospiti stranieri, che in alcuni Länder come il Tirolo, il Vorarlberg e parte del Salisburghese rappresentano il 90% delle presenze.

Anche Pramollo, il polo carinziano più vicino all’Italia, dovrà rassegnarsi a queste condizioni. Non potrà accogliere i turisti che arrivavano soprattutto da Germania, Cechia e Slovacchia e non potrà contare nemmeno su quelli dall’Italia, perché il nostro Paese, come è noto, dovrebbe mettere in quarantena chi attraverserà il confine, anche per poche ore, e poi farà rientro.

Insomma, per via del Covid-19 la stagione turistica invernale non sarà come quella degli anni passati, nemmeno per l’Austria. E non solo quella. In quasi tutti gli altri settori della vita sociale rimarranno le limitazioni introdotte dal “lockdown duro” di due settimane fa, con qualche modesto ammorbidimento, che è stato annunciato ieri in una conferenza stampa dal cancelliere Sebastian Kurz e da alcuni altri ministri del suo governo.

Le maglie saranno allargate soltanto su due fronti: quello delle scuole e quello del commercio. Da lunedì gli alunni di elementari e medie e i bambini delle materne torneranno nelle loro aule (con obbligo di mascherina anche durante le lezioni dai 10 anni in su). Gli studenti delle superiori e delle università continueranno a seguire le lezioni da casa, con eccezione per i maturandi: saranno gli unici a rientrare nelle aule, per prepararsi meglio alla prova di fine anno.

Sempre da lunedì potranno riaprire i negozi, rispettando le consuete prescrizioni (mascherina, distanziamento, non più di un cliente per 10 metri quadrati). Dicembre è il mese dei grandi acquisti e il governo non ha voluto che i commercianti perdessero questa opportunità, favorendo Amazon e le grandi multinazionali delle vendite online.

Per tutti gli altri settori sono confermate le limitazioni già previste dal precedente decreto, con qualche piccolo aggiustamento. Per esempio, riapriranno musei e biblioteche, ma per teatri, cinema ed altre istituzioni culturali se ne riparlerà dopo il 7 gennaio, tenendo conto dell’evoluzione dell’epidemia. I dati forniti ieri sono incoraggianti: i nuovi contagi sono scesi a 3.500, mentre all’inizio del lockdown erano oltre 6.000, e l’indice di riproduzione si mantiene allo 0,87. Il numero dei decessi invece resta preoccupante: ieri altri 121.

Una delle novità della conferenza stampa di ieri ci riguarda direttamente: da lunedì 7 dicembre al 10 gennaio chi rientrerà in Austria da Paesi a rischio dovrà sottoporsi a una quarantena di 10 giorni, con possibilità solo dopo il quinto giorno di fare un test e, se negativo, di accorciare la quarantena. L’Austria ha definito “a rischio” tutti i Paesi dove il numero di contagi per 100.000 abitanti nei precedenti 14 giorni è superiore a 100. L’Italia rientra quindi tra i Paesi a rischio. C’è da presumere, tuttavia, che i controlli di polizia saranno disposti soltanto ai valichi con la Slovenia, perché ciò che l’Austria teme soprattutto è il rientro dalle vacanze di Natale di immigrati dalla Serbia e da altri Paesi balcanici, che potrebbero portare con sé il virus.

 

NELLA FOTO, l’intervento del ministro della Salute, Rudolf Anschober, alla conferenza stampa di ieri, quando ha illustrato con grafici alla mano l’esplosione dell’epidemia in novembre, di gran lunga più grave che in marzo.

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