Sabato 18 Maggio 2024

x 09.11.11 07 Klagenfurt, sede centrale di Hypo Group Alpe AdriaVi ricordate cosa accadde alla fine del 2009, quando lo Stato austriaco accorse a salvare Hypo Group Alpe Adria dal fallimento certo? Già allora qualcuno ipotizzò di lasciare la banca al suo destino – cioè alla bancarotta – senza impegnare i soldi pubblici, cioè dei contribuenti austriaci, nei soccorsi. Fu un’ipotesi subito accantonata, per varie ragioni. Non soltanto perché la holding carinziana godeva di una garanzia, si fa per dire, del Land Carinzia di oltre 20 miliardi di euro e, se non fosse intervenuto lo Stato, avrebbe dovuto farlo il Land che, essendo anche lui indebitato fin sopra il collo, non avrebbe avuto i mezzi per farlo e sarebbe fallito a sua volta. Di conseguenza, lo Stato avrebbe avuto il compito ancor più complicato di soccorrere uno dei suoi Länder, cosa finora mai avvenuta nella storia austriaca.

 

Ma, al di là di questa ragione evidente, allora si disse che il salvataggio pubblico era ineludibile, trattandosi di una “banca di sistema”. I danni collaterali sarebbero stati enormi. Sia i danni diretti, nei rapporti con la clientela e con i dipendenti, sia quelli indiretti: se una banca come Hypo Group, ramificata in una dozzina di Paesi, dalla Germania meridionale all’Italia, ai Balcani, fosse stata lasciata fallire, chi si sarebbe fidato più della piazza finanziaria austriaca? Dunque, via libera al salvataggio pubblico, a costo di spendere, come abbiamo scritto altre volte in questo blog, oltre due miliardi nella ricapitalizzazione e un miliardo in forma di obbligazioni garantite.

 

A distanza di tre anni da quell’intervento c’è oggi chi ripropone di nuovo la liquidazione di Hypo Group. Non è uno qualsiasi, ma Franz Hahn, l’esperto di banche del Wirtschaftsforschungsinstitut (Wifo), massimo organo di ricerche economiche in Austria, dalle cui labbra si pende per sapere come andranno il Pil, la produzione, la disoccupazione e quel che segue. Intervistato alla radio, Hahn ha dichiarato papale papale che i tempi della ripresa saranno lunghi e che per la sopravvivenza del gruppo bancario carinziano saranno necessarie altre risorse, perché il suo modello operativo non avrebbe raggiunto un livello di efficienza. Tanto vale allora chiuderlo e farla finita.

 

La replica della banca è stata immediata. Le parole di Hahn sono state fortemente criticate, in quanto non corrisponderebbero alla realtà della situazione. Da uno “scienziato” della finanza, inoltre – è stato detto – ci si attenderebbe un atteggiamento più prudente in una materia sensibile come quella bancaria. Insomma, la sua potrebbe essere una delle classiche profezie che si autoavverano, ancorché infondate.

 

Questa volta in difesa di Hypo Group è scesa (o salita) in campo anche l’Associazione industriali della Carinzia. In una nota diffusa ieri pomeriggio, il presidente Christoph Kulterer (l’omonimia con l’ex amministratore delegato di Hypo Group è puramente casuale) ha deplorato “l’inammissibile diagnosi a distanza” fatta da Hahn, senza un’adeguata informazione sullo stato di salute del gruppo bancario. Negli scorsi tre anni – ha affermato Kulterer – nonostante le difficoltà della crisi, Hypo Group è riuscito a bilanciare i suoi conti e a ridurre a un terzo le garanzie del Land. Al contrario di quanto sostenuto dall’”esperto” del Wifo, la banca ha sviluppato un efficiente modello operativo, i cui risultati soprattutto in Carinzia sono altamente positivi, con un utile di 7,9 milioni di euro, il raddoppio delle operazioni salite a 122,8 milioni, i depositi quintuplicati. Di fronte a dati di questo genere, secondo il presidente degli industriali, sarebbe stato meglio se Hahn si fosse informato, “prima di giungere a conclusioni sbrigative, che potrebbero aver inutilmente preoccupato la clientela”.

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